SAN DONATO IN POGGIO (BARBERINO TAVARNELLE) – Riceviamo e molto volentieri pubblichiamo questo ricordo di Piero Rodani, sandonatino classe 1939 scomparso in questi giorni.
Un ricordo sentito, commovente e pieno di gratitudine. Nei confronti di chi (e sono tanti nei nostri paesi) rappresenta la nostra identità più profonda.
Anima, fra le altre cose, del cinema del circolo di San Donato in Poggio. O memoria storica del Pranzo dei Bifolchi a Pietracupa… .
IL MIO RICORDO DI PIERO
Quante volte mi sono sentita accompagnare dallo sguardo quieto e dolce di Piero! Accadeva ovunque, nel borgo di San Donato in Poggio, per le vie, nei pressi della scuola, al Circolo, al Cinema della Filarmonica… nel luogo di cultura e socialità che mi ha insegnato a conoscere, esplorare, apprezzare come patrimonio di memoria storica, uno spazio in cui il tratto di un’identità consapevole e responsabile è cresciuto nel tempo grazie alla sua passione per la pellicola sul grande schermo, alla sua profonda sensibilità di cittadino attivo, persona gentile, umile, col senso innato del bene comune.
Quando, camminando a passo svelto, spostandomi frettolosamente da un luogo all’altro, mi capitava di incrociare Piero, seduto ad un tavolino del Circolo o davanti alla Porta Senese, affiancato dal suo immancabile bastone, avvertivo la forza e l’energia delle sue parole silenti.
I suoi occhi mi raggiungevano a passo lento e mi invitavano a rallentare. Erano lì a suggerirmi di fermarmi e vivere l’attimo… ma non quello fuggente che corre via senza che tu te ne accorga.
Era il frammento di un istante che diventava condizione emotiva, si traduceva nello stato d’animo di chi si sente perennemente grato.
San Donato in Poggio: 50 anni fa la costruzione del cinema. Che venne scavato pietra dopo pietra
Pur non avendo vita facile, Piero ha continuato ad amare, non ha rinunciato al piacere di accogliere, ad esprimere sentimenti ed emozioni autentiche, a lasciarsi andare con tutte le ferite e le gioie che hanno attraversato il suo cuore e aprirsi agli altri.
In Piero ho ritrovato il calore di un familiare, pur appartenendo ad un’origine, una generazione, ad un mondo diverso dal suo.
Una persona che ho scoperto a me cara in poco tempo e che ho avuto il piacere e l’onore di ascoltare (quanto mi piaceva ascoltarlo!).
Il microfono che tendevo sotto il suo mento è diventato un cuore vigile, il mio, spalancato, rivolto ai suoi ricordi che sono diventati lentamente anche i miei.
Adoravo intervistarlo sui tanti temi che lo rendevano protagonista, dalla cabina proiezioni del cinema della Filarmonica, che ha diretto magistralmente per oltre mezzo secolo, al gusto delle tradizioni gastronomiche sandonatine, come il menù del famoso pranzo dei Bifolchi, di cui descriveva ogni particolare del passato.
Testimone di una lunga storia, fatta di amore per la genuinità e di rituali secolari che hanno generato valori sociali, oltre che culinari.
Le lunghe chiacchierate con lui mi hanno permesso di comprendere, comunicare e far emergere il volto migliore, semplice, essenziale, della comunità sandonatina, che nasce da una radicata cultura del volontariato, solidale e inclusiva.
Con Piero ho imparato a riconoscere la bontà discreta, a distanza, che non chiede nulla in cambio se non di essere ricambiata da un sorriso.
Mi mancherà il suo sguardo che, da un ciglio all’altro della strada, aspettava di incrociare il mio per un semplice saluto.
E sono felice di avertelo rivolto solo qualche giorno fa al telefono mentre te ne stavi andando e io non lo sapevo.
Ero sicura che ti avrei rivisto fuori…quel saluto, quello sguardo lo abbiamo immaginato insieme e questo è bastato, caro Piero, come si fa con i sogni che si coltivano davanti ad un buon film.
Quel cinema che davvero mi auguro per te possa essere nuovo ma soprattutto paradiso.
Cinzia Dugo
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