FIRENZE – 7 toscani su 10 (68%) non si fidano del cibo creato in laboratorio con cellule staminali in provetta.
Il 60% nutre dubbi sul fatto che sia sicuro per la salute (60%). Rilevante anche la considerazione che il cibo artificiale non avrà lo stesso sapore di quello vero (42%) ma c’è anche chi teme per il suo impatto sulla natura (18%).
A dirlo è una indagine di Coldiretti/Ixè in occasione della grande mobilitazione promossa da World Farmers Markets Coalition, World Farmers Organization, Farm Europe, Coldiretti e Filiera Italia per chiedere una legge di iniziativa popolare che vieti la produzione e la vendita di fake food in Italia.
La petizione è sottoscritta già da migliaia di cittadini. Tra i primi firmatari il Governatore Eugenio Giani ed il vice presidente Stefania Saccardi, con il presidente del consiglio regionale Antonio Mazzeo pronto a portare in consiglio una mozione a sostegno.
Trasversale ed enorme l’adesione di sindaci, vescovi, amministratori regionali e locali, rappresentanti di associazione di categoria che hanno firmato convintamente la petizione.
“La Toscana sta dalla parte della ciccia e del cibo naturale coltivato nei campi ed allevato nelle stalle da migliaia di agricoltori ed allevatori. Dobbiamo impedire che la produzione di cibo finisca nelle mani di poche multinazionale il cui interesse è solo quello di fare business in nome della più colossale truffa della storia” rilancia il presidente di Coldiretti Toscana, Fabrizio Filippi .
“ll cibo sintetico non è sostenibile – rilancia – nessuno infatti racconta che è fatto con un bio reattore e che le particelle emesse in atmosfera rimangono lì per millenni. Però poi si demonizza la zootecnia e gli allevamenti che sono una eccellenza unica, oggi siamo l’agricoltura più sostenibile al mondo e un punto di riferimento. Questa è una guerra che non possiamo perdere. E che non perderemo se avremo i cittadini dalla nostra parte”.
E non è fantascienza. Ma già realtà, “con le multinazionali del fake food che approfittano della crisi – denuncia Coldiretti Toscana – per imporre sui mercati “cibi Frankenstein”, dalla carne prodotta in laboratorio al latte “senza mucche” fino al pesce senza mari, laghi e fiumi, che potrebbe presto inondare il mercato europeo poiché già ad inizio 2023 potrebbero essere introdotte a livello Ue le prime richieste di autorizzazione all’immissione in commercio che coinvolgono Efsa e Commissione Ue.
“Mentre negli Stati Uniti – si sottolinea – la la Food and Drug Administration (Fda) ha già approvato un prodotto a base di carne ottenuto da cellule animali proposto dalla Upside Foods, un’azienda che produce “pollo” sintetico raccogliendo cellule da animali vivi che vengono moltiplicate in un bioreattore”.
“Per quanto riguarda la carne da laboratorio – spiega Coldiretti Toscana – la verità che non viene pubblicizzata è che non salva gli animali perché viene fabbricata sfruttando i feti delle mucche, non salva l’ambiente perché consuma più acqua ed energia di molti allevamenti tradizionali, non aiuta la salute perché non c’è garanzia che i prodotti chimici usati siano sicuri per il consumo alimentare, non è accessibile a tutti poiché per farla serve un bioreattore, non è neppure carne ma un prodotto sintetico e ingegnerizzato”.
“Ma non c’è solo la bistecca in provetta. Infatti – evidenzia Coldiretti Toscana – la società Remilk vuole poi aprire una fabbrica chimica in Danimarca per la produzione di latte sintetico realizzato in laboratorio senza mucche. Il “prodotto” della start up israeliana usa il gene responsabile della produzione delle proteine del latte nelle mucche, lo mette in coltura dentro un lievito che viene poi inserito nei fermentatori, dove si moltiplica rapidamente e produce proteine del latte che vengono poi combinate con vitamine, minerali, grassi e zuccheri non animali per formare i latticini sintetici”.
“L’ultima deriva a tavola arriva poi dalla Germania – riferisce Coldiretti – con i bastoncini di sostanza ittica coltivati in vitro senza aver mai neppure visto il mare, mentre negli Usa, con un’abile strategia di marketing, si stanno buttando sul sushi in provetta. La società tedesca Bluu Seafood impegnata nel progetto promette di ricreare in laboratorio la carne di salmone atlantico, trota iridea e carpa partendo da cellule coltivate e arricchite di proteine vegetali”.
“Per ora – precisa Coldiretti – in Germania si punta alla realizzazione di prodotti come bastoncini e polpette facendo biopsie ai pesci e creando masse di cellule autoriproduttive da confezionare poi per il consumo umano”.
“Ma al lavoro, fra provette e laboratori, non ci sono solo i tedeschi della Bluu Seafood. Negli Stati Uniti – evidenzia Coldiretti Toscana – il colosso Nomad Foods, proprietario tra gli altri del marchio Findus Italia, ha firmato un accordo con la start-up californiana BlueNalu per studiare il lancio di pesce da colture cellulari”.
“Mentre la Wildtype di San Francisco – conclude – ha raccolto capitali per 100 milioni di dollari per sviluppare un sushi da salmone coltivato in laboratorio programmando l’eventuale distribuzione tramite accordi con Snowfox, che gestisce una catena di sushi bar con 1.230 punti vendita negli Stati Uniti e con Pokéworks, che gestisce 65 ristoranti di poke, mentre in Corea del Sud la CellMeat sta lavorando sui gamberetti in provetta”.
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