RADDA IN CHIANTI – E’ appena tornata da una missione davvero speciale per conto del Pentagono, il Dipartimento della Difesa degli Stati Uniti: portare le sue pregiatissime capre da cashmere in Afghanistan.
Un vero e proprio programma di pace e di sviluppo economico ideato dal professor Ajay Jha, della Colorado State University, che ha visto atterrare ad Herat dieci caproni da cashmere toscani dopo sei giorni di volo e cinque scali: esperienza interamente documentata sul sito internet dell’azienda agricola (www.chianticashmere.com) e sulla pagina facebook di Nora Kravis.
“Sono rimasta una ventina di giorni – racconta – ho insegnato un po’ di cose a due veterinari locali e loro hanno trasmesso le mie conoscenze a centinaia di allevatori per permettere loro di migliorare il prodotto, ottenere maggiori ricavi e rilanciare l’economia della produzione di cashmere afghano. Facendo accoppiare le capre locali con i maschi arrivati dall’Italia, in pochi anni, sarà possibile ottenere un prodotto migliore, portare più reddito ai contadini, ridurre le tensioni, aiutare il ritorno della pace”.
E di ritorno da questa avventura la vulcanica proprietaria dell’Azienda Agricola La Penisola si dedica subito ad una nuova missione, questa volta per conto del Consorzio: un progetto sicuramente più facile e sicuro, non lontano da casa e che tuttavia, anno dopo anno, sta dando risultati sempre più convincenti.
Si tratta dell’impiego delle ruspanti capre da cashmere per lo sfalcio delle casse di espansione dell’Alta Pesa, come quella di Campomaggio.
“Le capre mangiano le erbacce dal gusto sgradevole che gli altri animali disprezzano – spiega Nora – Una volta realizzata una recinzione sicura dai predatori, le capre richiedono poche altre attenzioni: sono a basso costo di mantenimento e lavorano come un decespugliatore, senza benzina o pezzi di ricambio”.
Si rinnova dunque anche per quest’anno la sperimentazione di una tecnica naturale e sostenibile di controllo della vegetazione, che permette la manutenzione di grandi superfice destinate ad aree di laminazione delle piene a basso costo e a basso, anzi praticamente nullo rispetto ad un trattore, impatto ambientale.
di Redazione
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