FIRENZE – “A metà settembre inizierà la stagione di ricerca del tartufo bianco pregiato, eccellenza del gusto e della tradizione toscana. Purtroppo, la grande maggioranza dei tartufai toscani, anche quest’anno troverà terreni di ricerca ulteriormente erosi a favore delle tartufaie controllate”.
Alla vigilia della stagione del prezioso tubero, l’Associazione Nazionale Tartufai Toscana, che nel nostro territorio vanta molti iscritti (in particolare a Barberino Tavarnelle) fa il punto della situazione.
“Tartufaie controllate – proseguono – che negli ultimi 20 anni, troppo spesso, rilasciate superficialmente su terreni per definizione demaniali e senza alcun controllo di responsabilità di Regione Toscana e Comuni”.
“La legge nazionale e quella regionale – ricordano – riconoscono la “cerca libera del tartufo” come punto fondamentale di questa attività. Negli ultimi anni in Toscana è avvenuta un’incontrollata diffusione di zone soggette a “Raccolta Riservata” al punto che la “libera cerca” è stata estremamente contratta”.
“Nonostante la sopra citata legge regionale stabilisca che per poter costituire una area soggetta a “Raccolta Riservata” – proseguono dall’associazione – è necessario che il proprietario o il conduttore del fondo fornisca “documentazione idonea a comprovare il titolo della proprietà od altro diritto di legittimazione alla conduzione dell’area”. Non si capisce perché si siano concesse e si continui a concedere autorizzazioni anche in ambito di terreni demaniali su cui non è possibile possedere tale diritto”.
“Negli ultimi 10 anni – aggiungono ancora – sono state numerose le richieste di chiarimento alla Regione Toscana da vari soggetti interessati, senza alcuna risposta”.
“Solo nell’ultimo periodo – rivendicano – grazie ad un insistente richiesta di chiarimenti e controlli degli organi competenti da parte della sezione regionale Toscana dell’Associazione Nazionale Tartufai Italiani, oggi è indiscutibile il riconoscimento della natura demaniale del reticolo idrografico”.
“L’indifferenza dimostrata da Regione Toscana e Comuni sul controllo e la verifica delle tartufaie controllate insistenti su territori demaniali – concludono – renderà la “Cerca e cavatura del tartufo: conoscenze e pratiche tradizionali” iscritta nella Lista Rappresentativa del Patrimonio Culturale Immateriale Unesco un privilegio per pochi, alla faccia di tutti regolari tartufai costretti a pagare l’annuale autorizzazione”.
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