GRASSINA (BAGNO A RIPOLI) – Prendiamo la storia di due sopravvissuti reduci dai campi di lavoro militari in Austria durante la seconda guerra mondiale e prendiamo un ragazzo di terza media alle prese con la sua tesina da preparare per l’esame.
I primi due sono Marcello Vanchetti e Giovanni Fattori, entrambi classe millenovecentoventiquattro, arruolati negli anni quaranta nell’arma dei carabinieri con destinazione Roma ma che da dopo l’armistizio dell’8 settembre 1943 non si sono più visti. Il ragazzo è Matteo Fagotti, ben più giovane.
La casualità che ha condizionato questa storia ha dell’incredibile, come solo la vita a volte può esserlo.
Matteo sceglie di portare come approfondimento al suo esame di terza media che sosterrà nel giugno di questo 2017 all’Istituto Comprensivo "Antonino Caponnetto" di Bagno a Ripoli di cui è studente, un approfondimento sui partigiani e su quella che fu la resistenza in Italia alla fine della seconda guerra mondiale.
Da lì inizia settimane di ore di studio passate alla ricerca del materiale che anche il nostro territorio offriva; la famiglia con nonni compresi, segue il lavoro e l’impegno del ragazzo e come succede ne è partecipe negli argomenti e ne parla con amici.
Proprio alcuni loro amici, in merito a questo lavoro che Matteo sta seguendo, raccontano del nonno di una loro nuora che ha riportato in un libro le sue memorie in quanto reduce e che sarà presto presentato al pubblico a Pistoia, vicino a dove lui ancora vive.
La curiosità di Matteo lo spinge a chiedere di poter leggere anticipatamente il libro di Giovanni Fattori “Lettere di un montalese dal lager nazista” e tra le sue pagine scopre che un caro compagno di prigionia, carabiniere anch’esso, porta lo stesso cognome di un suo amico di scuola.
Il passo è breve, l’amico di scuola di Matteo e quell’uomo descritto nel libro che ha salvato la vita a Giovanni sono parenti, abita a Grassina ed è ancora vivo.
Vista l’età avanzata i due uomini vengono fatti incontrare privatamente all’inizio dell’estate, circondati dai parenti più stretti ed dopo tanta emozione i ricordi che ne escono sono racconti terribili di sofferenze che i due hanno passato durante la guerra.
Dall’essersi aiutati durante la prigionia e nel momento di confusione dopo l’armistizio, all’essersi scambiati le lettere destinate alle famiglie che avrebbero loro consegnato in caso di morte di uno dei due.
Dopo settantadue anni per una pura casualità si sono potuti riabbracciare, riconoscendosi. Un’amicizia profonda, nata nei giorni in cui la storia d’Italia veniva scritta. La storia non si può dimenticare, non si deve.
“La memoria deve essere in noi” (cit. Giovanni Fattori) e neanche gli amici si dimenticano. Domenica 3 settembre nella storica villa Smilea di Montale, Pistoia, è stato presentato finalmente il libro alla presenza di Matteo Grasso, direttore dell’Istituto storico della Resistenza e dell’età contemporanea di Pistoia, che ha materialmente raccolto le memorie e scritto il libro per conto di Giovanni Fattori che solo recentemente, in seguito ad una malattia, aveva deciso di raccontare anche alla propria famiglia.
Altre autorità erano presenti, dal sindaco al comandante della stazione dei carabinieri di Montale fino ad alcuni rappresentanti dell’Associazioni Nazionale Partigiani d’Italia e tantissima gente comune. In prima fila, seduti vicini, i due protagonisti.
Un unico rimpianto: non essersi potuti… incontrare prima.
di Silvia Rabatti
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