FIRENZE – “Esiste una sofferenza diffusa nel mondo della sanità. Più di 20 mesi di pandemia hanno messo sotto stress operatori e ammalati: si sono accumulati esami, screening, interventi chirurgici. Un deficit sanitario che ha già provocato in Italia circa 25mila morti nel 2020”.
Sono parole di Bruno Pacini (segretario generale Fp Cgil Toscana) e Pasquale D’Onofrio (Fp Cgil Medici e dirigenti SSN Toscana).
“Per questo – proseguono – è necessario aprire subito un confronto serio e serrato che parta dai numeri. In gioco vi è il destino della sanità pubblica. Vi sono situazioni esplosive”.
“Servono investimenti nella sanità pubblica – rilanciano -per bloccare la deriva della privatizzazione. No al blocco delle assunzioni per medici e infermieri. Sulla sanità è urgente aprire un confronto”.
I NUMERI TOSCANI SECONDO FP-CGIL
“Mancano oggi – spiegano dal sindacato – solo in Toscana 400 medici dell’emergenza e del 118. I medici scappano dai pronto soccorso. e mancano gli specializzandi in Medicina d’urgenza. Dei 1.000 posti di specializzazione 500 sono andati deserti. Nelle Aziende Toscana, su 170 posti a concorso i candidati sono solo 50, tutti idonei”.
“Condizioni usuranti di lavoro – viene rimarcato – pochi riconoscimenti di carriera stanno provocando la fuga dal settore. Ma mancano anche anestesisti, chirurghi, pediatri, cardiologi, medici di medicina generale”.
“In dettaglio – sono ancora parole di Pacini e D’Onofrio – nelle strutture pubbliche (ASL e AOU) toscane ci sono in 21.756 infermieri, di cui 8.048 nell’Area Vasta Nord-ovest, 8.559 nella Centro e 5.149 nella Sud-est. Rispetto alla popolazione residente nelle tre Aree Vaste il rapporto tra numero di infermieri e cittadini è molto variabile. Si passa da 6,5 per 1.000 abitanti nella Nord, 6,2 nella Sud e 5,3 nella Centro: mentre la media Osce, lo ricordiamo, è 8,9 per 1.000 abitanti e testimonia quindi una diversa ma profonda sofferenza in tutte le aree della Toscana”.
“Ancora maggiori – si specifica – le asimmetrie nelle Aziende Ospedaliere Universitarie: 1 infermiere ogni 595 cittadini di AV nella AouP, 1 ogni 735 a Careggi e 1 ogni 712 nella Aous. Per non parlare delle asimmetrie dei medici che in totale ammontano a 8.932 pari a 2,4 medici ogni 1.000 abitanti ma con differenze tra zona e zona, 2,6 medici per 1.000 abitanti nella Nord, 2,3 nella Centro e 2,4 nella Sud. Nelle AOU si passa da 72 medici ogni 100mila abitanti nella AouP a 58 nella Centro e 56 nella Aous”.
“Per programmare si parte da questo – rilanciano – dagli errori di programmazione formativa, da anni di mancate assunzioni legate al blocco del personale al 2004 meno 1,4 % che hanno devastato il nostro sistema pubblico. Poi è arrivato il Covid e tutto si è amplificato mettendo in evidenza queste carenze, velocizzando il trasferimento delle attività più lucrose al privato, innescando quindi un processo di privatizzazione molto pericoloso”.
“Il servizio sanitario pubblico va salvaguardato – concludono – e lo si può fare solamente facendo investimenti sul personale, sulla formazione e salvaguardando le condizioni di lavoro. Chi non lo comprende mostra limiti di incompetenza o correità”.
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