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giovedì 28 Marzo 2024
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    Dpcm, il grido di allarme dei 1.500 circoli Acli e Arci della Toscana: “Senza aiuti richiamo di morire”

    "Anche nell'ultimo Dpcm riferimenti non chiari rispetto alla nostra tipologia associativa e all’esercizio delle attività di interesse generale"

    FIRENZE – “1.500 circoli rischiano di morire e con loro la rete sociale che sostengono, soffocati dalla mancanza di aiuti economici e dalla poca chiarezza da parte del Governo”: è il grido di allarme che Acli Toscana e Arci Toscana lanciano dopo l’entrata in vigore delle nuove misure adottate dall’esecutivo per contenere la seconda ondata della pandemia.

    “Ad oggi – commenta il presidente delle Acli, Giacono Martelli – permangono nei provvedimenti del Governo, anche nell’ultimo emesso ieri, riferimenti non chiari rispetto alla nostra tipologia associativa e all’esercizio delle attività di interesse generale”.

    “Una situazione di incertezza assurda per tutti i nostri circoli ricreativi e culturali – denuncia – che fanno parte della tradizione toscana e con una identità ben definita all’interno del terzo settore”.

    I circoli Arci e Acli si sono attivati “da subito e responsabilmente, anche prima delle disposizioni normative, limitando le proprie attività, adoperandosi per un attento rispetto delle linee guida, adottando specifici protocolli anti contagio, formando i propri dirigenti e i volontari” aggiunge Martelli.

    “Durante il lockdown – rivendica – molti di loro hanno contribuito alla coesione sociale delle nostre comunità con una particolare attenzione alle categorie di persone più vulnerabili”.

    “Le nostre associazioni rappresentano – prosegue il presidente Arci Toscana, Gianluca Mengozzi – un tessuto associativo di comunità, un presidio del territorio, una insostituibile rete di volontariato che opera per la coesione sociale”.

    “Siamo uno stabile riferimento della pubblica amministrazione – riprende – e sosteniamo con solidarietà e beneficienza molte realtà del territorio. Tutto con le risorse delle proprie attività di autofinanziamento e senza gravare sui bilanci pubblici”.

    “Ma è diventata ormai necessaria e urgente – conclude – una chiara collocazione dei nostri presidi all’interno delle misure di sostegno per garantire la continuità della nostra funzione, anche in vista dell’importante intervento di tenuta sociale e di contrasto delle conseguenze della pandemia che vedrà le nostre associazioni agire con ancor maggiore intensità nei mesi a venire”.

    @RIPRODUZIONE RISERVATA

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