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venerdì 11 Ottobre 2024
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    Rocca di Castagnoli: “Ad oggi abbiamo 450mila euro di danni a causa dei cinghiali”

    Intervista del blogger Andrea Pagliantini al direttore dell'azienda: "La vendemmia? La dettano gli ungulati"

    GAIOLE IN CHIANTI – Quasi mezzo milione di euro di danni. Una cifra astronomica, ma è quella raggiunta dai danni causati quest'anno dagli ungulati (in particolare i cinghiali) all'azienda agricola "Rocca di Castagnoli", a Gaiole in Chianti.

     

    Lo racconta Rolando Bernacchini, da 12 anni direttore dell'azienda vitivinicola. Lo fa con una presa di posizione coraggiosa, anche nei confronti del mondo venatorio: squadernando la problematica a 360 gradi, con equilibrio e le idee chiare di chi, ogni giorno, se la trova davanti.

     

    Sono iniziate in questi giorni le prime operazioni di vendemmia in virtù di una stagione climaticamente favorevole e di un’annata che dal punto di vista qualitativo è ottima. Lo sanno bene i cinghiali che ad oggi hanno privato “Rocca di Castagnoli” di ben trecento quintali di uva dai vigneti da cui nasce la Gran Selezione, il vino di punta dell’azienda.

     

    Bernacchini si è raccontato al blogger Andrea Pagliantini. In una interessantissima intervista (clicca qui per andare sul blog) che, con il consenso dell'autore, molto volentieri vi riportiamo qui sotto.

     

    Bernacchini, ma i vigneti non sono protetti con recinzioni e/o filo elettrico?

    "Sì, lo sono. Abbiamo richiesto e ottenuto la concessione edilizia dal Comune e da quest’anno i vigneti sono protetti con recinzioni fisse. I fili elettrici ormai non servono più a niente. Fra pali, rete, scavatore, manodopera,. questi lavori sono costati 80.000 euro e pensavamo fosse una soluzione risolutiva al problema dei cinghiali, ma così non è stato.
    Hanno scavato buche di 70 cm per passare, ma succede anche che la mattina troviamo aperti i varchi o interi pezzi di recinzione tagliata… . E qui non possono essere stati i cinghiali. Per questo abbiamo degli operai che controllano (e riparano) ogni giorno l’efficenza delle protezioni".

     

    In questo momento quali sono i vigneti più danneggiati, e si possono quantificare i danni economici subiti in termini di uva, vino e bottiglie non prodotte e vendute?

    "Ad oggi sono “Stielle”con i suoi 5 ettari di Sangiovese e il vigneto allevato ad “alberello”, con i suoi 3,5 ettari. Sempre ad ora, abbiamo calcolato che sono andati in pasto ai cinghiali 300 quintali di uva, che per stare sui numeri rappresentano 210 ettolitri di vino, corrispondondenti  a circa 30.000 bottiglie del nostro vino più pregiato, (il Chianti Classico Gran Selezione) il che equivale ad un danno economico per l’azienda di 450.000 euro di vino non prodotto, non imbottigliato e non venduto. Un grave danno economico, perché l’azienda potrà avere solo poche bottiglie del suo vino più importante, in un’annata che ogni analista prevede ottima,  ma non solo, tenuto conto del sacrificio e del lavoro che serve per fare viticoltura e degli stipendi che abbiamo sempre regolarmente pagato ai dipendenti".

     

    Che vendemmia sarà per “Rocca di Castagnoli”?

    "Qualitativamente sarà ottima, ma consideri che ogni mattina attendo un report dettagliato sulle attività notturne dei cinghiali e faccio rimbalzare da una parte all’altra dell’azienda le squadre dei vendemmiatori a raccogliere l’uva che subisce le maggiori aggressioni.
    Stiamo raccogliendo due ettari di Cabernet prima che venga divorato. Purtroppo i tempi di vendemmia non sono decisi dal grado di maturazione dell’uva, ma è la voracità dei cinghiali che detta i tempi di raccolta".

     

    Sul territorio chiantigiano perché, secondo lei, c’è una presenza così massiccia di cinghiali e cervidi?

    "Perché tutto l’anno, anche all’interno delle nostre proprietà, gli ungulati vengono illegalmente alimentati con mais e pane al chiaro scopo di aumentare la popolazione. E tenere le coltivazioni al riparo dall’aggressione di questi animali che hanno spezzato l’equilibrio naturale del territorio è pressoché un’utopia. Con i miei collaboratori ciò che facciamo è per mantenere, conservare e lasciare un patrimonio di bellezza unico al mondo. Però io in questa  difficile situazione devo gestire un’azienda che deve produrre vino e reddito e garantire gli stipendi ai dipendenti".

     

    Quali possono essere le soluzioni da adottare (Provincia e Regione) per tentare di risolvere la questione?

    "Si mettono in crisi le imprese che danno lavoro e quindi c’è bisogno di serietà. Si deve avere l’ottica di riportare la caccia alle origini di passione e sport in equilibrio con il territorio… . Anche le recinzioni per proteggere le coltivazioni sono un male naturale, ma non fanno bene al paesaggio. Occorre porre fine alla pasturazione degli animali, occorre un piano di abbattimenti che riporti le cose in equilibrio, che non si entri dentro terreni fin quando le colture sono in atto per fare attività venatoria. Sia possibile per tutti vivere e sviluppare le proprie passioni e il proprio lavoro".

     

    Non è usuale venga presa posizione così aperta e pubblica su un tema così attuale e scottante, non teme qualche dispetto?

    "Il danno è tale… che la paura mi è passata".

    di Redazione

    © RIPRODUZIONE RISERVATA

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