CHIANTI FIORENTINO – C'è un po' di amarezza nelle parole del chiantigiano, assistente di un parlamentare europeo (ci chiede di non farne il nome, ne rispettiamo la richiesta) che ieri, ha vissuto sulla propria pelle l'attentato di Cherif Chekat, ai mercatini di Natale a Strasburgo.
Ha letto alcuni resoconti, qualcuno che parla anche di "terrore affogato nello spumante nel Parlamento Europeo", ed è rimasto basito. Oltre che amareggiato.
Un'amarezza che arriva, profonda, anche via telefono: "Nessuno era a bearsi nello Champagne, fra i feriti più gravi c'è un giornalista italiano freelance che lavora qui e che ha più o meno la mia età. Certo, siamo in un periodo in cui sparare addosso a qualsiasi cosa sia politica fa audience, ma insomma…".
Poi ripercorre con noi la serata di ieri, martedì 11 dicembre: "Eravamo in ufficio e ci apprestavamo per uscire a cena. Alle 20.15 ci hanno detto che chi era ancora a lavorare dentro non poteva uscire. Ovviamente siamo un edificio sensibile, lo sappiamo".
"Siamo andati a mensa a mangiare – prosegue – E abbiamo iniziato a capire quel che era accaduto. Le informazioni le apprendevamo dai giornali più che da fonti interne e ufficiali. A quel punto abbiamo capito che saremmo rimasti per molto tempo".
Fino alle 2.40, quando l'edificio del Parlamento è stato fra gli ultimi ad essere evacuati: "Alcuni parlamentari che alloggiano in centro, dove è avvenuto l'attentato, sono stati scortati. Io mi sono fatto da solo una ventina di minuti a piedi, e non è stato proprio piacevole. Siamo di fronte a situazioni imprevedibili, chi mi assicura che a quell'ora l'attentatore, o altri attentatori, non sarebbero stati in zona?".
"Sicuramente – riprende – rispetto a chi era in centro, ai mercatini, o chi lavora nel cuore di Strasburgo, qui eravamo dei "privilegiati", al sicuro, aspettando informazioni per capire se e quando evacuare, di capire l'entità dell'attentato. Ma fra noi, me compreso, c'è gente che ha vissuto anche l'attentato di Bruxelles, e c'era tensione".
"Le misure di sicurezza a Strasburgo? Che devo dire – risponde – Tutti gli anni in cui veniamo per la sessione plenaria di dicembre ci è sempre stato detto che i mercatini di Natale sono particolarmente pericolosi, a rischio attentati. Io non ci sono mai andato, anche perché i ritmi lavorativi quando siamo qua sono molto serrati: arriviamo il lunedì all'ora di pranzo, ripartiamo il giovedì dopo pranzo".
"Adesso? Vengo via domani e torniamo a Bruxelles, dove vivo – conclude – Stasera? Forse andremo a mangiare a mensa, come in questi giorni. Sono un ragazzo normale, che fa un lavoro in cui crede. E che ieri sera, quando tornava a casa da solo, per strada, nel cuore della notte, un po' di paura addosso se l'è sentita…".
di Matteo Pucci
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