BAGNO A RIPOLI – Sono molte, anzi moltissime le perplessità del Collegio docenti dell'Isis Gobetti-Volta di Bagno a Ripoli relative alle modifiche predisposte per l'Esame di Stato di scuola media superiore. Perplessità che vengono elencate in un lungo e accurato documento.
Lo fanno chiedendo un confronto pubblico e sottolienando che "data l'urgenza, si affronteranno questioni di metodo più che di sostanza, entrando di conseguenza solo marginalmente nello specifico delle singole prove e riservando questo aspetto a tempi successivi".
Primo punto: "Le modifiche e le riforme all’interno del mondo scolastico sono state attuate per l’ennesima volta senza alcuna consultazione e coinvolgimento di chi opera nella scuola quotidianamente e attivamente: docenti e studenti".
"Nonostante l’assoluta mancanza di una diffusa e necessaria consultazione di base – si prosegue – i docenti sono chiamati ad operare in merito a novità per le quali non hanno ricevuto né informazione, né preparazione adeguata. Si ricorda che il D.M. 769 è uscito in data 26 novembre 2018 e che in un'intervista su La Repubblica il ministro ha affermato: "Ci saranno poi momenti di formazione per gli insegnanti e le commissioni", ma a tutt'oggi non siamo in possesso di indicazioni chiare ed esaustive che consentano di sostenere adeguatamente la preparazione degli studenti, il cui esame è solo tra quattro mesi".
"Sussistono pertanto rilevanti e diffuse condizioni di disagio e senso di incertezza – rilanciano – dal momento che sia l’assenza di elementi definiti, sia i tempi inadeguati di comunicazione alimentano un forte disorientamento negli studenti e nelle studentesse, che in questa fase non possono nemmeno ricevere un efficace supporto da parte dei propri docenti, visto che mancano comunque le condizioni essenziali per fornirlo".
"A differenza di quanto emerge dalle parole del ministro – prosegue il Collegio docenti dell'istituto superiore ripolese – con gli studenti non sarebbe servito muoversi neanche con un anno di anticipo. I ragazzi di quarta sono presi dal loro anno scolastico, avrebbero pensato alla Maturità soltanto in quinta. L’orizzonte di un diciottenne è la stagione, chi opera coscientemente nella scuola, guidato da fermi obiettivi di una solida formazione prima di tutto, indipendentemente dalle discipline insegnate, conforma il proprio lavoro su una lunga e mirata pianificazione, opportunamente elaborata anche in vista della specificità della forma del traguardo finale. Chi insegna sa bene quanto quel momento debba essere preparato in modo graduale e progressivo ed è impegnato a contrastare col proprio operato quotidiano ogni forma di improvvisazione e superficialità. Chi vive ogni giorno accanto ai ragazzi/e, del resto, può facilmente constatare come gli studenti/sse percepiscano il momento dell'esame con marcato senso di responsabilità, richiedendo necessariamente tempi e modi adeguati di preparazione. Tutto ciò se all'esame si vuol continuare a dare un senso".
"L’inadeguatezza di tempi pertanto – riprendono – inficia gravemente la sostanza della didattica: per un intero ciclo d’istruzione gli studenti/sse hanno lavorato sulla base di determinate proposte didattiche, che oggi vengono drasticamente modificate e proprio nel momento finale del ciclo. Riservando, come premesso, ad occasione successiva la disamina sulle prove scritte, è comunque inevitabile rilevare che per gli indirizzi tecnici non è stato ancora fornito alcun esempio di seconda prova, come accaduto per i licei classico e scientifico. Ciò rende ancora più difficile organizzare la preparazione degli studenti/sse per i quali, come per tutti, la seconda prova è quella specifica d’indirizzo".
"Ci preme inoltre sottolineare – dicono ancora – la profonda difformità della prova orale rispetto alle modalità seguite nel corso del quinquennio nella prassi quotidiana e alla formulazione del precedente esame di Stato. La suddetta prova, inoltre, manca di chiari riferimenti normativi e la promessa esemplificazione del contenuto delle “tre buste” non ci è ancora stata fornita. Nonostante sia sentita e condivisa l'esigenza di maggiore equità nella conduzione del colloquio, l'inevitabile casualità delle “tre buste” impedisce la valorizzazione delle abilità, delle conoscenze e delle competenze individuali".
"Non solo – aggiungono – mancando la preparazione adeguata che garantisca, nel consiglio di classe prima e poi nelle commissioni al momento dell’esame, le condizioni necessarie per gestirla, la prova orale così concepita rischia di riportare in primo piano lo spettro di quel nozionismo che i docenti da anni si sono impegnati a superare e suscita l’idea della banalizzazione degli strumenti intellettivi degli studenti/sse. Per tali ragioni il colloquio rischia di scadere nell’esibizione di capacità mnemoniche più o meno possedute, adatte a prestazioni di tipo ludico-agonistico, che in nulla si conformano al coronamento di un percorso di studi attestante il raggiungimento di adeguate competenze di maturità".
Insomma, secondo i docenti del Gobetti-Volta "la prova orale, così come pare debba essere strutturata, prevede da parte della commissione l'indicazione di un percorso che il candidato sarà chiamato a sviluppare nel tempo limitato di un'ora, ma ciò deve avere a monte un lavoro di preparazione lungo tutto il percorso di studi e deve essere impostato su un’accurata attività di programmazione collegiale dei singoli consigli di classe. Ancora una volta, risulta incongruente modificare la fase finale senza curare la conformità dell'impostazione e dello svolgimento delle precedenti".
"Siamo tutti concordi – rimarcano – nel sostenere l’importanza e il valore delle tematiche inerenti a cittadinanza e Costituzione ma, poiché in molti indirizzi essa non è materia disciplinare, ci chiediamo sia quali attività trasversali possano rientrare in quell’ambito sia con quali modalità essa possa essere opportunamente inserita nella nuova dinamica del colloquio. Anche in questo caso la mancanza di specifiche induce docenti e studenti a dibattersi in un limbo che crea solo insicurezza e disagio".
"Opinabile o meno il rilievo dato finora all’attività di alternanza scuola-lavoro – spiegano tirando in ballo un altro aspetto – ciò non toglie che gli studenti e le studentesse di classe quinta abbiano ormai svolto il monte ore richiesto in precedenza. Esso ha prodotto dispendio di energie per discenti e docenti, nonché di denaro, in molti casi, da parte delle famiglie. Senza nulla togliere al valore delle esperienze fatte, in ogni caso esse hanno tolto ore di studio a scuola e/o casa e, come sottolineato da più di uno studente, ciò può avere influito negativamente sulla valutazione acquisita nelle singole discipline, mentre adesso la riforma ha notevolmente abbassato la quota delle ore di alternanza scuola/lavoro da certificare e alzato il valore del credito scolastico".
In conclusione, il Collegio "ritiene necessario un ripensamento- adeguamento delle modifiche annunciate, che tenga conto della necessità di fornire strumenti, tempi e modi opportuni, oltre a dare agli operatori del settore la possibilità di discuterne".
di Redazione
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