CASTELLINA IN CHIANTI – Dei ricordi scolastici dei ragazzi del 1959 di Castellina in Chianti abbiamo parlato qualche giorno fa: delle maestre che arrivavano in auto, degli scappellotti e delle gite allo zoo, delle stilografiche e anche del refettorio.
Oggi proponiamo un altro capitolo delle immagini del passato attraverso la memoria di Marcello Bonechi, Gabriella Bruni, Tiziana Cicali, Massimo Guarducci e Giovanna Lusini, nati nel 1959, che ripercorrono i ricordi della loro infanzia, in un mondo dove la tecnologia era il telefono a gettoni e una festa l'arrivo della lavatrice o del frigorifero a casa, dove l'estate si passava tutta all'aria aperta.
“In estate – continua infatti Massimo Guarducci, andavamo in pineta – alla Casce o al Montecalvario. Lì c’era molto vento ed era perfetto per far volare gli aquiloni. Le mamme ricamavano e noi giocavamo. Si portava con noi anche la merenda. Spesso si girava intorno al prete. La domenica, andavamo a vedere il Castellina anche in trasferta con il pullman. Io non ho mai giocato a calcio, non ero affatto bravo. Ho sempre avuto la bicicletta".
Continua Guarducci: "I miei amici erano i miei compagni di scuola. C’era una forma di appartenenza molto forte. In estate, la domenica andavamo al mare a Follonica con la 500. Mentre il sabato pomeriggio, dopo scuola, con i miei genitori, approfittavamo per andare a Siena. La macchina si posteggiava al campo sportivo. Andavamo sempre all’Upim: per me era il regno dei balocchi; mi brillavano gli occhi dalla gioia.”
“D’estate – ci dice Tiziana Cicali – si chiacchierava, andavamo in pineta, oppure dalla Stefania Manganelli che stava in campagna. Si usava molto la fantasia e ci si divertiva con poco. Poi io leggevo di tutto; mio padre quando ritornava da Siena aveva sempre un libro con sé, appositamente per me. Con la mia zia e i miei cugini, qualche giorno, si trascorreva al mare a Follonica. L’anno di terza media andai anche in Colonia. Alcune volte capitava di vedere un film al cinema, al Cantinone. Però ricordo anche di essere stata con mio padre a vedere Via col Vento al cinema San Gallo. All’epoca, a Castellina c’era davvero tutto per comprare il necessario: dai vestiti alle scarpe”.
“D’estate dove si andava? Si stava ma a casa – ci racconta Marcello Bonechi – La domenica mattina andavamo alla messa a San Niccolò; poi si mangiava il bollito con il lesso, la gallina e la salsa verde. La televisione la comprarono i nostri vicini che stavano alla 'Casina'. Si guardava a luce spenta. Poi si comprò anche noi. Era una tv MIVAR che si acquistava a Castellina da Tonino Bucciarelli”.
“D’estate anche io stavo a casa, giocavo con la Mariagrazia, con la Marzia Fabiani e la Silvia Forconi. Non sono mai stata in colonia. Piuttosto giocavo a nascondino, a campana e a 4 cantoni", ci dice la Gabriella Bruni.
“Non ho passato l’estate in piazza – ricorda Giovanna Lusini – Veniva la mia cugina e andavamo in pineta. A quel tempo non c’erano ritmi, perché la vita era molto più fluida di adesso; la mamma stava a casa. Andavo al pozzo a prendere i secchi dell’acqua che era freddissima. Dentro i secchi ci mettevamo le bottiglie di acqua, il burro, perché il frigo non c’era. Mi ricordo, che dopo pranzo, la mamma chiamava la zia Primetta per andare a cogliere le erbe da cuocere. Dagli anni 60 agli anni 70 ci fu un vero boom economico: arrivò la televisione, la lavatrice, il telefono, la macchina e il frigorifero. La domenica, con il babbo, andavamo a mangiare la panna a Siena”.
“Prima – conclude Massimo Guarducci – ci si baloccava con poco e c’era un enorme differenza rispetto ad oggi: non esistevano i telefoni cellulari. Hanno cambiato radicalmente la nostra cultura. Prima c’era il telefono a gettoni e non sempre riuscivi a prendere la linea. Ricordo che la mia famiglia è stata una delle prime ad avere la tv. La gente veniva a vedere San Remo da noi. Si guardava la Tv per i ragazzi mentre si mangiava pane al pomodoro o pane con vino e zucchero. Il 2000 per noi era un confine fantascientifico. Ci si immaginava sempre una vita altamente tecnologica, ma non si sapeva come. Si ipotizzava più il teletrasporto che il telefono cellulare”.
di Jessica Nardi
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