FIRENZE – La “casa” delle Acli della provincia di Firenze, come ha tenuto a ribadire il presidente Francesco Potestio, è nel viale Belfiore.
Con lui facciamo il punto della situazione su un movimento che, un po’ come tutto il mondo dell’associazionismo, sta cercando di “rialzare la testa” dopo anni complicati. Anche prima del Covid.
Presidente che momento stanno vivendo le Acli?
“Non posso nascondere che delle difficoltà ci sono, che hanno origine negli anni precedenti al Covid, in modo particolare per quanto riguarda i territori in cui siamo attivi e dove il volontariato ha sempre recitato un ruolo da protagonista”.
Quale può essere la causa di queste difficoltà?
“Rispetto al passato, è diminuito il numero delle persone che frequentano i circoli ma soprattutto che partecipano attivamente alla vita dei circoli e progettano le varie attività. Anche se bisogna parlare di territori diversi, che vanno per esempio dal Chianti alla Piana, e con esigenze diverse. La conseguenza, è inutile negarlo, dei tanti cambiamenti che stiamo registrando dovunque e che hanno provocato un “irrigidimento” nelle persone quando viene chiesto loro di mettere a disposizione un po’ di tempo libero come volontari. Non si sente più l’attaccamento di una volta, ma vogliamo essere fiduciosi e lanciare ugualmente un messaggio di speranza”.
In che senso? Ci spieghi meglio…
“Così come le difficoltà sono evidenti, è altrettanto evidente che quando riusciamo a organizzare un evento e a coinvolgere le persone, queste dimostrano sempre la voglia e il desiderio di stare insieme. Quindi sta tutto a partire, ad avere la capacità di farlo ed è su questo aspetto che stiamo lavorando”.
Come diceva in precedenza, le Acli sono attive dal Chianti alla Piana fiorentina, passando per il Valdarno: quali sono le realtà più grandi?
“Sicuramente Grassina, Ponte a Ema, San Casciano, Sesto Fiorentino e Reggello. La nostra “casa” è dal 2017 nel viale Belfiore ed è qui che sono riunite le Acli (circa 2.700 soci), l’US Acli (circa 2.200 soci) e le Fap Acli (circa 1.200 soci). Ed è sempre da qui che portiamo avanti, giorno dopo giorno, il nostro impegno su quelli che sono i capisaldi dell’attività che contraddistingue il mondo delle Acli: lavoro, welfare e naturalmente la parte ricreativa”.
Lei è al suo secondo mandato come presidente cosa ci può dire a tal proposito?
“Che c’è tanto da fare. Quello di raggruppare in un’unica sede tutte le realtà che fanno parte delle Acli, è sempre stato uno dei principali obiettivi. Un luogo che è ulteriormente cresciuto grazie anche al servizio civile ma soprattutto alla presenza del “Punto famiglia”. Anche perché la presidenza è formata da tutte persone che portano avanti il loro impegno come volontari e non sempre è semplice coniugare le esigenze del lavoro e della famiglia con quelle dell’associazionismo. Ma, lo ripeto ancora una volta, le prospettive per il futuro non mancano: la “fortuna” delle Acli, o più in generale di tutte le associazioni che hanno un respiro a carattere nazionale, è che hanno bisogno di una presenza sui vari territori e questo è sicuramente uno stimolo a fare sempre di più e meglio”.
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