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domenica 6 Ottobre 2024
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    Ansia da social, Ordine psicologi: “In Toscana migliaia di giovani dipendenti da smartphone”

    La presidente Gulino: "Sopraffatti da modelli inarrivabili a causa della sovraesposizione digitale, hanno bisogno di essere orientati"

    FIRENZE – “Anche in Toscana sono migliaia ogni anno i ragazzi che soffrono di ansia da social e risultano iper-dipendenti dagli smartphone. È necessario lavorare quanto prima su due fronti: quello scolastico, attraverso programmi di educazione digitale, e quello familiare, sensibilizzando i genitori”.

    A dirlo è Maria Antonietta Gulino, presidente dell’Ordine degli Psicologi della Toscana.

    “Corpi giovani, forti, belli – spiega Gulino – attitudini da supereroi, limiti inesistenti: il modello proposto dai social media, oggi, assomiglia ad una sfida costante”.

    “Quello che conta è la performance – riprende – la necessità di spingersi sempre oltre, anche a patto di fare del male agli altri o a sé stessi”.

    “La comunicazione social è rapida e attrattiva – rimarca Gulino – e, per questo, diventa una trappola per moltissimi giovani che soffrono perché non riescono a riprodurre quei modelli, quelle attitudini, e si sentono inadeguati”.

    Tra i principali effetti collaterali di questa dipendenza, quello che desta maggiore preoccupazione è senza dubbio rappresentato dall’ansia che è in grado di generare.

    “Gli esempi pericolosi sui social per la propria salute – prosegue ancora Gulino – determinano stati di solitudine e disagio, che spesso assume forme più acute. Intervenire con piani terapeutici tempestivi è cruciale, in questi casi. Ancora più vitale è però fare prevenzione”.

    Un fenomeno che ne porta con sé un altro, direttamente correlato: “Quello dell’iper-dipendenza dagli smartphone. Un recente studio di Save the Children ci dice che oggi l’80% dei bambini che frequentano la prima media ha un cellulare, e un terzo lo usa per circa quattro ore al giorno. Dati che, se possibile, aumentano spostandosi nelle fasce adolescenziali”.

    L’idea lanciata, in questo senso, ha a che fare con l’educazione al digitale.

    “Va introdotta nei programmi scolastici – evidenzia la presidente – coinvolgendo bambini e giovani, certo, ma anche genitori e insegnanti. Figli e studenti devono essere orientati e guidati ad un uso consapevole dei loro device, sui quali, esprimendosi e osservando, sviluppano in larga parte la loro capacità critica”.

    “Ascolto, dialogo e confronto – precisa -sono elementi indispensabili per una prevenzione adeguata e per la promozione di una salute consapevole”.

    Ma non basta. Per creare nuovi navigatori digitali consapevoli è necessario portare a compimento un altro passaggio, che riguarda il contesto familiare.

    “Dobbiamo coinvolgere i genitori – conclude la presidente – in un processo di conoscenza e accompagnamento, sensibilizzandoli ad essere più vigili specialmente nella fascia d’età dei più piccoli”.

    ©RIPRODUZIONE RISERVATA

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