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domenica 6 Ottobre 2024
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    Tracciamento: un anno di lavoro per la centrale dell’Asl Toscana sud est. Il bilancio

    Oltre 50mila casi, 162mila informazioni e 180mila telefonate: "Individuare i contatti dei contagiati era e rimane una strategia per limitare la moltiplicazione dei casi"

    SIENA – Una sola candelina sulla torta della centrale di tracciamento della Asl Toscana sud est.

    Un anno di lavoro che ha consentito di seguire 50.775 casi, di fornire 162.212 informazioni ai contatti sulla profilassi e oltre 180.000 telefonate. Se la storia Covid è cambiata, la centrale di tracciamento è stato un bivio determinante.

    “Un anno è un periodo apparentemente beve ma il lavoro fatto da questa struttura è stato fondamentale nella battaglia contro la diffusione del Covid” ricorda il direttore generale Antonio D’Urso.

    “Individuare i contatti dei contagiati – rimarca – era e rimane una strategia per limitare la moltiplicazione dei casi. I numeri evidenziano uno sforzo oggettivamente eccezionale: almeno dieci ore al giorno di lavoro, sette giorni su sette”.

    “Senza dimenticare – aggiunge – che questa era la prima esperienza di questo tipo e che, conseguentemente, abbiamo dovuto creare protocolli di lavoro e formare il personale”.

    “Anche da questo punto di vista – ricorda D’Urso – la nostra centrale rimane un’esperienza innovativa in quanto abbiano formato decine di giovani. Un lavoro non semplice perché si è trattato di trasmettere loro informazioni, leggi, circolari in una materia sanitaria così specifica e sempre in evoluzione come è stata ed è la malattia diffusiva del Covid, con tutte le sue varianti”.

    Daniela Cardelli ha diretto da centrale fin dal primo giorno: “La telefonata è essenziale per inviare i provvedimenti di restrizione personale, isolamento e quarantena”.

    “È l’unico modo per contenere la diffusione del contagio – rilancia – e deve essere efficace perché in pochi minuti si cambiano le abitudini e le attività delle persone”.

    Da qui l’importanza di saper costruire, rapidamente, una relazione con persone che non si aspettavano quella telefonata e, soprattutto, le conseguenze.

    “Abbiamo telefonato a persone di tutte le fasce di età, qualsiasi estrazione sociale, qualsiasi livello di istruzione, giovani, anziani, lavoratori, disoccupati, carcerati, laureati, senzatetto, centri di accoglienza, alberghi, conventi” sottolinea ancora Cardelli.

    “Abbiamo fatto il tracciamento in lingua inglese, francese e altre ancora – sottolinea – avvalendoci dei mediatori culturali con telefonate a tre voci”.

    Il lavoro della centrale di tracciamento (al Centro Affari di Arezzo per tutto il territorio delle province di Siena, Arezzo e Grosseto) continua.

    “Lavoriamo il 100 per cento dei casi – conclude Cardelli – e lo faremo fino a quando sarà necessario. E questo grazie a tutti gli operatori che hanno lavorato e lavorano per la centrale, allo staff e al gruppo di coordinamento”.

    @RIPRODUZIONE RISERVATA

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