Le richieste si suddividono in “urgenti” e “differibili”. Le prime vengono evase nel giro di 48 ore, le seconde, a seconda della patologia e del tipo di prestazione, al massimo fra i 7 e i 30 giorni.
Sono i tempi di attesa di un paziente dell’Azienda sanitaria di Firenze affetto da insufficienza respiratoria, diabete, scompenso cardiaco o che in passato ha avuto un ictus ed è in cura da un medico di base già impegnato nel programma di medicina di iniziativa.
In quell’arco di tempo potrà accedere alla visita di uno specialista o effettuare gli esami necessari a valutare l’andamento della propria malattia. Si calcola che fra i 50 e i 60 mila soggetti circa, su quasi 700 mila assistiti in età compresa tra i 16 e i 99 anni dell’Asl 10, siano affetti da queste patologie croniche, le quattro più diffuse e rischiose.
Circa un 40% di questi sono stati “arruolati” nel progetto di medicina di iniziativa che coinvolge attualmente un medico di base su tre, per l’esattezza 224 su oltre 600, i quali operano in 54 ambulatori sparsi sul vasto territorio dell’Azienda sanitaria di Firenze ed hanno in carico oltre 277 mila pazienti, circa il 30% circa dell’intera popolazione.
Entro la fine dell’anno si prevede che la percentuale dei medici coinvolti nel progetto salga al 60% e l’obiettivo finale è, come richiesto dalla Regione, estendere entro il 2015 l’iniziativa a tutti.
Per i pazienti cronici affetti da queste 4 patologie già inseriti nel programma di medicina di iniziativa c’è un percorso semplificato e “prioritario” di intervento: un numero verde, l’800 444 432, al quale possono rivolgersi sia i medici che li hanno in cura che gli stessi assistiti “arruolati” nel momento in cui hanno in mano la ricetta con la richiesta di visita o esame. Il numero, gestito dal Cup dell’Azienda, è in funzione dalle 7.45 alle 18.30 dal lunedì al venerdì e dalle 7.45 alle 12.30 del sabato.
Composto il numero verde gratuito, una voce registrata su nastro invita a digitare l’1 per i pazienti già inseriti nei programmi di medicina d’iniziativa e il numero 2 per i medici. In base alla patologia per la quale si sta chiamando è indispensabile anche in questo caso comporre un numero: il 4 per gli scompensi cardiaci, per esempio, e il 2 per il diabete.
I medici sono affiancati per ora da una trentina di infermieri, che svolgono un’attività fondamentale per la riuscita del progetto: sono loro a raccogliere i dati relativi ai pazienti e inserirli nel database che verrà condiviso con il medico e farà da programma per il percorso da seguire. L’infermiere controlla la pressione, il peso, la glicemia e la circonferenza-vita, verifica le abitudini alimentari dell’assistito e, soprattutto, intraprende con lui un’attività di educazione e informazione.
Questo programma ha la finalità di favorire una conoscenza sempre maggiore della propria malattia e di conseguenza poter adottare tutti quei comportamenti e stili di vita che ne prevengono l’aggravamento. Il paziente cronico e la sua famiglia sono i principali attori questo programma educativo.
La medicina di iniziativa (che in futuro potrebbe essere estesa anche ad altri disturbi come per esempio l’ipertensione) mira a tenere sotto controllo costantemente lo stato di salute delle persone con controlli periodici, evitando il ricorso all’ospedalizzazione, fastidioso per chi deve ricorrervi e costoso per la comunità.
L’obiettivo è quello di portare… la montagna a Maometto anziché Maometto alla montagna. In altre parole di realizzare un rapporto più stretto tra il medico ed il suo paziente con patologie croniche, in modo che non sia quest’ultimo a doversi rivolgere al curante per chiedergli di controllarlo e segnalargli eventuali evoluzioni della malattia, ma di seguirlo costantemente secondo un programma di periodici accertamenti e visite ed esami mirati ed una capacità maggiore di gestire il proprio corpo e di ciò che occorre per farlo star meglio.
Con questa impostazione si dovrebbe ridurre anche il ricorso improprio ai ricoveri ospedalieri, in passato spesso usati per programmare un certo numero di controlli e di esami diagnostici, lasciando che i posti letto restino a disposizione di chi davvero ha bisogno di cure ed assistenza. È significativo che nelle indagini svolte per verificare i risultati di questo tipo di medicina, il 73% dei pazienti abbia riscontrato un miglioramento dell’assistenza, dichiarando di saper ora gestire la propria malattia, ed il 67% di stare decisamente meglio.
di Redazione
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