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giovedì 25 Aprile 2024
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    Alla Casina di Lilliano. Il Consorzio Vino Chianti Classico: “Situazione insostenibile”

    CASTELLINA IN CHIANTI – Gli otto sindaci del Chianti avevano appena inviato al presidente dell'Ispra una lettera in cui esprimevano la loro preoccupazione per la questione ungulati (clicca qui per leggere l'articolo), ed ecco arrivare da Castellina in Chianti l'ultimo, surreale, caso.

     

    Ecco i fatti: un gruppo di turisti stranieri è a pranzo una domenica di luglio in una delle ottime osterie del territorio; ridono, bevono Chianti Classico e si godono i raggi del sole.

     

    Ma ecco che arriva un ospite indesiderato. Un grosso cinghiale maschio, accompagnato da altri due o tre, si avvicina alla loro tavola. Fra spavento e sorpresa, tutto si è risolto per fortuna in pochi secondi. Qualcuno alza la voce, i cinghiali scappano. Ma il problema rimane.

     

    E’ accaduto alla Casina di Lilliano (in foto), locanda e ristorante che si trova fra le proprietà di due aziende socie del Consorzio Vino Chianti Classico, Tenuta di Lilliano e Rocca delle Macìe.

     

    Un incauto gruppo di cinghiali, notoriamente animali onnivori, forse attratti dal profumo del cibo, si è avventurato fin sotto i tavoli degli ignari commensali, provocando un po’ di scompiglio.

     

    “La situazione è diventata talmente grave da non poter essere più tollerata – dichiara Sergio Zingarelli, presidente del Consorzio Vino Chianti Classico – con danni ai vigneti e alle produzioni che annualmente superano i 10 milioni di euro".

     

    "Adesso – prosegue – i cinghiali si avvicinano anche pericolosamente agli uomini. Sono anni che chiediamo alle istituzioni (Province e Regione in primis) di adottare tutti i provvedimenti necessari per risolvere il problema, ma oltre allo stucchevole rimpallo di responsabilità nessuna decisione operativa è mai stata presa”.

     

    D’altra parte le cifre fornite dal Consorzio parlano chiaro. Da un sondaggio svolto su un campione delle oltre 500 aziende associate è emerso che circa il 90% di queste ultime ha ripetutamente subito dei danni dagli ungulati (cinghiali, caprioli e daini); danni che in molti casi, vista l’esiguità dei rimborsi stanziati dalle ATC, non vengono nemmeno denunciati.

     

    E il problema, sostengono ancora al Consorzio, ha acquistato una rilevanza che va oltre i suoi contenuti economici.

     

    La proliferazione incontrollata degli ungulati è diventata infatti la principale causa degli incidenti stradali nella provincia di Siena (tra il 70% e l’80% secondo la Provincia) ed è causa di un degrado ambientale (depauperamento dei boschi e scomparsa della piccola selvaggina) che tutti i tecnici conoscono.

    di Redazione

    © RIPRODUZIONE RISERVATA

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