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martedì 3 Giugno 2025
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    Sugo battuto a mano e stracotto: in mezzo ai Bifolchi che cucinano il pranzo

    Domenica 3 settembre siamo stati nelle cucine del Santuario della Madonna di Pietracupa. Le foto

    SAN DONATO IN POGGIO (TAVARNELLE) – Le porte del Santuario di Santa Maria a Pietracupa, a San Donato in Poggio, si sono aperte domenica 3 settembre per il tradizionale “Pranzo dei Bifolchi”, un’antica tradizione che risale al 1600 e portata avanti nel tempo nel rispetto della storia.

     

    Quattro sono le suore che oggi ospita il Santuario. Passando dal giardino si accede all’ingresso, dopodiché fatto una “ripida” discesa di scalini, si arriva in quelle che una volta erano le ampie cantine.

     

    Basta seguire il profumo del sugo ed eccoci nella cucina, con un vecchio “canto di' fuoco” dove, per una volta, non troviamo le tradizionali massaie, bensì solo uomini con mestoli di legno intenti a girare le pietanze in pentole di rame.

     

     

    Giancarlo Lazzeri, 78 anni, è uno tra i più anziani: "Questo è un pranzo antico – ci spiega – instaurato dai contadini che contribuirono alla costrizione del Santuario. Il loro compito era quello di portare il materiale  da costruzione sui carri trainati dalle bestie. Da allora una volta l’anno questa tradizione continua".

     

    "I Bifolchi – ci dice ancora – erano proprio loro, i contadini impegnati al lavoro della terra e nella manutenzione delle stalle".

     

    Chiediamo… il menu: "Un antipasto di salame, finocchiona e prosciutto, per passare alla pastasciutta fatta con sugo tutto di bove battuto a mano con le mannaie, senza macinato: viene fatto bollire per cinque ore. Dopodiché  abbiamo uno stracotto con contorno di piselli e fagioli all’uccelletto. Un magiare rustico ma buono!".

     

    In realtà il pranzo si svolge due volte l’anno, uno per i Bifolchi che per obolo portavano al Santuario uno staio (20 kg) di grano, l’altro per i Capoccia (i capifamiglia) che si tiene a marzo, in questa occasione veniva portato un fiasco d’olio.

     

    Al pranzo fino agli anni ’60 partecipavano solo i contadini, poi le sole persone del paese. Per arrivare a oggi, con il pranzo è aperto a tutti.

     

     

    Fra i partecipanti anche il sindaco di Tavarnelle David Baroncelli: "Questa è una tradizione bellissima – ci dice – che affonda le sue radici nel Medioevo e in quella che è la più profonda ruralità del nostro territorio. Tutto questo rispecchia la tradizione rurale agricola della vita dei campi, legata poi al Santuario della Madonna. Con il cibo e il susseguirsi delle stagioni, in una terra straordinaria che è il Chianti".

     

    "Continuare a portare avanti questa tradizione – dice convinto – è un elemento fondamentale per capire da dove siamo venuti, per la nostra identità culturale locale. Questo è basilare per dire chi siamo e capire tramite questo dove vogliamo andare".

     

    "Non vuole essere uno stanco replicare una tradizione antica di cui si è perso le ragioni – rimarca – ma è un fortificare quello che noi siamo. E per capire questi luoghi bisogna venire a Pietracupa, al “pranzo dei Bifolchi”, dove si percepiscono i sapori antichi del Chianti".

     

    Così quasi 200 persone si sono sedute a tavola condividendo il piacere del cibo, oggi portato avanti dai più anziani del posto, ma seguiti con attenzione dalle nuove generazioni. Sono loro che nel tempo porteranno avanti il sacrificio, la saggezza, lasciata dai Bifolchi.
     

    di Antonio Taddei

    © RIPRODUZIONE RISERVATA

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