RADDA IN CHIANTI – “Mezzo secolo dopo l’improvvida costruzione del Vinosauro, dopo che tutte le amministrazioni succedutesi nella guida del Comune di Radda in Chianti avevano pensato, sperato, tentato in ogni modo di liberarsene o di riconvertirlo senza successo, il 3 ottobre scorso in occasione dell’apertura del cantiere l’amministrazione comunale, per mezzo del sindaco Pier Paolo Mugnaini, ha annunciato che la demolizione si sarebbe conclusa entro il 31 dicembre”.
Lo ricorda l’amministrazione comunale raddese, sottolineando anche che allora “le reazioni sono state di stupore misto ad incredulità e scetticismo”.
Radda in Chianti, ci siamo per davvero: consegnato il cantiere per l’abbattimento del “Vinosauro”
“Adesso – annunciano dal palazzo comunale – che siamo giunti al 31 dicembre possiamo constatare che la demolizione dei 45.000 metri cubi è completata e che quanto affermato non era un azzardo, ma rispondeva ad una pianificazione dei lavori ben ponderata. Rimane in piedi solo un lacerto del muro perimetrale che il Genio Civile ha prescritto di lasciare quale presidio nei confronti del rischio idraulico che interessa l’intera area”.
“A questo punto – proseguono dal Comune di Radda in Chianti – le attività nel cantiere, che richiederanno ancora circa tre mesi prima di essere concluse, proseguiranno con i lavori di triturazione delle macerie di calcestruzzo, per essere riutilizzate come inerti, e con l’allontanamento dell’acciaio recuperato, operazione quest’ultima in gran parte già eseguita”.
“Dal punto di vista economico – aggiungono – non è vano ricordare che l’intervento è stato condotto senza indebitamento per il Comune. Gli oltre quattrocentomila euro investiti derivavano in parte da un fondo che la Regione aveva assegnato al momento del trasferimento della proprietà dell’immobile, ed in parte da una porzione di avanzo libero su cui poteva contare il Comune, a testimonianza della corretta gestione del bilancio”.
“Ciò dimostra inoltre – viene rivendicato – come il controllo serrato sugli equilibri di bilancio consentano – in presenza di una chiara visione territoriale a medio e lungo termine – di poter impiegare risorse anche in operazioni che non abbiano un riscontro immediato in termini economici, ma che possano dare frutti nel tempo in termini di qualità della vita delle future generazioni e contribuiscano alla creazione delle condizioni, anche culturali, per un uso consapevole e sostenibile delle risorse disponibili”.
“In termini generali quindi – sono ancora parole dell’amministrazione comunale raddese – l’intervento di demolizione del Vinosauro ed il conseguente risanamento paesaggistico di questo angolo del territorio raddese non deve essere letto come avulso dall’azione dell’amministrazione comunale, ma come parte di una concezione della politica territoriale che mira a mettere al centro della propria azione il valore del paesaggio quale costruzione culturale e condensato della storia di una comunità”.
“Un approccio questo – si specifica – che l’amministrazione sta ponendo al centro della redazione degli strumenti urbanistici, tanto del Piano Strutturale Intercomunale quanto, con ancora maggiore incisività, del Piano Operativo il cui iter è appena stato avviato”.
“Nel concludere queste riflessioni intorno alla demolizione del Vinosauro – sono le conclusioni – un pensiero va a tutti coloro che si sono prodigati negli anni ed hanno inseguito questo obiettivo con tenacia, resistendo ad ogni insuccesso, uno per tutti il sindaco Giorgio Bianchi che già sul finire degli anni Settanta, con la lungimiranza che lo caratterizzava, aveva compreso come la demolizione fosse l’unico epilogo accettabile per questo territorio, per questo paesaggio”.

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