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lunedì 10 Febbraio 2025
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    Intervista a Youssef: israeliano, di origini arabo-palestinesi, di religione cristiana

    CHIANTI FIORENTINO – Sul drammatico conflitto palestinese-israeliano riceviamo e volentieri pubblichiamo la lunga e accurata intervista realizzata dal Partito Socialista di Tavarnelle e Barberino a uno studente di nazionalità israeliana, di origini arabo-palestinesi, di religione cristiana.

     

    La sua famiglia vive in Cisgiordania, lui nel territorio del Chianti fiorentino: ma per privacy ha preferito non svelare né il nome (lo chiameremo Youssef, Giuseppe) né vi possiamo rivelare il luogo preciso in cui vive.

     

    La pace tra palestinesi ed Israeliani è necessaria ed urgente per i due popoli e per il mondo. Cosa ne pensi?

    "E’ necessaria per tutti, anche se difficile da ottenere, ciò che succede in medioriente si ripercuote a livello mondiale. La vedo una cosa molto difficile".

     

    Qual è la realtà dei territori palestinesi e quali i rapporti tra i due popoli attualmente, secondo il tuo punto di vista?

    "Si deve distinguere tra i territori palestinesi di Cisgiordania e Gaza. A Gaza da oltre 10 anni c’è un embargo ed i palestinesi possono andare in Israele solo dopo aver avuto un permesso e per poco tempo (magari solo per un giorno per lavorare e vengono pagati molto poco). Inoltre c’è molta difficoltà nel procurarsi elementi essenziali di prima necessità, tutto è controllato. Anche il confine con l’Egitto: e l’attuale governo egiziano ha reso più difficile il passaggio delle merci. Il mare è controllato ed i pescatori non possono andare oltre qualche miglio, quindi Gaza vive come in gabbia  con tantissime difficoltà. E dopo questi ultimi combattimenti sono state distrutte le infrastrutture essenziali: non solo la televisione ma anche gli ospedali, la centrale elettrica…".

     

    In Cisgiordania invece?

    "In Cisgiordania la situazione è un po' migliore perché lì il governo palestinese e più laico, di sinistra e ci sono commerci con la Giordania ed anche con Israele. I permessi sono più facili da ottenere: ci si può muovere, ci sono molti giovani acculturati che vogliono cambiare".

     

    Cosa proporresti per potersi muovere verso la pace?

    "Mi faccio la stessa domanda ogni giorno. In primis deve essere cambiato il governo di Hamas a Gaza che è di destra estrema  e di orgine religiosa ed anche il governo Israeliano  è di destra. Pensa che il nostro ministro degli esteri Liberman è un russo emigrato in Israele  e non parla ancora bene neppure la lingua ebraica ed è decisamente di destra politicamente contro i palestinesi".

     

    Qualche giorno orsono il direttore di Hareez, il giornale della sinistra israeliana, diceva che se non cambia qualcosa dalle sue parti sarà difficilissimo fare la pace. Specialmente in Israele con questa situazione.

    "Sì perché l’opinione pubblica si sta polarizzando a destra come a sinistra; e la situazione è paurosa con gruppi di arabi che attaccano ebrei, ed ebrei estremisti che attaccano arabi. Il tutto alimentato dai governi Così come quando dicono pace, pace, pace… e poi continuano gli insediamenti ebrei nei territori occupati".

     

    Ci sono cioè due  schieramenti, due tendenze politiche all’interno  di ognuna delle due parti. Ma resta difficile capire come giocano in questa situazione i Paesi arabi…

    "Tutto ciò che  avviene in medioriente dipende dalla politica internazionale, da Israele, dagli Usa, dalla Germania e dalla Francia I Paesi arabi sono in una situazione diversa: la Giordania dopo la firma del trattato di pace è in posizione neutrale, “coperta” massicciamente dai Paesi occidentali e con forti interessi verso il mar Morto; la Siria è fuori gioco con la guerra civile in casa. L’Egitto cambia posizione con il cambiare dei suoi governi. Importante attualmente per la striscia di Gaza sono Qatar ed Iran. Il Qatar perché i capi di Hamas vivono in alberghi a cinque stelle in Qatar e vengono finanziati da quel governo. L’Iran per l’influenza religiosa degli sciiti. I Paesi arabi sono più in linea con la Cisgiordania che con la striscia di Gaza, con cui si potrebbe aprire un discorso. Ma attenzione perché questo non vuol dire pace: perché quando Rabin tentò di fare la pace… gli spararono".

     

    Ma c’è un altro elemento, il ruolo degli Usa che sta un po' cambiando ultimamente, anche se hanno da sempre sostenuto Israele?

    "E’ vero, il rifiuto di Obama di inviare missili per gli elicotteri israeliani dimostra che c’è un contrasto strategico importante ma ricordiamoci che la lobby ebraica in Usa è molto influente. D’altra parte come si  può sostenere di battersi per la democrazia nel mondo lasciando Gaza in quella situazione?".

     

    Se Gaza fosse libera si aprisse ai commerci, costruendo il porto, l’aeroporto, diminuirebbe l’influenza di Hamas?

    "No perché Hamas ha usato le risorse per scopi militari, per costruire tunnel che sono costati ingenti patrimoni e per fare la guerra, non per migliorare lo stato della popolazione costruendo ospedali e scuole. E finché ci sarà Hamas al governo, Israele non permetterà la fine dell’embargo. C’è anche un problema religioso che entra in gioco. Ognuna delle due parti considera infedeli gli altri, quindi da distruggere, non da comprendere".

     

    L’Iran sta cambiando la sua politica, sembra in atto un rovesciamento di alleanze in medioriente. Vedi anche quello che sta succedendo in Iraq. Hamas sembra isolata: la stessa Turchia, da sempre contro Israele, è contro Hamas. La fratellanza musulmana in Egitto è stata sconfitta e messa fuorilegge. Quindi qualcosa dovrebbe cambiare?

    "I soldi e le armi le passano sempre Qatar ed Iran perché l’Iran vuole divenire la nazione egemone di riferimento in  medioriente. Non vedo uno sbocco positivo per l’apertura di Gaza sotto il governo di Hamas e sono d’accordo, vedendo quello che succede con il fondamentalismo islamico. Anche l’opinione pubblica israeliana moderata si sposta a destra, si polarizza".

     

    Il Libano potrebbe giocare un ruolo importante visto che nel sud c’è una forza multinazionale e, pur essendo sciita, non è partito nessun colpo contro Israele (e prima era un crocevia importante per Hamas)?

    "E’ vero ma il Libano è un coacervo di religioni ed ancora non è sufficientemente stabile per per aiutare l’evolversi della situazione a Gaza, almeno finchè durerà il conflitto in Siria. E poi ogni evoluzione verrà fermata dalla paura del nemico comune, Israele, perché sunniti e sciiti si combattono ma sono entrambi contro Israele".

     

    Settanta anni di guerre e di lotte di distruzioni e morte non hanno insegnato nulla se ancora siamo a questo punto con il rischio di allargamento del conflitto?

    "Gaza deve tornare sotto il governo dell’autorità palestinese con il controllo di ciò che entra; perché nessuno possa dire fra qualche tempo… voi avete fatto passare le armi. Hamas è un movimento fondamentalista estremista di destra".

     

    Come ha influito l’azione di Papa Francesco in questa situazione?

    " Poco, perché sono state solo parole e non ha avuto impatto nella opinione pubblica nostra. È un po’ come quando parla l’Onu. Sembrerà una risposta cinica ma è così. In Medi Oriente contano i soldi: i governi fanno quello che gli dicono chi li paga. Pensi che davanti alle coste di Gaza sono stati individuati dei giacimenti di gas, forse anche questo ha acuito il conflitto".

     

    L’Europa cosa dovrebbero fare?

    "Non servono a nulla le manifestazioni contro una parte o l’altra, ma essere equidistanti combattendo e boicottando le posizioni estremiste e sbagliate sia da parte palestinese che israeliana".

     

    Cosa ti aspetti dall’Italia?

    "Dovrebbe essere più attenta a ciò che succede ed all’evoluzione sull’altra sponda del Mediterraneo. E non polarizzarsi sui centomila estracomunitari sbarcati sulle sue coste, che sono l’effetto e non la causa del fenomeno immigrazione".

     

    Cosa pensi, infine, dell’Italia?

    "E’un Paese meraviglioso….".
     
    Partito Socialista Tavarnelle/Barberino

     

    di Redazione

    © RIPRODUZIONE RISERVATA

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