FIRENZE – Simone Torresi, imprenditore edile imprunetino, lavora molto anche su Firenze. Non a caso ha aperto da poco anche il suo ufficio alle Due Strade.
Nel pomeriggio di ieri, venerdì 19 dicembre, ci ha subito contattato appena le prime notizie sulla morte di un’intera famiglia in via San Felice a Ema hanno, purtroppo, iniziato ad arrivare nelle redazioni.
Alla conferma che si trattava di una tragedia come quella che si è andata a configurare, e che riguardava la famiglia di Matteo Racheli, 49 anni, è sprofondato nella disperazione.
La sua morte, insieme a quella della compagna Margarida Alcione, 46 anni, del figlio di lei, Elio, 11 anni, e le gravissime condizioni della bambina di sei anni che avevano avuto insieme (ricoverata al Meyer), è un qualcosa che ancora fa fatica a metabolizzare.
Tragedia San Felice a Ema: Matteo, Elio e Margarida uccisi dal killer invisibile. La bimba di 6 anni sopravvissuta
“Li conoscevo molto bene – ci racconta il giorno dopo, con la voce ancora rotta dall’emozione – ho fatto diversi lavori da loro negli anni”.
“Quando ho conosciuto Matteo – ci dice – da subito mi è parsa una persona gentile, dinamica. Uno sportivo”.
Con il quale si è andati anche oltre al rapporto di lavoro, costruendo un’amicizia: “Con il passare del tempo mi ha invitato più volte a mangiare da loro, ci sono stato a cena, ho conosciuto tutta la famiglia”.
“La compagna la vedevo spesso in giro al Galluzzo – dice ancora Torresi – Anche lei una bella persona, sempre sorridente, tranquilla e felice”.
“Ho conosciuto anche il bambino, e la piccola – dice con la voce che diventa un sussurro – Sono rimasto malissimo per quanto è accaduto, questa cosa mi ha scosso molto. Sono sconvolto”.
“Poche settimane fa – ricorda – ero lì a lavorare. Ho fatto una sistemazione del parcheggio, la tettoia per coprire l’auto”.
“Sono stato lì con loro – conclude – dietro a casa sistemai un posto per far giocare i bambini, per mettere i giochi. Siamo stati un bel po’ di tempo insieme, non ci posso ancora credere”.
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