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giovedì 23 Gennaio 2025
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    Conflitto in Medioriente: il Chianti fiorentino assume una chiara posizione sulla questione palestinese

    Varato nei consigli comunali di San Casciano, Greve in Chianti e Barberino Tavarnelle l'ordine del giorno sulla richiesta di riconoscimento dello Stato di Palestina come entità sovrana

    CHIANTI FIORENTINO – E’ concorde e unitaria la richiesta delle amministrazioni comunali del Chianti fiorentino di chiedere al Governo italiano di riconoscere a tutti gli effetti lo Stato di Palestina come entità sovrana, con Gerusalemme capitale condivisa.

    E’ quanto è emerso dall’ordine del giorno che i capigruppo di maggioranza Ketty Niccolini, Niccolò Masiero e Valentina Cerrini hanno proposto con un documento condiviso e approvato nei contenuti e nelle finalità tra i tre organi istituzionali di San Casciano, Greve in Chianti e Barberino Tavarnelle.  

    “Ciò che chiediamo allo Stato – rimarcano i capigruppo – è che il nostro Paese agisca presso la sede ONU per un immediato riconoscimento dello Stato di Palestina, come membro a pieno titolo delle Nazioni Unite, così da permettere alla Palestina e ad Israele di negoziare direttamente in condizioni di pari autorevolezza, legittimità e piena sovranità”.

    Per i capigruppo “il Governo italiano è chiamato ad un’assunzione di responsabilità e ad impiegare tutti gli strumenti politici, diplomatici e di Diritto Internazionale necessari e utili a bloccare la colonizzazione e l’annessione dei Territori Occupati Palestinesi”.

    Il documento impegna anche i sindaci e le rispettive giunte a farsi interprete di tali istanze e ad attivarsi verso le altre amministrazioni comunali della Città Metropolitana di Firenze con l’intento di concordare un’azione comune di sensibilizzazione delle rappresentanze politiche parlamentari e a diffondere, promuovere gli obiettivi dell’ordine del giorno e coinvolgere il più possibile le rispettive comunità.

    I consiglieri comunali tengono a ricordare “alcuni passaggi istituzionali cruciali avvenuti nel corso della storia contemporanea, quali il voto dell’Italia nell’Assemblea delle Nazioni Unite del 2012 a favore dell’ammissione della Palestina quale Stato osservatore all’ONU.

    E l’approvazione, nel 2014, da parte del  Parlamento italiano di una mozione che impegnava il governo a “sostenere l’obiettivo della costituzione di uno Stato palestinese” e a promuovere il riconoscimento della Palestina quale “stato democratico e sovrano, con Gerusalemme capitale condivisa”, sostenendo e promuovendo i negoziati diretti fra le parti.

    Procedendo a ritroso è del 1980 l’iniziativa italiana che spinse l’Europa al riconoscimento dei diritti legittimi del popolo palestinese attraverso la Dichiarazione di Venezia.

    “La politica estera italiana fin dagli anni ’70 è sempre stata trasversalmente impegnata per la pace in Medio Oriente – commentano – oggi è indispensabile che le Nazioni Unite e l’Unione Europea non si fermino alle dichiarazioni di condanna ed al richiamo alle parti di fermare la violenza, ma che prendano posizione per eliminare le cause che provocano la violenza e l’ingiustizia in Israele e in Palestina”.

    “L’obiettivo condiviso – puntualizzano – deve essere quello di esercitare una mediazione attiva per la fine dell’occupazione militare israeliana e per il rispetto dei diritti umani e del Diritto Internazionale in tutto il territorio palestinese e israeliano, come del resto è fondamentale garantire il diritto dello Stato di Israele a esistere in confini sicuri e di pace”.

    “Non possiamo più restare a guardare, come spettatori passivi dell’inenarrabile teatro di morte che ogni giorno va in scena in questi territori martoriati dai conflitti – concludono i capigruppo Niccolini, Masiero e Cerrini – dobbiamo agire partendo dalla convinzione che il riconoscimento internazionale dello Stato di Palestina rappresenta un passo fondamentale per equiparare la sua condizione sul piano politico a quella di altri Stati, riconoscere le aspirazioni legittime ad avere uno Stato da parte dei palestinesi ribadendo le tutele previste dal Diritto Internazionale”.

    ©RIPRODUZIONE RISERVATA

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