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mercoledì 24 Aprile 2024
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    Caso Deta, il Comitato porta al Tar la Regione Toscana e il Comune di Barberino Tavarnelle

    Tirata in gioco anche l'inchiesta sui fanghi delle concerie di Santa Croce sull'Arno: "La terra dei fuochi il cielo dei fumi"

    BARBERINO TAVARNELLE – E si finisce al Tar. La questione dell’ampliamento della Distilleria Deta viene portata all’attenzione del tribunale amministrativo regionale da parte del Comitato per la tutela e la difesa della Val d’Elsa.

    “La terra dei fuochi il cielo dei fumi! – esordiscono dal Comitato, tirando in ballo anche l’inchiesta sulle concerie di Santa Croce sull’Arno – La regione Toscana è in pericolo e il Comitato tutela e difesa della Vald’Elsa, non ci sta e, alla luce dei fatti occorsi dello smaltimento dei rifiuti tossici lungo la statale 429, affronta con determinazione la questione dei fumi prodotti dalla distilleria Deta, la costruzione della ciminiera di 60 metri e porta in giudizio Regione e Comune”.

    “Tutto il consiglio del Comitato – informano – ha infatti deciso unanimamente di sottoporre la vicenda delle autorizzazioni al Tribunale Amministrativo della Regione Toscana. Per l’annullamento del decreto del responsabile del Settore autorizzazioni ambientali della Direzione Ambiente ed energia della Regione Toscana n. 2582 del 19 febbraio 2021, avente ad oggetto l’aggiornamento dell’autorizzazione unica ambientale e l’annulamento del permesso di costruire n. 2021/012 del 23/03/2021 rilasciato dal Comune di Barberino Tavarnelle alla soc. Deta s.r.l. per lavori di “manutenzione straordinaria impianto di trattamento fumi e odori (emissioni E1). Se non fosse chiaro i lavori di manutenzione straordinaria si riferiscono alla costruzione di una ciminiera di 60 metri prospicente alla torre dell’orologio di San Gimignano alta solo 52 metri!”.

    “Sono state tante le iniziative promosse dal Comitato per accendere i riflettori sulla richiesta di ampliamento dell’attivitĂ  della distilleria – ricordano – Abbiamo sollecitato l’attenzione delle istituzioni ma senza risultati. Abbiamo coinvolto tutta la compagine politica a livello locale, regionale e parlamentare e informato dei fatti, via mail, anche il segretario del Pd Enrico Letta e l’onorevole Chiara Braga responsabile dell’ambiente per il Pd nazionale, attendiamo risposte”.

    “I dolorosi fatti del comprensorio toscano del cuio ci stanno preccupando – rimarcano – anche perchĂ© le istituzioni coinvolte nell’inchiesta sono del settore ambiente; settore che controlla l’operato dell’Arpat, che rilascia le autorizzazioni ambientali. La Distilleria Deta da quando è di proprietĂ  della Mazzari SpA ha avuto autorizzati ampliamenti dell’attivitĂ . La produzione è passata tra il 2017 e il 2019 – a paritĂ  di dotazioni tecnologiche, fatto salvo il potenziamento del depuratore – da 15/20.000 tonnellate di vinacce lavorate dalla precedente proprietĂ  a 40/44.000 tonnellate, cioè un aumento di 2,5/3 volte”.

    “Inoltre – sottolinea ancora il Comitato – con l’AUA (autorizzazione unica ambientale9 n.2585 del 19/2/ 2021 si è consentito alla Deta di passare da 35.000 a 75.000 Nmc/h di emissioni del camino principale E1. In maniera semplice si consente di raddoppiare il volume delle vinacce lavorate, da circa 40/44.000 a circa 85/95.000 tonnellate. Inoltre però si concede ancora di passare da 150 a 300 giornate lavorative all’anno, quindi un potenziale ulteriore raddoppio della produzione da 85/95.000 a 170/190.000 tonnellate di vinacce”.

    “Da dove verranno queste vinacce? – domandano – Noi ce lo siamo chiesti abbiamo fatto delle ipotesi, frutto della consultazione della composizione societaria del gruppo acquirente e abbiamo appreso che: la Distilleria Deta, acquisita nel 2017 dalla Distilleria Mazzari di Sant’Agata sul Santerno che ne deteniene il 100%. La distilleria Mazzari, a sua volta, ha un assetto societario così ripartito: 49% della FIN.MA (holding famiglia Mazzari); 51% è posseduto da Cooperativa Lavorazione Sociale Vinacce di Modena s.c.a. (stesso indirizzo Mazzari a Sant’Agata sul Santerno) un Consorzio rappresentante 62 Cantine Cooperative che producono complessivamente oltre nove milioni di hl di vino (circa il 20% dell’intera produzione nazionale)”.

    “Da una così importante produzione di vino – aggiungono – deriva conseguentemente un altrettanto importante produzione di vinaccia, stimiamo circa 90/100.000 t/a, il cui trasporto genererĂ  un esponenziale aumento di traffico veicolare pesante nella zona. Pertanto l’aumentata produttivitĂ  della distilleria, con materia prima non piĂą locale, comporterĂ  altri problemi. In Italia, e in particolar modo nella Val D’Elsa, il trasporto avviene esclusivamente per autotrazione”.

    “I veicoli commerciali su strada – riprendono – che sono essenzialmente di tipo diesel, sono noti per le loro emissioni nocive di polveri sottili e ossidi di azoto. Fumi e polveri che si sommeranno a quelli prodotti dalla distilleria dei quali non conosciamo l’esatta composizione. In varie circostanze i cittadini hanno richiesto l’intervento delle istituzioni per i sentori odorigeni e la preoccupazione di cosa contenessero i fumi. Le analisi fatte sono state limitate a quelle previste per legge, non sono state analizzate altre polveri fini”.

    “Infatti – prosegue ancora il Comitato – un aspetto non considerato dai tecnici in sede di conferenza dei servizi è quello di aver tenuto presente i soli inquinanti dichiarati dall’impresa senza valutare altri inquinanti che potrebbero essere emessi dall’impianto. Pertanto al comitato non risulta sia stata fatta un’indagine complessiva sulla reale composizione di questi fumi e siamo preoccupati per la salute. Del resto nella zona della Zambra e Vico d’Elsa l’aumento dei fumi è stato consistente, ormai giorno e notte e sarĂ  per 300 giorni l’anno”.

    Si ricorda che “sono spaventosamente aumentate le sostanze odorigene. Il classico odore di vinaccia bruciata, da un paio di anni, è molto piĂą maleodorante, forte, continuativo, un afrore nauseabondo. Inoltre spesso si avvertono altri tipi di maleodoranze riconducibili al sentore di pozzi neri e non sappiamo da cosa dipende. La notte il fetore è insopportabile e gli abitanti della zona accusano bruciore agli occhi e gola secca. Qualche abitante, su consiglio del medico curante, pensa di rivolgersi al laboratorio tossicologico di Careggi per vedere di accertare da cosa dipendono questi disturbi”.

    “La concessione della nuova autorizzazione alla distilleria Deta – denunciano – rischia di creare uno scontro fra settori economici che prima contribuivano alla produzione del reddito pro capite degli abitanti dei comuni che si affacciano sulla valle. Le aziende turistico ricettive ed agricole limitrofe infatti saranno sicuramente quelle che si dovranno confrontare per prime con tale cambiamento e le ripercussioni derivanti. La Toscana e il Chianti sono zone ambite; Tony Blair sceglierebbe ancora la Vald’Elsa per le sue vacanze? Ripercussioni ci saranno nel settore vitivinicolo e sull’ indotto turistico, giĂ  fortemente provate dalle limitazioni dell’afflusso turistico per il Covid”.

    “Da non sottovalutare – concludono – l’ipotetico, per il momento, deprezzamento del capitale immobiliare della zona di cui giĂ  si stanno evidenziando i primi fenomeni con annullamento di trattative di vendite immobiliari, giĂ  ben avviate, che sono state sospese in attesa di sviluppi. Il Comitato non desisterĂ  dal porre in atto tutte le iniziative tese a tutelare l’ambiente e il territorio; non accetterĂ  – parafrasando Franco Lissandrin, pubblicitario fuori dagli schemi – l’aforisma: il fumo… bello da morire”.

    @RIPRODUZIONE RISERVATA

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