BARBERINO TAVARNELLE – Il tempo va, viene, scorre avanti, indietro, mai in un’unica direzione.
Il leggendario Flea, bassista cofondatore dei Red Hot Chili Peppers e interprete di varie pellicole, come attestano i 40 anni di carriera, in cui tra gli altri, ha interpretato “Il grande Lebowski”, “Babylon”, “Paura e delirio a Las Vegas”, “Back to the Future”, è tornato ancora una volta nel futuro, questa volta nel Chianti, salendo sulla macchina del tempo di “Arte nel Paesaggio 2025: Time Gravity”.
Correva tra le vigne e i cipressi dei uno dei luoghi piĂą magici della storia millenaria della Toscana, in quell’area della campagna di Barberino Tavarnelle che guarda verso sud, orientata ai paesaggi che evocano e avvolgono la bellezza della natura valdelsana ammantata di arte e cultura sospese tra passato e presente, memoria e futuro.
E in un attimo, in tenuta da jogging, Michael Peter Balzary, meglio noto come Flea, si è lasciato catturare dal vortice senza tempo che aleggia sulla cittĂ -mito di Semifonte, dall’eterno conflitto tra vincitori e vinti ereditato da oltre 800 anni e custodito nelle mura della Cappella di San Michele Arcangelo.
Flea non ha perso tempo, ha rallentato il passo e si è addentrato nella costruzione di fine sedicesimo secolo, progettata da Santi di Tito, che riproduce in scala 1:8 la Cattedrale di Santa Maria del Fiore di Firenze.
E’ qui, in questo sito monumentale, detto anche Cupola di San Donnino, terra di scontri, sfide e sguardi rivolti verso l’alto, data l’imponente verticalitĂ dell’edificio, che il musicista e attore australiano, attratto chi lo sa, magari dalle stesse voci di un “tempo lontano”, quelle resistenti dei semifontesi che ancora sembrano intonare in forma di ludibrio ai fiorentini “Firenze fatti in lĂ che Semifonte divien cittĂ ”, ha incontrato i protagonisti del progetto di arte contemporanea “Arte nel Paesaggio 2025: Time Gravity”.
Le curatrici Giada Rodani e Jade Vlietstra e gli artisti coinvolti nel nuovo percorso artistico incentrato sul concetto del tempo Sophie Ko e Luca Pozzi che, da ieri pomeriggio, espongono le loro opere nella doppia location individuata per l’itinerario espositivo diffuso, la Cappella di San Michele Arcangelo e l’Osservatorio Polifunzionale del Chianti.
A chiamare la star è stata, forse, anche la voce del presente che si esprime con la scienza, messaggera di nuovi linguaggi.
Il bisogno di legarsi ad un tempo immaginario, ad interpretare le innumerevoli espressioni comunicative dell’arte che rende viva la storia di Semifonte, racchiusa in un angolo del mondo ma mai perduta dove le antiche rivalitĂ e la disfatta che nel 1202 portò alla distruzione della potente cittĂ , considerata una minaccia economica e commerciale per la cittĂ gigliata, si sprigionano ogni volta che qualcuno come Flea, si avvicina per scoprirla.
“E’ stato un incontro incredibile – racconta Flea – mentre ieri mattina correvo, rattristato dalla partenza di un amico artista, ho notato in lontananza questo monumento tra le vigne e gli ulivi, ho voluto raggiungerlo e lì ho visto due giovani al lavoro, armate di pala e secchi, che distribuivano sabbia all’interno della cappella, la curiositĂ era piĂą forte di me, mi sono fatto avanti e ho chiesto cosa stessero facendo”.
“E’ così che ho conosciuto Giada e Jade – prosegue -che mi hanno spiegato il progetto artistico che stavano mettendo in piedi, arte e cultura viva in uno spazio che nonostante l’etĂ ha ancora molto da narrare. Il mio cuore ha cominciato a battere, mi sono innamorato di questo nuovo cammino tanto da decidere di tornare il pomeriggio per prendere parte all’inaugurazione della mostra. L’arte che ho visto nascere in questa piccola cattedrale tra le vigne mi ha reso felice, la tristezza ha lasciato il posto alla gioia della vita, alla bellezza cosmica delle opere e del forte legame che la Cupola aveva innescato con le linee infinite del tempo”.
Il bassista della nota band che dal 1982 continua a fare storia nel grande libro della musica internazionale si è unito al sindaco di Barberino Tavarnelle David Baroncelli e al gruppo dei protagonisti del progetto tra cui Giancarlo Nutini, presidente della Pro Loco di Barberino-Gruppo archeologico Achu, l’astrofisico Emanuele Pace, responsabile scientifico dell’Osservatorio Polifunzionale del Chianti, le curatrici e gli artisti per dare il via ufficiale alla manifestazione che si svolge in forma biennale nel comune di Barberino Tavarnelle.
“Tagliare il nastro di un evento culturale al fianco di un mostro sacro della musica internazionale, uno dei piĂą grandi bassisti della storia del rock – ha dichiarato il sindaco Baroncelli – è stata un’emozione unica, profonda, intensa, non riesco neanche a descrivere a parole ciò che ho provato, il cuore ce lo ha fatto battere lui, le parole, l’intervento pieno di umanitĂ prima dell’inaugurazione”.
“Un incontro casuale ma non troppo – ha proseguito – la dimostrazione autentica, vera, dell’interesse per l’arte contemporanea e il nostro territorio, dove sta trascorrendo le sue vacanze insieme alla famiglia, e il progetto culturale che siamo stati felici di battezzare affidandogli il compito di tagliare il nastro tricolore, in quel momento l’ho sentito davvero uno di noi, della nostra gente, le distanze si sono annullate, e siamo tornati tutti, insieme a lui, in un futuro che, come l’arte e la scienza, possa costruire e coltivare la speranza di una pace che non conosce limiti e confini di tempo e di spazio. Non so se siamo stati noi a scegliere Flea o lui noi…in questa esperienza davvero magica”.
L’iniziativa, aperta fino al 30 novembre 2025, mette in campo il pensiero e le opere di Ko e Pozzi, figure di spicco nel panorama dell’arte contemporanea internazionale, presenti con le loro opere in entrambe le sedi situate nel territorio di Barberino Tavarnelle: la Cappella di San Michele Arcangelo a Semifonte, nei pressi del borgo di Petrognano, e l’Osservatorio Polifunzionale del Chianti, a pochi chilometri dal borgo di San Donato in Poggio, uno dei piĂą belli d’Italia.
Nella prima Sophie Ko è presente con Taking shelter, 2025 – Installazione site-specific (cenere e pigmento) e Luca Pozzi con Arkanian Shenron – Audio: Live Broadcasting from Cosmic Rays: declamazione in real-time del messaggio Telegram generato ogni volta che una particella proveniente dallo spazio impatta con la scultura.
All’Osservatorio Sophie Ko espone Geografia temporale. Cenere degli altri cieli e di Luca Pozzi è allestita l’opera Dragon’s Eggs.
SOPHIE KO
La georgiana Sophie Ko, in mostra alla Cappella di San Michele Arcangelo, costruisce un linguaggio visivo che si muove tra la concretezza della materia e l’astrazione del tempo. Le sue opere, spesso realizzate con pigmenti naturali, ceneri e materiali organici, diventano mappe di un viaggio attraverso la memoria, la trasformazione e la caducitĂ .
Sophie Ko non rappresenta semplicemente il tempo, lo incarna, lo fa vivere sulla superficie delle sue opere e nelle sue installazioni, creando “geografie temporali”, capaci di rendere visibile l’invisibile. Ko “affida alla materia il compito di essere testimone del tempo, di diventare un archivio vivente di trasformazioni”.
Le sue opere sono campi di forze in cui il passato, il presente e il futuro coesistono in una tensione continua. Ogni strato di colore, ogni traccia di cenere, è un frammento di tempo cristallizzato, un istante che resiste alla sua stessa dissoluzione.
LUCA POZZI
Il milanese Luca Pozzi la cui opera è esposta all’Osservatorio polifunzionale del Chianti, è artista e mediatore interdisciplinare la cui pratica si muove tra arte, scienza e filosofia, creando ponti concettuali tra mondi apparentemente distanti.
Le sue opere incorporano oggetti simbolici, come uova di drago, magneti o immagini di particelle subatomiche, che diventano metafore di fenomeni fisici. Attraverso queste scelte, Pozzi invita lo spettatore a interrogarsi sulla struttura dell’universo e sulla nostra percezione di esso.
Studiando gravità quantistica, cosmologia e fisica delle particelle, la ricerca teorica di Pozzi si è convertita in una serie di installazioni ibride caratterizzate da sculture magnetiche, oggetti in levitazione, esperienze VR/AR e un uso performativo della fotografia basata su una straniante sensazione di tempo sospeso e di multidimensionalità .
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