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lunedì 21 Luglio 2025
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    Giù 21 pini per riqualificazione piazza Mazzini a Barberino, Legambiente contraria: “Progetto venga rivisto”

    Si esprimono il circolo Chianti fiorentino e quello regionale: "Non risultano essere state evidenziate criticità in fase di valutazione da parte di alcun arboricoltore"

    BARBERINO TAVARNELLE – “Venuti a conoscenza del progetto di “riqualificazione” previsto per piazza Mazzini, a Barberino Val d’Elsa, facciamo presente alcune considerazioni condivise dal circolo di Legambiente Chianti fiorentino e da Legambiente Toscana”.

    Le associazioni ambientaliste, a livello locale e regionale, elencano in sette punti i motivi per i quali auspicano che “il progetto previsto possa essere rivisto”.

    “Il progetto – iniziano Legambiente Chianti fiorentino e Toscana, con il presidente Simone Secchi e il referente regionale verde urbano Andrés Lasso – prevede l’abbattimento di 21 esemplari di Pinus pinea, pino domestico, sulle quali al momento non risultano essere state evidenziate criticità in fase di valutazione da parte di alcun arboricoltore”.

    “Riteniamo sbagliato – puntualizzano – privare la cittadinanza e l’ambiente di 21 piante adulte che svolgono dei servizi ecosistemici importanti, a meno che esistano analisi strumentali che mostrino una pericolosità di tali piante (cosa che dalla documentazione in nostro possesso non ci sarebbe)”.

    “Infatti – sottolineano – il tempo necessario per avere una copertura arborea pari a quella che viene persa e ad avere gli stessi servizi ecosistemici che vengono persi è un tempo superiore ai 10 se non ai 20 anni, anche mettendo a dimora piante già relativamente grandi”.

    “Il progetto – continuano – prevede di mettere a dimora, al posto delle piante abbattute, 19 piante di frassino. Il cambiamento, oltre che ad essere discutibile dal punto di vista paesaggistico e forestale (si sostituisce una specie con una molto diversa sotto tutti i punti di vista), ha dei risvolti anche ecologici. Le conifere, in particolare il pino, sono tra le piante che rimuovono maggiormente le polveri sottili, il frassino in questo è tra i meno efficienti (vedasi pubblicazione di Nocentini, Salbitano, Travaglini dell’Accademia di Scienze Forestali di Firenze, 2021)”.

    “Dal punto di vista del verde – proseguono nella loro analisi – anche a maturità, lo scenario che aspetta gli abitanti di Barberino è quello di una riduzione del verde, non soltanto in termini di numero di piante che passerebbero da 21 a 19, ma di chiome. Da alberi di prima grandezza, con chioma potenziale fino ai 10 metri di raggio (il Pinus pinea) ad alberi di terza grandezza, con chioma potenziale fino ai 4 metri di raggio”.

    “Non si può non notare – incalzano – in termini di specie, che il progetto stesso fa confusione sul tipo di specie attualmente presente, sostenendo la presenza di pini marittimi (Pinus pinaster) mentre invece ciò che è realmente presente in piazza Mazzini è il pino domestico, non marittimo. Su questo punto è stata fatta spesso confusione, ma mentre il pino marittimo si trova generalmente in ambito costiero, al parco dell’Uccellina, a San Rossore, il pino domestico (pino da pinoli ovvero Pinus pinea) è ben diffuso su tutto il territorio planiziale e collinare dello stivale, al punto che tale specie, in lingua inglese, viene spessa conosciuta come Italian pine tree, a dimostrazione di quanto tale specie e la sua tipica chioma “a ombrello” sia un elemento rappresentativo del paesaggio italiano”.

    “Progetti all’avanguardia sul pino domestico – ricordano – hanno mostrato come anche eventuali criticità rispetto alla convivenza tra apparati radicali e asfalto possano essere gestiti in maniera conservativa e rispettosa delle piante, oltretutto con spese economiche inferiori a quelle di abbattimenti e sostituzioni”.

    “La spesa economica del progetto per piazza Mazzini è notevole – rimarcano Secchi e Lasso – in tempi in cui spesso la cura e manutenzione del verde si trova in stato di carenza di risorse e personale. Resta dunque poco comprensibile, sia per la cittadinanza che per gli addetti ai lavori, che si dedichino risorse ingenti che nel breve periodo privano i cittadini di copertura arborea e che nel medio periodo presentano molte incognite, incluse la mortalità dei nuovi impianti durante le stagioni estive sempre più siccitose e torride”.

    “A tali spese – riprendono – che è bene ricordare riguardano soldi pubblici, ovvero della collettività, dovrebbe essere sommata la perdita economica legata ai servizi ecosistemici che vengono meno (dalla cattura di CO2 alla intercettazione e mitigazione di eventi meteorici alla riduzione isole di calore). Esistono oggi metodi di calcolo per stimare sia il valore economico di un albero che il valore dei servizi ecosistemici forniti dal verde urbano. Senza scendere nel dettaglio, si può affermare che 21 piante adulte di Pinus pinea hanno un valore economico molto elevato, probabilmente superiore anche alla cifra, pur elevata, che verrà spesa per abbattimenti e sostituzioni”.

    “Ai sensi degli artt. 10 e 12 del D. lgs 42/2004 – concludono – occorre infine sottoporre al parere della Soprintendenza Archeologia, Belle Arti e Paesaggio ogni progetto di modifica della piazza con le sue alberature affinché ne valuti l’interesse culturale in quanto sembra che sia stata realizzata più di settanta anni fa, come testimoniato da alcune foto d’epoca”.

    ©RIPRODUZIONE RISERVATA

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