BARBERINO TAVARNELLE – Compie un anno di vita il Comitato per la tutela e difesa della Val d’Elsa: nato in opposizione ai lavori di ampliamento produzione e costruzione della nuova ciminiera della Distilleria Deta, ha allargato il suo sguardo su molte tematiche ambientali su questa area a cavallo fra Val d’Elsa e Chianti fiorentino.
“Un anno di lavoro per i soci fondatori del comitato – riflettono dal quartier generale – che sono entrati in meccanismi legislativi per molti sconosciuti. Caparbiamente abbiamo letto, ci siamo documentati, imparato, intrapreso iniziative importanti. Per il 27 marzo è indetta la prima assemblea degli associati per la valutazione del lavoro fatto, i nuovi progetti e un momento di incontro culturale con la cittadinanza”.
“Sono contrastanti i sentimenti – riflettono – Rabbia, frustrazione, derisione, ostruzionismo, sopportato di tutto da quando abbiamo cercato di far conoscere le ragioni della protesta e dissenso alle scelte dell’amministrazione locale e della Regione Toscana, in merito alla vicenda della Distilleria Deta”.
“Il problema – riprendono – diciamolo a chiare lettere, non è solo la ciminiera! Questo manufatto, è proprio il caso di dirlo, è fumo negli occhi! Noi abbiamo cominciato questa battaglia dopo quella che ci è sembrata l’ennesima scelta scellerata per una zona che già circa quindici anni addietro, in un documento di valutazione ambientale del Comune di Barberino Val D’Elsa – redatto per la variante del piano strutturale e regolamento urbanistico- si leggeva c della drammatica situazione del nostro comune, con la percentuale più alta di rifiuti tossici pro capite, dato evidenziato con un intenso colore rosso”.
“L’espansione della Distilleria Deta – rimarcano – è stata l’acme di una situazione nevralgica in una zona mista abitativa. Un piano strutturale che avrebbe dovuto disciplinare l’attività urbanistica per l’intero territorio comunale, raccordata con gli insediamenti già esistenti e con la disciplina delle trasformazioni degli assetti insediativi, infrastrutturali ed edilizi del territorio”.
“Purtroppo – aggiungono dal Comitato – non è dato sapere come in una zona come la Zambra, che possiamo definire zona di confine tra due provincie e due comuni, si siano accentrate ed ampliate aziende definite insalubri o impattanti di prima classe. In un modesto raggio territoriale abbiamo infatti: un’azienda di smaltimento rifiuti tossici e pericolosi, tre fonderie e un inceneritore; un’azienda definita agricola, che oggi riteniamo forse potersi definire chimica, per il business sviluppato. Devastato il panorama del Chianti con manufatto alto 60 metri il cui denso fumo non sfora l’inversione termica, furiesce dalla bocca del camino e si piega a 90° con disinvolta noncuranza, stendendo i suoi effluvi e polveri per un arco stimato di quasi tre chilometri”.
“Poco distante – rilanciano – una discarica che adesso produce biogas e, per non farsi mancare nulla, a qualche decina di chilometri sulla mitica SS 429 il Keu, per il quale aspettiamo gli esiti della magistratura”.
“Senza dimenticare il Comitato di Staggia – ricordano – attivatosi contro la costruzione di un’antenna ripetitore nel centro del paese e il Comitato Difensori della Toscana di Casole d’Elsa che lotta contro lo sviluppo sregolato della geotermia”.
“Noi – rivendicano – siamo orgogliosi del nostro lavoro, abbiamo stimolato interesse, discussioni, momenti di dissenso e confronto. Adesso aspettiamo di conoscere l’esito del giudizio di merito del ricorso al Tar. Il nostro obiettivo è di rendere partecipe e consapevole la cittadinanza dei rischi che incombono inoltre anche di vivacizzare Vico D’Elsa lo splendido antico borgo antistante la ciminiera”.
“Abbiamo infatti chiesto al sindaco David Baroncelli – concludono – di concederci l’ambiente dell’ex Bird, comprato dal Comune di Barberino Tavarnelle, quale un nuovo punto di ritrovo per la comunità. Affiché possa infondere linfa vitale alla socialità della frazione: noi pensiamo quindi, oltre alla nostra assemblea del 27 marzo, di farci un convegno il cui contenuto sarà prossimamente comunicato nel contesto di un nome evocativo del nostro territorio: il mio Chianti Libero”.
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