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giovedì 30 Novembre 2023
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    Da Barberino Tavarnelle a Longarone: anche noi abbiamo toccato con mano l’emozione di due comunità unite

    Il Gazzettino del Chianti insieme agli ex scolari del Morrocco che andarono sui luoghi della tragedia del Vajont. Per una due giorni commovemte

    BARBERINO TAVARNELLE – C’è un filo invisibile che unisce il Comune di Barberino Tavarnelle (e in particolare la frazione del Morrocco) e il Vajont: Longarone, Erto e Casso.

    Barberino Tavarnelle con le sue colline costellate da vigneti, oliveti, cipressi; Longarone con le sue frazioni.

    E un paesaggio che ci fa continuamente portare lo sguardo in alto, a osservare la bellezza dei suoi monti infiniti, tappezzati di verde, di roccia, di nuvole bianche che ora ricoprono le vette. Per poi dissolversi velocemente.

    Un filo che iniziò la sua tessitura sessant’anni fa, grazie al coraggio di una maestra, Anna Cetica, e della direttrice scolastica Lea Verdi: in particolare, dopo il disastro del 9 ottobre 1963. La frana del monte Toc, l’onda che sorpassò la diga del Vajont per travolgere Erto e Casso, sulle pendici, e spazzare via Longarone, a valle.

    Erano le 22.39: 270 milioni di metri cubi di roccia si staccarono dal monte, dopo aver mandato per mesi avvertimenti sistematicamente inascoltati, precipitando a una velocità di oltre novanta chilometri l’ora nel lago sottostante, formato dalla diga, che conteneva circa 150 milioni di metri cubi di acqua. Provocando un’onda gigantesca che si divise in due.

    Il grosso di quell’onda s’incanalò nella gola, nella valle del Piave, fino ad azzerare Longarone, seminando distruzione e morte: 1.910 le vittime ufficiali, forse furono anche qualche centinaio in più.

    Tutto si consumò in quattro minuti, l’evento liberò un’energia pari a quella di due bombe atomiche.

    Appresa questa tremenda notizia, la maestra Cetica decise di portare gli alunni di terza e quarta della scuola del Morrocco, allora Comune di Tavarnelle, proprio lì. Dove questi bambini incontrarono i loro coetanei.

    Portarono la loro vitalità in quell’immensa pianura di fango secco, con i pochissimi segni rimasti di un luogo dove prima c’era la vita.

    Una classe di bambini di Longarone (di venti si salvarono solo in cinque) incontrò quelli di Tavarnelle. Un’esperienza rimasta nei cuori di ognuno di loro.

    Tornati a casa rimasero in contatto: non c’era ancora internet, pochi i telefoni, così iniziarono a scambiarsi delle lettere fra il Morrocco e Longarone. Tanto che due anni dopo furono gli studenti di Longarone a fare visita a quelli di Tavarnelle.

    Poi, per molti anni, questi contatti si erano persi: per ricominciare nel 2005, fino ai giorni nostri. Ed ecco che in vista del sessantesimo anniversario della tragedia, sabato 23 settembre, da Barberino Tavarnelle sono partiti due pullman.

    Con gli amici storici dell’epoca accompagnati dalle loro famiglie, gli studenti delle medie (classe 2° D con la loro professoressa), il sindaco di Barberino Tavarnelle David Baroncelli, il consigliere regionale della Toscana Massimiliano Pescini. C’eravamo anche noi del Gazzettino del Chianti.

    Due giorni intensi, nei quali abbiamo toccato con mano quanto amore ancora esista tra gli ex alunni: a partire dagli abbracci all’arrivo dei pullman a Fortogna, davanti al cimitero monumentale delle Vittime del Vajont.

    Abbracci forti, con frasi sussurrate fra qualche lacrima. Tra quelli che allora erano scolari e che oggi hanno i capelli bianchi e qualche acciacco. Felici di rincontrarsi.

    Sempre nel pomeriggio di sabato 23 settembre, in piazza Iacopo Tasso a Longarone, accanto alla chiesa di Santa Maria Immacolata dedicata alle vittime del Vajont, con gli studenti di Longarone, le istituzioni (fra cui il sindaco di Longarone, Roberto Padrin), il Comitato Sopravvissuti del Vajont, autorità civili e militari e associazioni del posto, si è tenuta una cerimonia.

    Preceduta dal suono (registrato) della campana della vecchia chiesa di Longarone, rinvenuta dopo la tragedia lungo il Piave, a cento chilometri di distanza; un suono che sarà proposto in circa mille teatri d’Italia la sera del 9 ottobre.

    Nell’aiuola della rinascita è andato ad aggiungersi, oltre agli altri presenti, un nuovo simbolo. Una stele in pietra ideata da Silvio Feltrin, nella quale è scolpita l’unione delle due comunità: un cipresso per Barberino Tavarnelle e un abete per Longarone. Tenuti insieme da una catena, come in un abbraccio: e, sullo sfondo, le montagne.

    “Questo è un momento di gioia – è stato detto nell’occasione – che rafforza ancora di più la nostra amicizia. E ci piace pensare di doverla condividere anche con le persone che non ci sono più: con Anna Cetica e Lea Verdi, con l’amico Dino, con Marina Baretta, Roberta e Franco“.

    Subito dopo don Rinaldo Ottone ha benedetto il cippo, per poi passare la parola a Giuliana, l’anima dell’organizzazione e del gruppo di ex scolari: “In tutti questi anni sono state tante le cose che abbiamo fatto insieme, ma questo cippo è davvero un capolavoro”. Poi, presa dalla commozione, non è più riuscita a parlare.

    Nella sala del Centro Culturale della Pro Loco è stata inaugurata la mostra di pittura “Le scuole s’incontrano e si raccontano”: disegni realizzati dagli studenti di Barberino Tavarnelle e Longarone, seguita dall’incontro con il professor Gioachino Bratti, che fu il primo ad allacciare i rapporti con Anna Cetica, i sindaci Baroncelli e Padrin.

    Domenica 24 settembre altro appuntamento speciale: la “Pedonata” sui percorsi della memoria. Anche molti chiantigiani tra i seimila partecipanti, su percorsi suddivisi in 9, 16 e 24 Km. Alla partenza anche il vescovo di Belluno-Feltre, Roberto Marangoni.

    Per chi invece non ha partecipato alla “Pedonata”, c’è stata la bellissima esperienza di visita al Museo degli Zattieri, nella frazione di Codissago.

    Ultimo momento emozionate, la partenza per il rientro nel Chianti. Ma stavolta quel filo invisibile che univa le due comunità è ancora più solido: si è infatti trasformato in una catena scolpita nel cippo che unisce un cipresso e un abete, simboli di Longarone e Barberino Tavarnelle. 

    ©RIPRODUZIONE RISERVATA

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