PONTE A EMA (BAGNO A RIPOLI) – Un odore nauseabondo, acre come quello di una discarica è stato percepito nell’aria nella serata di venerdì 22 febbraio dai residenti di alcune zone di Ponte a Ema.
E non è la prima volta, dicono gli abitanti della zona che va dalla Chiesa di San Pietro a Ema, tra via Longo, via La Malfa e via Nenni, fino anche a via Campigliano, oltre che nella zona di via San Zanobi e delle case nuove.
La loro preoccupazione è stata resa pubblica e condivisa tramite facebook postando messaggi in merito, consultandosi su quale fosse la causa e la provenienza. In molti hanno risposto ponendosi le stesse domande.
La signora Giuliana Chiarugi che lì risiede ci ha raccontato “Da domenica scorsa tutte le sere, dopo le ore 19, si è sentito lo stesso sgradevole odore nell’aria senza ben capire da dove provenisse. Oltre che essere episodi fastidiosi, la preoccupazione naturalmente verte su cosa rischiamo di respirare”.
Anche la signora Lidia Ricciardi ci ha confermato che sono già un paio di settimane che viene avvertito “Ieri sera si è sentito sia tra le case di via San Zanobi che nell’area delle case nuove, così forte che mi ha ricordato l’odore del concime o quello di una medicina – ci dice – Però in un determinato arco di tempo, dopo cena in serata non si sentiva più”.
Simone Ravenni che abita nella zona davanti alla chiesa e frequenta il circolo Acli e il teatro ci ha raccontato: “Personalmente non mi sono mai accorto di questo odore ma io sono tutto il giorno fuori per lavoro. Non è questa però una novità, parlando con chi frequenta il circolo già qualche anno fa mi era capitato di ascoltare una signora che si lamentava di questo problema che si ripeteva in maniera casuale".
"Lei abitava proprio nella zona di via San Zanobi e diceva che, soprattutto durante la bella stagione, erano costretti a chiudere le finestre perché il cattivo odore era insopportabile – continua – Proprio domenica scorsa al termine delle prove per una nuova commedia c’è stato chi mi ha raccontato di averlo sentito molto forte all’arrivo in teatro e dopo, all’uscita, era quasi andato via del tutto. Adesso, grazie ai social, la possibilità di diffondere una notizia in tempi rapidi è notevolmente aumentata e questo potrebbe andare a beneficio della comunità e di chi può intervenire per arginare il problema. Se si tratta di un problema”.
di Silvia Rabatti
© RIPRODUZIONE RISERVATA