BARBERINO TAVARNELLE – Il 2 novembre è stata una giornata tristissima per Barberino Tavarnelle (e non solo).
All’improvviso, per un terribile incidente stradale, all’età di soli 51 anni, se n’è andato Simone Corsini.
Figlio di Gino e fratello di Riccardo, proprietari del ristorante “La Fattoria” alla Romita, Simone viveva da vent’anni a Milano: ma era sempre rimasto legatissimo alla famiglia e agli amici di infanzia.
Nella città meneghina aveva trovato il perfetto connubio tra la sua più grande passione, i viaggi, e la professione.
Aveva lavorato come assistente di volo in una compagnia italiana. E attualmente era impiegato in un’azienda all’interno dell’aeroporto di Malpensa.
Era sorridente e solare, molto spiritoso. Aveva sempre la battuta pronta e, se c’era da fare uno scherzo, era in prima linea: per i compleanni preparava montaggi divertenti di video e foto.
Era “felicemente single”, come si definiva lui. Era talmente circondato da affetto che non gli pesava abitare da solo perché, alla fine, non era mai da solo: i colleghi erano la sua seconda famiglia.
Proprio loro stanno organizzando una giornata di commemorazione a Malpensa a dicembre, a cui parteciperà anche la famiglia.
“Simone era un ragazzo fantastico, una persona che non si dimentica facilmente – a parlare è Michela Di Bella, cognata di Simone – In famiglia lo chiamavamo bonariamente “lo sfigato”, perché se succedeva qualcosa di strano succedeva a lui”.
“Con i suoi nipoti aveva un rapporto bellissimo – racconta – nonostante che, quando sono nati, lui vivesse già a Milano. Erano sempre nei suoi pensieri: scambiava spesso con loro messaggi e videomessaggi. E, qualsiasi occasione festeggiassero, lui era presente”.
“Per Natale veniva ogni anno da noi – aggiunge Michela, con la voce rotta dalla commozione – Oltre ad essere Natale, era anche il giorno del suo compleanno. Quest’anno sarà difficilissimo trascorrerlo senza di lui”.
“Era il 26 luglio 1998 ed era il giorno della mia prima comunione – scrive Martina Di Bella in un post su Facebook in cui pubblica la foto di quell’occasione – Tu non eri tenuto ad essere lì: in fondo eri il fratello del fidanzato di mia sorella”.
“Ma c’eri comunque e io all’epoca avevo una cotta per te – gli confida – Non te l’ho mai detto ma penso si capisse anche troppo bene… . Voglio ricordarti così, con quel bellissimo sorriso e quella gentilezza che ha sempre contraddistinto te e la tua meravigliosa famiglia”.
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“E’ vero, non eravamo consanguinei – dice Martina a cuore aperto – Ma il bene va oltre tutto e non si può spiegare. C’è una cosa però di cui sono assolutamente sicura: la crème caramel buona come la facevi tu non riuscirò più a trovarla, anche se andassi a cercarla in capo al mondo”.
“Tanti pensieri, tante parole hanno riempito la testa in questi giorni”.
Così inizia la lettera che gli amici storici hanno scritto per Simone. Erano molto uniti. Si scrivevano in continuazione sul loro gruppo WhatsApp, “Sgranetti”.
La settimana prima che Simone venisse a mancare erano stati a Siviglia: era un weekend che si erano ripromessi di trascorrere insieme per festeggiare i cinquant’anni.
“Vorremmo dirti tante cose, Simone – proseguono – Grazie per esserci sempre stato: nonostante la distanza ti facevi sentire tutti i giorni. Grazie per i sorrisi e le risate, che con te non mancavano mai. Grazie per la tua gentilezza e la delicatezza con cui hai approcciato la vita”.
“L’essenziale è invisibile agli occhi, non si vede bene che con il cuore – scrivono – Così diceva la volpe al piccolo principe. Per te non sono mai contate le apparenze ma ciò che provavi. Ciò che ritenevi importante è stato il motore che ti ha permesso di vivere la vita che volevi”.
“Grazie per essere stato un compagno di viaggio speciale per tutti noi – salutano il loro caro amico, con la speranza, anzi la consapevolezza che sarà sempre a fianco a loro – Continueremo a camminare insieme. Ciao, Simone. Ciao, Boban”.
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