SAN DONATO IN POGGIO (BARBERINO TAVARNELLE) – Per chi non ha conosciuto il cantautore Giorgio Gaber se non solo per alcune famose canzoni (Gaber nasce a Milano il 25 gennaio 1939 e viene a mancare a Montemagno di Camaiore, in provincia di Lucca, l’1 gennaio 2003) sabato 12 marzo al Cinema Teatro Verdi di San Donato in Poggio, ha potuto colmare questa lacuna.
Qui infatti il giornalista Andrea Scanzi ha raccontato la sua vita nel suo spettacolo “Libertà. Dialogo con Giorgio Gaber”, organizzato in occasione del “D Democrazia. Il Festival della Memoria di Sant’Anna di Stazzema” (ingresso a offerta libera, ricavato a sostegno della popolazione dell’Ucraina).
Prima dello spettacolo sul palco sono saliti Michele Morabito, direttore del Parco Nazionale della Pace e del Museo Storico della Resistenza di Sant’Anna di Stazzema. E David Baroncelli, sindaco di Barberino Tavarnelle.
“Abbiamo pensato – ha esordito Morabito – che Sant’Anna non dovesse essere solo di… Sant’Anna di Stazzema, ma un patrimonio di tutta la Toscana. Il sindaco Maurizio Verona ha pensato di portare queste iniziative sul territorio”.
“Con Andrea Scanzi – ha proseguito – ci lega un’amicizia dallo scorso anno, quando il Comune di Stazzema iniziò una raccolta di firme per la legge d’iniziativa popolare contro la vendita di oggetti fascisti e nazisti e contro la propaganda. C’eravamo promessi di fare un iniziativa con questo spettacolo su Giorgio Gaber, un Festival chiamato “D come Democrazia”, sulla parola Libertà. E chi meglio di Giorgio Gaber, che è stato il paladino della libertà di pensiero e dell’importanza del pensiero? Ringrazio il sindaco David Baroncelli per l’ospitalità e la grande partecipazione in questo momento così difficile”.
“Un grazie particolare – a prendere la parola è stato il sindaco Baroncelli – alla Filarmonica di San Donato in Poggio per avere messo a disposizione questi spazi. E al Parco della Pace di Sant’Anna di Stazzema. Che svolge un lavoro che stimo, portato avanti non senza qualche difficoltà: ovvero coordinare tutti i comuni che sono stati colpiti dalle stragi nazifasciste”.
“Con il sindaco di Stazzema – ha ricordato – il sindaco di Fucecchio e tanti altri sindaci della Toscana, abbiamo iniziato a lavorare insieme alla Regione per costruire un coordinamento di tutti i comuni. E qui l’idea di Maurizio Verona di diffondere sul territorio quei concetti fondamentali che stanno alla base delle democrazie, della libertà, della giustizia in generale: nasce così il Festival di Sant’Anna”.
Poi, sul palco, è entrato Andrea Scanzi, dando inizio al racconto “Libertà. Dialogo con Giorgio Gaber”.
Cominciando dalla fine, quando Giorgio Gaber a teatro era seduto su una sedia con le stesse Clarks, la giacca, e la gamba sinistra distesa per attutire il dolore della malattia.
Da qui, con una crescendo che ha incollato alla poltrona i tanti spettatori del teatro sandonatino, tante emozioni: ascoltando vecchi dischi, guardando immagini.
Fra risate ed emozioni, alternate ad applausi, Andrea Scanzi ha percorso la carriera, il repertorio, la vita del “Signor G”, facendolo scoprire anche a chi l’ha conosciuto solo per avere sentito uno dei suoi dischi famosi o per averlo visto una volta a teatro o in televisione.
Tra le tante storie, si apprende anche che nel ’67 a scoprire Franco Battiato è proprio Giorgio Gaber, che lo porta in televisione in un programma da lui condotto insieme a Caterina Caselli.
“La Caselli – narra Scanzi – porta Francesco Guccini, che nel ’67 non conosceva nessuno. A quel punto Gaber porta Francesco Battiato. No, non è un refuso, Battiato si chiamava proprio Francesco. Ma Gaber quella sera gli dice, amico mio Battiato, c’è già Guccini che si chiama Francesco, non ti puoi chiamare così, da oggi ti chiami Franco! Suona anche meglio”.
Dopo due ore di spettacolo, la sorpresa finale. Appare sullo schermo una bella foto, scattata negli anni ’70 (Gaber non amava farsi fotografare), scelta dalla Fondazione Giorgio Gaber: e quel bellissimo scatto è proprio di Andrea Scanzi, fatto con la macchina fotografica di suo padre durante uno spettacolo al Teatro Romano di Fiesole.
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