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venerdì 19 Aprile 2024
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    La categoria sbotta dopo l’istituzione degli ultimi tre a Bagno a Ripoli: “I Comuni snobbano tutte le regole”

    CHIANTI – E' "guerra" aperta: da un lato la Confesercenti chiantigiana e la Fiesa (Federazione Italiana Esercenti Specialisti dell'Alimentazione, che associa gli operatori commerciali che vendono prodotti alimentari).

     

    Dall'altra i cosiddetti "mercati contadini": o, per essere più precisi, le amministrazioni comunali che li hanno fatti sorgere un po' dappertutto.

     

    "“Mercati contadini – dicono da Confesercenti e Fiesa – Campagna Amica, fenomeni ormai diffusi in quasi tutti i comuni del Chianti. Cambia il nome in base all’associazione che li organizza, ma il senso rimane lo stesso".

     

    L'accusa è circostanziata e indirizzata: "Le amministrazioni comunali che dovrebbero tutelare tutte le attività esistenti sul territorio, si prestano, invece, nel favorire gli operatori agricoli (anche quelli che non sono sul proprio territorio comunale); permettendo loro di “vendere” anche su suolo pubblico senza dover sottostare alle regole del commercio".

     

    Si cita anche "l’esempio ultimo e pratico di quanto affermato sopra". Che è quello del Comune di Bagno a Ripoli, "che con una delibera di giunta del 29 aprile scorso – dicono Confesercenti e Fiesa – ha istituito ben tre mercati contadini, uno per frazione, per un totale di 10 operatori agricoli". Mercati che prendono il via proprio oggi, giovedì 19 giugno.

     

    "Aumentare l’offerta in un momento di grande contrazione dei consumi – sottolineano le associazioni – non può che danneggiare il tessuto commerciale del territorio, e questo risulta evidente anche ai non addetti ai lavori. Il problema sta anche nel fatto che per gli operatori agricoli che partecipano a questi pseudo “mercati” non vengono applicate le stesse regole del commercio tradizionale".

     

    "Nel Chianti – rilanciano – esiste, anche, il dramma dei fondi sfitti, quindi la domanda che ci sorge spontanea è: perché gli agricoltori non possono affittarne uno e vendere lì la loro merce? Ci viene il sospetto che in realtà non si voglia sottostare alle regole; si vogliono cercare delle scorciatoie a danno dei commercianti. E i Comuni assecondano tutto questo".

     

    "Noi – chiariscono – non siamo contro il mondo agricolo, ma vogliamo regole uguali per tutti; gli amministratori se desiderano aiutare gli agricoltori, possono farlo promuovendo accordi di filiera fra commercio e produzione agricola e si facciano garanti della tutela degli interessi di tutte le parti".

     

    "Riteniamo, inoltre – dicono ancora – che un’amministrazione seria debba tutelare quelle attività commerciali che garantiscono un servizio continuativo per 360 giorni all’anno e che contribuiscono in maniera consistente alle casse comunali anziché tutelare gli interessi di chi viene cinque ore la settimana e magari non è neppure del comune".

     

    "Infine – concludono – vorremmo sottolineare che il disciplinare allegato alla delibera del Comune di Bagno a Ripoli, che dovrebbe fornire “garanzie” per tutte le attività commerciali, è un’ennesima presa in giro . L’art. 10 recita: “L’esercizio dell’attività di vendita nell’ambito del mercato agricolo non è soggetto alla disciplina sul commercio (……) è soggetto all’attività di controllo del comune che accerta il rispetto delle disposizioni del D.M. 20/11/2007 e del presente disciplinare”. Gli amministratori comunali sanno anche meglio di noi che non hanno i mezzi e le persone per effettuare i controlli previsti".

    di Matteo Pucci

    © RIPRODUZIONE RISERVATA

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