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venerdì 26 Aprile 2024
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    9.000 stuzzicadenti per un’Arca iniziata durante il lockdown: l’impresa di Massimiliano Rinaldi

    Nello scafo ha ricostruito Barberino Val d'Elsa: tutto è iniziato dalla perdita del babbo, Bruno ("L'ultimo familiare che avevo"). Poi è arrivata la pandemia...

    BARBERINO TAVARNELLE – Un’arca, costruita con 9.000 stuzzicadenti, che porta letteralmente Barberino Val d’Elsa fuori dalla crisi sanitaria. E che ha aiutato il suo autore a metabolizzare il dolore lancinante di una perdita.

    E’ l’ultimo progetto, appena terminato, di Massimiliano Rinaldi, 43enne barberinese, magazziniere con un’innata abilità manuale e una spiccata sensibilità.

    Incuriositi, gli chiediamo subito da che cosa sia nata l’idea: “Premetto – ci dice, sorridendo – che io faccio tutte cose strane. Per esempio non avevo mai fatto il dj. Ho comprato un impianto e ho iniziato a mettere i dischi”.

    “Oppure – prosegue – per un anno ho venduto quadri realizzati con i miei capelli. Ho disegnato facce con le siepi. Ho lavorato la terracotta. E suono il piano ma… non so le note”.

    Poi si fa più serio e capiamo che la motivazione all’origine del progetto non è imputabile soltanto alla sua personalità dinamica, poliedrica, in una parola artistica. Risponde ad un’esigenza più profonda.

    “Nel 2019 è morto mio padre – parla di Bruno Rinaldi, appassionato studioso della storia locale, in particolare di Semifonte, molto amato dai barberinesi e non solo – Era l’ultimo familiare che avevo”.

    Quella di Max – come lo chiamano tutti qui a Barberino Tavarnelle – è una storia di vita davvero difficile. Già da piccolo ha dovuto affrontare la malattia e poi la morte prematura della mamma.

    Ma, nonostante tutto, non ha mai perso il sorriso. Anzi: “Per assurdo più te ne succedono e più non hai alternativa di essere una persona positiva”.

    Le sue parole toccano dritte al cuore. E ci fanno sentire piccoli piccoli ripensando a quando ci siamo lamentati per delle sciocchezze.

    Ritorna a quel maledetto 2019: “Rimanere solo non è stato facile – ci confida – Ho iniziato un percorso dentro di me. Poi, all’inizio del 2020, è scoppiata la pandemia. L’isolamento che vivevo dentro l’ho visto proiettarsi anche all’esterno”.

    “Da una parte ero abituato a stare con me stesso, a scavarmi dentro – prosegue – Ma dall’altra è stata molto dura, perché sono un tipo socievole: sono abituato a stare tra la gente”.

    Massimiliano è stato per anni una delle colonne portanti del Circolino Semifonte a Barberino.

    “Nessuno mi obbliga a stare chiuso in casa. Sono qui per fare qualcosa – ha pensato – Così ho ripreso un sogno che avevo da bambino: costruire il mio paese con un qualche oggetto. E l’ho esaudito”.

    Un pezzo di tronco, 9.000 stuzzicadenti, un tagliaunghie, delle pinzette da sopracciglia e del Vinavil sono gli unici materiali che Max ha utilizzato per costruire un’arca con all’interno il centro storico di Barberino Val d’Elsa, fedelmente riprodotto in scala.

    Sono minuziosamente rappresentati i simboli del borgo: la Porta Fiorentina, il campanile della chiesa di San Bartolomeo, il grande abete lungo la Cassia che viene tutto illuminato nel periodo natalizio. E sono persino indicati i nomi delle vie.

    Quasi due anni e mezzo di lavoro e tanta pazienza, meticolosità e costanza: “All’inizio sembrava una follia – ricorda – Poi mi accorgevo che il progetto prendeva forma. E mi stupivo anch’io”.

    “Non posso stare fermo, perché ho imparato che ogni minuto è prezioso – aggiunge – Faccio tante cose, anche contemporaneamente, ma di solito non le porto in fondo. Invece stavolta ci sono riuscito, sebbene, una volta ripreso a lavorare, avessi decisamente meno tempo”.

    Sull’arca si legge il nome, “Resilienza”: “Andare avanti, nonostante tutto: è questo il senso – ci spiega – Nel mio immaginario “Resilienza” ci avrebbe guidato fuori da quella brutta situazione”.
    E, ora che l’emergenza sanitaria sembra (per fortuna) essere rientrata, la barca esce dal porto. E chi ha voglia di dire… come è matto, adesso la può vedere”, dice con quel suo fare modesto e autoironico che lo contraddistingue.

    “In tanti mi hanno chiesto di fare una mostra ma io non sono un tipo da palcoscenico – ammette – Così, insieme ad alcuni amici, abbiamo pensato di organizzarne una itinerante, in cui sarà esposta l’arca senza che io sia presente”.

    “Resilienza” farà tappa nei luoghi del cuore di Max, nelle attività commerciali di Barberino che frequenta abitualmente.

    E i clienti che, come lui, andranno a prendere un caffè, a mangiare una pizza o a comprare dei vestiti potranno anche vedere la sua piccola grande opera d’arte.

    Il primo “porto” in cui l’arca attraccherà sarà quello di Picò Restaurant (23-29 gennaio), mentre il primo febbraio si dirigerà alla volta del Bar La Pineta (dove rimarrà fino al 5).

    Tra il 6 e il 12 febbraio navigherà nel negozio Morandi abbigliamento. Infine il 13 salperà per il Bar sport 21 e qui ormeggerà fino al 19.

    Un gesto simbolico. Un modo per ricambiare l’affetto che il paese, a cui Massimiliano è profondamente legato, gli ha sempre dimostrato, soprattutto quando ha dovuto superare gli ostacoli che il destino gli ha messo davanti. 

    @RIPRODUZIONE RISERVATA

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