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giovedì 28 Marzo 2024
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    Le riflessioni della psicologa Laura Berti: essere anziani ai tempi del Coronavirus

    La vita in isolamento, le abitudini da mantenere, i suggerimenti a chi vive con persone affette da demenza

    Dobbiamo stare a casa. Il mostro che ci ha tolto la libertà di uscire, di abbracciarci, di stare insieme ai nostri affetti si chiama Covid-19.

     

    Le restrizioni, insieme alla possibilità di contagio, non ci fanno dormire tranquilli. È normale avere paura, provare ansia, angoscia, frustrazione, tristezza.

     

    È una situazione nuova, di emergenza, non ci siamo abituati. Siamo tutti a rischio. Ma, dati alla mano, i più colpiti dal nemico invisibile sono gli anziani, che presentano un sistema immunitario tendenzialmente più debilitato a causa della senescenza, e possono anche più facilmente presentare patologie croniche o trattamenti con farmaci che vanno ad indebolire il sistema immunitario.

     

    Come possono affrontare questa situazione gli anziani soli?

     

    Innanzitutto, ricordandosi che non sono soli. La solitudine nell’anziano è da sempre vista come la “compagna cattiva”. Ma in questo momento è necessario limitare gli spostamenti e farsi aiutare.

     

    È importante non farsi “fagocitare dalle notizie” che possono spaventare, stressarci e far venire in mente la possibilità di “evadere” dalla paura, magari proprio uscendo di casa.

     

    Per allontanare la paura del mostro invisibile, che però, facendo così rischiamo di avvicinare ancora di più. È utile ascoltare le notizie, ma limitandosi a quelle necessarie ed attendibili.

     

    Manteniamo il contatto con il mondo esterno, ma coltiviamo anche il passato, i ricordi. Allo stesso modo però, non dimentichiamo di proiettarci anche nel futuro, senza restare legati al fatto che oggi stiamo in casa, senza poter uscire ed avere relazioni.

     

    Fortunatamente, viviamo in un periodo storico che aiuta le “relazioni a distanza”, grazie a strumenti anche facili da usare per tutti. Uno su tutti, le telefonate.

     

    La bella iniziativa proposta dal nostro Comune di San Casciano, “Ciao Nonna, come stai?”, ne è un pratico esempio. Alziamoci la mattina seguendo le nostre abitudini. Non lasciamoci andare al restare in pigiama. Facciamoci aiutare anche da un filo di trucco, se era nostra abitudine. I signori continuino a radersi.

     

    La vita continua, anche se per adesso abbiamo “i freni tirati”. Restiamo legati agli orari, ai nostri schemi e alle nostre abitudini quotidiane.

     

    Se la mattina la passavamo a pulire la casa, continuiamo a farlo, per noi. Ci saranno comunque dei tempi morti però.

     

    Ma in ogni casa ci sono tante carte da sistemare, vecchie foto da vedere, in fondo ad un cassetto, libri da rileggere. Ci possiamo sperimentare in cucina, con piatti diversi e nuovi. Non dimentichiamo mai l’attività fisica. Anche pochi esercizi, un po' per volta.

     

    La cyclette, le scale da salire e scendere. Oltre alla palestra “motoria”, è utile far fare ginnastica anche al nostro cervello.

     

    Dopo che abbiamo visto qualcosa di significativo alla tv o letto un bel libro, possiamo provare a riassumerlo mentalmente, rivedendo, grazie alla nostra immaginazione, ciò che abbiamo appena visto o letto.

     

    Alleneremo la nostra memoria e metteremo questa esperienza nel nostro bagaglio. Ricordiamoci anche di bere dell’acqua, una tisana, un infuso o un the. Anche se non ci va, dobbiamo farlo.

     

    Perchè lo abbiamo sempre fatto, e dobbiamo continuare a farlo. Decidiamo in anticipo cosa cucinare anche in base alle nostre voglie, e facciamoci aiutare dai figli, dai nipoti o dai negozianti che effettuano consegne a domicilio.

     

    Possiamo avere tutto senza dover uscire. Non si è mai da soli. Nè senza cibo. Nulla cambia nemmeno sull’assunzione dei farmaci. Solo il nostro medico ha la possibilità di cambiare il nostro piano terapeutico.

     

    Questo vale anche per tranquillanti o altri farmaci che, presi senza specifiche prescrizioni, possono peggiorare la situazione invece di migliorarla. Ma se la situazione è difficile per tutti, ci sono anziani ancora più fragili, che possono essere ancora più affaticati da questa strana situazione.

     

    Se in casa abbiamo una persona con demenza, la situazione può essere ancora più difficile da spiegare. E da vivere.

     

    Chi soffre di questa patologia è più vulnerabile e fragile al cambiamento, e quindi necessita di maggior protezione. La persona può non essere in grado di comprendere cosa sta accadendo, oppure può dimenticarlo.

     

    Può sentirsi minacciato dalle informazioni che sente in tv o che gli vengono riportate, aumentando il carico di stress e sentendosi sempre più confuso.

     

    Può reagire con rabbia, tristezza estrema o eccessivo disorientamento. Questo comporta anche l’aumento di stress per il caregiver, colui o colei che se ne prende cura. È possibile che il nostro caro non ricordi le norme igieniche prescritte.

     

    Può essere utile lavarsi le mani insieme, fungere da modello per il malato, spiegando, con toni calmi e rassicuranti, cosa stiamo facendo.

     

    Possiamo utilizzare metodi alternativi (come le salviette disinfettanti) se dovesse manifestarsi un disagio con il contatto dell’acqua. La persona può manifestare malessere fisico senza riuscire ad esprimerlo a parole.

     

    Possiamo usare termometri digitali (rapidi e non invasivi) per la misurazione della temperatura corporea, e dare attenzioni a “segni inusuali” (espressioni di dolore, irrequietezza, andatura meno stabile…).

     

    Benchè le nostre giornate siano diverse, come lo è il periodo che stiamo vivendo, è importante cercare di garantire la routine quotidiana del nostro caro, occupando il tempo con attività piacevoli e lente (ascoltare musica, fare piccoli lavori domestici, riordino dei cassetti…).

     

    Necessaria attenzione anche all’utilizzo di mascherine o guanti, che potrebbero spaventare la persona sia vedendoli indossare al caregiver, che vedendoseli avvicinare al proprio corpo.

     

    I dispositivi di protezione individuale possono essere fonte di stress per i malati, che non capiscono o non ricordano il particolare momento, e non riescono a capirne la funzionalità.

     

    Anche in questo caso, può essere utile cercare di spiegare la situazione, fare da modello e dare la possibilità all’anziano di “conoscere l’oggetto” manipolandolo e prendendo fiducia in esso.

     

    Allo stesso modo è altrettanto importante dimostrare l’affetto e la vicinanza alla persona malata, con l’accorgimento di non andare a toccare viso o mani, ma solo i vestiti, mantenendo comunque le mani igienizzate, prima e dopo.

     

    Non dimentichiamo mai, però, che ci sono anche notizie positive che riguardano gli anziani. Ci sono medici in pensione che si rimettono il camice e ritornano al servizio dei pazienti, donando ai colleghi esperienza e riposo.

     

    Ci sono anche nonne fortissime che, superati anche i 90 anni, riescono a guarire dal virus. Notizie che ci fanno prendere una boccata d’aria. E che danno speranza.

     

    #andràtuttobene

     

    Laura Berti – Psicologa

    di LAURA BERTI

    © RIPRODUZIONE RISERVATA

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