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martedì 19 Marzo 2024
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    Distretti biologici modello di agricoltura: la Regione ufficializza quello del Chianti

    Comprende i sette comuni: Barberino Tavarnelle, Castellina in Chianti, Castelnuovo Berardenga, Gaiole in Chianti, Greve in Chianti, Radda in Chianti e San Casciano

    CHIANTI – Montalbano e Chianti: sono loro i neonati distretti biologici che vanno ad arricchire il patrimonio toscano dei distretti, realtà dedicate alla coltivazione, all’allevamento, alla trasformazione e alla commercializzazione dei prodotti agricoli e alimentari ottenuti con metodo biologico.

    I due nuovi arrivati sono stati presentati oggi in Regione, per una vera festa del biologico, la prima occasione in cui tutti e 5 i biodistretti esistenti in Toscana riconosciuti con legge (la 51 del 2019) dalla Regione Toscana, si sono riuniti e ritrovati.

    Montalbano e Chianti vanno ad aggiungersi infatti al distretto biologico di Fiesole, il primo nato il 27 luglio 2021, al distretto biologico della Val di Cecina riconosciuto il 13 luglio 2022 e al distretto biologico di Calenzano riconosciuto il 15 settembre 2022.

    Il prossimo 9 marzo si terrà proprio nel Montalbano il primo tavolo dei distretti, organismo che la legge impone di istituire annualmente, e sarà quella l’occasione per scambiare esperienze, confrontarsi su eventuali problemi e condividere prospettive.

    Distretto biologico del Chianti

    Riconosciuto il 31 gennaio 2023, pur essendo un soggetto nuovo e diverso rispetto al distretto rurale del Chianti riconosciuto nel 2018, il distretto biologico lavorerà con questo in modo sinergico per diventare un laboratorio per la progettazione, la sperimentazione e l’attuazione di nuove pratiche per l’agricoltura biologica e per promuovere un modello di sviluppo inclusivo e al passo con la transizione ecologica e con l’approccio agroecologico.

    Il territorio del distretto biologico insiste su 7 comuni, ovvero di Barberino Tavarnelle, Castellina in Chianti, Castelnuovo Berardenga, Gaiole in Chianti, Greve in Chianti, Radda in Chianti e San Casciano, e trova il suo elemento caratterizzante nella zona di produzione del Chianti classico, con una SAU biologica del 43%.

    Le aziende biologiche hanno aderito per il tramite dell’associazione del biodistretto del Chianti che conta 62 aziende agricole biologiche aderenti.

    “Proprio stamani – ha detto il presidente Eugenio Giani – ho letto che in Italia il 70 per cento dei consumatori è disposto a pagare di più se ha la certezza che il prodotto sia biologico. Il percorso intrapreso dalla Toscana, tra le prime regioni in Italia su questo fronte a essere partita, sta andando nella direzione giusta dunque”.

    “Due nuovi distretti biologici che si aggiungono ai tre esistenti – ha aggiunto – cinque da quando nel 2019 a Regione ha istituito la legge che li riconosce, è la testimonianza della forte attenzione che la Toscana, sia come Regione con il sostegno e gli investimenti sia come amministrazioni insieme agli imprenditori, ha deciso di dedicare a un vero e proprio modello di agricoltura”.

    “Un modello che poi è anche quello che l’Europa ci invita a seguire – ha concluso – cioè un’agricoltura di qualità che è innanzitutto sinonimo di salute ma anche di sostenibilità. Aggiungo, una leva unica di marketing territoriale”.

    “Due distretti in più e in zone importanti e di pregio come il Montalbano e il Chianti sono la dimostrazione di quanto nella nostra regione l’agricoltura stia prendendo la forma di una pratica sempre più compatibile con l’ambiente e che diminuisce l’impatto della chimica sui prodotti coltivati” ha detto la vicepresidente e assessora all’agroalimentare Stefania Saccardi.

    “Siamo una regione che vuol fare di un’agricoltura sana – ha proseguito – di qualità, e ambientalmente sostenibile un modello da diffondere. Siamo sulla buona strada se si considera che l’Europa ha dato l’obiettivo del 25% della superficie coltivata a biologico per il 2025, e già adesso la Toscana è al 35% e oggi presentiamo due distretti dove la superficie a biologico si attesta attorno al 40%, una percentuale alta che testimonia l’impegno di questa Regione e delle amministrazioni con le quali stiamo lavorando, e di tanti imprenditori che hanno fatto una scelta di qualità”.

    “Un grande traguardo – ha detto il presidente del biodistretto Chianti Roberto Stucchi Prinetti – Veniamo da 12 anni di lavoro, impegno e questo passaggio a un nuovo inizio dove siamo riconosciuti dalla Regione Toscana, dà l’energia a una struttura che adesso può accelerare, con più risorse, ampliare ancora la rete e portare avanti i nostri obiettivi che sono importanti per tutti, per il territorio, per chi qui lavora e per la Toscana”. 

    Le regole per diventare distretto

    Tre sono i vincoli che la Regione Toscana ha posto per istituire un distretto:

    – presenza di una superficie condotta con metodo biologico pari almeno al trenta per cento rispetto alla superficie agricola utilizzata.

    – l’adesione di almeno 3 imprenditori agricoli biologici iscritti nell’elenco pubblico degli operatori dell’agricoltura e dell’acquacoltura biologiche che operano sul territorio del distretto o, se presente sul territorio, un’associazione in cui siano presenti almeno tre imprenditori agricoli biologici iscritti;

    – l’adesione di un terzo dei comuni del territorio del distretto, che si devono impegnare ad adottare politiche di tutela dell’uso del suolo, di riduzione della produzione di rifiuti, di difesa dell’ambiente e di promozione delle produzioni biologiche e di difesa e sviluppo dell’agrobiodiversità.

    @RIPRODUZIONE RISERVATA

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