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lunedì 14 Luglio 2025
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    Addio a don Benito Caldini: Pieve di San Pietro in Bossolo stracolma

    I ricordi di chi l'ha conosciuto bene: “Ci ha insegnato attraverso l’esempio la priorità verso gli ultimi"

    TAVARNELLE – Si è riempita, nel pomeriggio di mercoledì 25 giugno, la Pieve di San Pietro in Bossolo. Tantissime le persone presenti.

    Tutte unite nella commemorazione di una persona davvero speciale, una figura di riferimento importante per Tavarnelle e non solo: don Benito Caldini, scomparso sabato 21 giugno all’età di 86 anni.

    La grande partecipazione ha dimostrato chiaramente l’affetto che coloro che lo conoscevano provavano per lui. E la cerimonia è stata un’occasione per ringraziare all’unisono, tutti insieme, quell’uomo che del “grazie” ha fatto uno stile di vita.

    Dotato di un grande carisma, don Benito possedeva la straordinaria capacità dell’ascolto. Sempre una parola di conforto e di incoraggiamento; riusciva a trasmettere la propria vicinanza anche con quel suo silenzio che racchiudeva più di mille parole.

    Precedentemente parroco a San Pancrazio, a Santa Cristina in Salivolpe e alla Romita, arrivò a San Pietro in Bossolo nella metà degli anni Settanta: pievano per ben trent’anni, costruì a Tavarnelle una comunità di persone, aperta e proiettata nel sociale, che molti rammentano con nostalgia.

    “Mi piace ricordare il suo rapporto con Dio – dice don Roberto Tempestini a proposito di don Benito – Una volta, rispondendo a un bambino che gli chiedeva cosa significasse celebrare la messa, disse che per lui era la cosa più bella del mondo e che si sentiva felice e fortunato nel farlo”.

    “Alla diocesi ha dato tanto, senza risparmio – prosegue – Sapeva cogliere il positivo in ogni individuo e in ogni circostanza. Tra i suoi grazie ripetuti fino all’infinito e i suoi silenzi eloquenti, riservava sempre parole di dolcezza, tenerezza e speranza per chi soffriva o stava affrontando un lutto”.

    “Per spiegare chi era Benito a chi non l’ha conosciuto – interviene, a nome dell’amministrazione comunale, il sindaco David Baroncelli – posso dire che Benito era mio padre, padre di ognuna delle persone di questa comunità. Ci ha regalato la vita e la speranza della fede: e questo è un dono”.

    “Alle spalle l’esperienza di prete operaio – spiega l’ex sindaco e parrocchiano Sestilio Dirindelli – Don Caldini è giunto alla Pieve nel 1974 e ha messo in atto una grossa attività pastorale, che non si fermava all’interno delle mura della chiesa: quelli che partecipavano infatti portavano anche al di fuori la sua parola”.

    “Ci ha insegnato –  continua – attraverso l’esempio della sua vita la priorità verso gli ultimi.  La sua casa, la casa del Signore, era sempre aperta a tutti: ospitava spesso ex carcerati e bisognosi. E non ci ha mai trasmesso in alcun modo l’affermazione del proprio ego: dopo aver lavorato, occorre sparire”.

    “Poi con l’avvento del cardinale Benelli – racconta – fu chiamato in Curia. Ed ecco che si realizzò un evento storico: un vescovo entrò nella casa del popolo, gesto che denotava la sua attenzione verso tutti. Fu infine responsabile della catechesi insieme al vescovo Silvano Piovanelli. Per poi ritirarsi, ormai anziano, nella casa alla Romita”.

    “Faccio parte di quegli ex ragazzi che, mediante l’esempio, Don Caldini ha saputo far crescere – racconta Paolo Naldini – Vorrei ricordarlo come un maestro di vita. Un amico. Un porto sicuro. Un qualcuno a cui, pur nelle diversità di opinioni, si poteva chiedere un consiglio. Una persona che ti sapeva ascoltare e cercava di darti una mano, condividendo i tuoi problemi”.

    “Lo hanno contraddistinto – dice ancora – la perseveranza nell’esercitare il ministero a cui, in quanto pastore, era chiamato; una pazienza immensa nell’attesa delle nostre risposte e della nostra crescita ed una visione lungimirante delle cose”.

    “Emblema del suo modo di pensare era ringraziare continuamente gli altri – conclude Paolo Naldini – Ma in realtà dovremmo essere noi a ringraziare lui ed il Signore per avercelo fatto incontrare. Grazie di cuore, Benito”.

    © RIPRODUZIONE RISERVATA

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