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lunedì 2 Dicembre 2024
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    Tavarnelle, era volontario della Misericordia dal 1966: a 89 anni si è spento “Sansino”

    La comunità ha detto addio a Franco Sansini. Ne tratteggiamo la figura grazie ai ricordi di familiari e amici: "Ci lasci l'insegnamento della dignità"

    BARBERINO TAVARNELLE – Sabato 25 maggio è scomparsa a 89 anni una colonna portante della Misericordia di Barberino Tavarnelle: Franco Sansini, per tutti “Sansino”.

    Volontario dal 1966, ha sempre dedicato il suo tempo libero alla Confraternita, la sua seconda casa. E’ stato autista delle ambulanze e “nottante”. E dal 1975 al 2000 ha fatto parte del Magistrato con l’incarico di responsabile dei servizi: controllava quotidianamente i fogli di viaggio.

    Ha dimostrato la sua generosità anche nelle iniziative di solidarietà organizzate dalla Misericordia: nel 1976 era fra i volontari che andarono in Friuli a portare aiuto ai terremotati.

    Negli ultimi anni, quando ormai non svolgeva più servizio attivo, decise di onorare l’associazione dedicandole un libro in cui ne ripercorreva gli eventi anno per anno dal 1945.

    Un’altra grande passione di Franco era proprio la scrittura: per lui era molto importante lasciare memoria storica alle nuove generazioni.

    Nato a Tignano nel 1934, era a tal punto legato al suo paese d’origine che nel 2013 scrisse un altro libro: “Memorie, storie e curiosità di Tignano”.

    Un pezzo di storia del territorio che, a partire dalla sua infanzia, rievoca la vita contadina dell’epoca, il passaggio del fronte durante la seconda guerra mondiale e il trasferimento della popolazione nella miniera di lignite per sfuggire ai bombardamenti.  

    Da giovanissimo incominciò a lavorare per le ditte appaltatrici dell’Enel per poi essere assunto dalla stessa Enel come tecnico. Era al lavoro quando nel 1966, a seguito dell’alluvione di Firenze, contribuì a riportare la corrente elettrica nell’ospedale psichiatrico di San Salvi. 

    Nel 1967 fu trasferito a Tavarnelle: diventò capo squadra e poi capo nucleo di distribuzione fino al pensionamento, nel 1987. 

    Come trapela anche dalla sua autobiografia (“Sono stato, sono e sarò… Franco”), la famiglia era per lui al centro di tutto.

    Nel 1965 aveva sposato la sua cara Anna: si erano trasferiti a Tavarnelle e lui stesso aveva collaborato alla costruzione della nuova casa.

    Con lei ha fatto un viaggio stupendo culminato nella nascita dei due amati figli, Stefano e Silvia. Un dono altrettanto straordinario sono stati i nipoti, Federico e Lorenzo, letteralmente luce dei suoi occhi. 

    SILVIA SANSINI

    “La dignità con la quale hai affrontato sia la vita che la morte – scrive la figlia Silvia in una commovente lettera indirizzata al babbo – è stata una delle tue doti più grandi, l’insegnamento più importante per noi”.

    “Hai sempre vissuto nel sacrificio di chi deve sbarcare il lunario ma sempre nel rispetto di tutti – prosegue – Hai costruito tutto con la volontà e il sudore. Senza mai dire di no a chi chiedeva il tuo aiuto, mettendo a disposizione della comunità, di amici e parenti il tuo saper fare”. 

    “Non eri un uomo che ci mostrava a parole il suo amore per noi – con queste toccanti parole Silvia saluta il padre – Ma ciò che facevi per noi era la dimostrazione più lampante del fatto che la famiglia fosse la tua priorità”.

    FRANCESCO BARDOTTI

    “Per anni ho condiviso con Franco il turno sulle ambulanze del sabato pomeriggio – a parlare è Francesco Bardotti, volontario della Misericordia – Era un autista attento e sicuro, sempre disponibile anche per i turni di notte”.

    “Anche negli ultimi anni – prosegue – pur non svolgendo più servizio attivo, era sempre interessato alla Misericordia. Amava conoscere i giovani nuovi volontari ai quali spiegava con passione l’origine e le vicende della nostra Confraternita”.

    “Una sua passione, da me condivisa, erano le Dolomiti, dove era stato in viaggio di nozze – aggiunge – Ci andava ogni estate, con la moglie e delle coppie di amici, ed io lo aiutavo nella scelta delle valli, degli hotel, dei rifugi. Al suo ritorno mi faceva un resoconto dettagliato delle giornate trascorse lassù”.

    “Nei pressi di Tavarnelle aveva un grande orto con un allevamento di conigli. Lo considerava il suo “ranch” e con orgoglio ci portava a visitarlo”: così Francesco rivive un altro dei tanti momenti trascorsi con Franco.

    FILIPPO CUBATTOLI

    “Era un tardo pomeriggio d’estate del 2004 – Filippo Cubattoli ci riporta un aneddoto di vita vissuta sull’ambulanza insieme a Franco – Ero molto giovane e non avevo ancora il permesso di guidare le ambulanze”.

    “A quei tempi usava fermarsi “a chiacchiera” alla Misericordia dopo il lavoro – ricorda – L’unica squadra fissa era l’“emergenza”, cioè l’ambulanza col medico. Le altre si organizzavano al bisogno con qualche telefonata o reclutando i volontari casualmente in sede”.

    “Quella sera l’ambulanza col medico era fuori – sorride al ricordo – Si presentò un operaio che ci disse di avere un insetto vivo nell’orecchio”.

    “Inforcai subito la prima casacca blu a disposizione (all’epoca non avevamo le divise sgargianti di oggi) – continua – Franco, unico autista presente, era restio a guidare l’ambulanza (aveva 69 anni). Ma dopo qualche insistenza si mise al volante e io salii dietro, nel vano sanitario, insieme al paziente”.

    “Arrivati alla periferia di Firenze – dice ancora – il traffico si fece sostenuto e il paziente mi riferì che sentiva l’insetto muoversi nell’orecchio”.

    “Franco esitava – riflette Filippo – Forse aveva qualche remora dovuta all’età oppure più probabilmente la sua esperienza cinquantennale di volontario non aveva attribuito alla cosa la stessa gravità che le avevo dato io”.

    “Dopo qualche esortazione accese la sirena – dice ancora – iniziò a far rombare il turbo diesel e in un battibaleno dribblò tutto il traffico di via Senese, con uno stile di guida e dei riflessi che avrebbero potuto far impallidire molti altri autisti ben più giovani di lui”.

    “Imboccò la preferenziale di via Senese, dove il traffico era più moderato, spense la sirena e guardandomi compiaciuto dal retrovisore – conclude Filippo, sorridendo – mi disse testuali parole: “Mi riesce anche fare i’ cattivo, sai!””.

    SERGIO BERTI

    “Ti guardava con gli occhi stretti mentre ti ascoltava – la parola passa a Sergio Berti, ex Provveditore della Misericordia – Poi, se non gli tornava quello che dicevi, scuoteva la testa e se ne usciva con un “vaia, vaia, vaia””.

    “Era capace di scrivere un libro da cui trasparisse l’amore infinito per la “sua” Misericordia e una lettera aspramente critica – ricorda – Era capace di maneggiare la pala per costruire la nostra sede e di muovere la penna sul foglio per raccontarne la storia”.

    “Ci vediamo, Franco – Sergio gli rivolge un toccante arrivederci – Mentre mi aspetti, trova, lì dove sei, un angolino dove giocare a briscola”.

    ©RIPRODUZIONE RISERVATA

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