spot_img
spot_img
spot_img
spot_img
venerdì 26 Aprile 2024
spot_img
spot_img
Altre aree
    spot_img

    Novità comunicata da Arpat: “Un brevetto ENEA per riusare le acque di vegetazione olearie”

    Ridurre l'inquinamento facendo impresa: "Sviluppato un nuovo processo, brevettato a livello internazionale, che permette di trattare le acque di vegetazione in modo da ricavare prodotti di interesse commerciale"

    FIRENZE – Quello delle acque di vegetazione da smaltire dopo la lavorazione delle olive è un problema che spesso diventa attuale anche in territorio chiantigiano.

    Dove la raccolta e la lavorazione delle olive è, nonostante tutto, anvora oggi una attività massivamente diffusa.

    Lo sa anche Arpat, l’Agenzia Regionale per la Protezione Ambientale, che nel suo report periodico di questa metà di dicembre ha affrontato proprio il tema.

    “Come capita di frequente nei mesi in cui si svolgono le operazioni di lavorazione delle olive per la produzione di olio – inizia Arpat – sono frequenti episodi di smaltimento illegale delle acque di vegetazione mediante sversamento in corsi d’acqua. Solo nelle ultime settimane Arpat ha effettuato due accertamenti, uno a Sesto Fiorentino e l’altro a Reggello”.

    “Le acque di risulta delle lavorazioni olearie (acque di vegetazione) – prosegue l’Agenzia – che si generano dalla produzione dell’olio extra vergine di oliva costituiscono uno dei maggiori problemi ambientali dei Paesi a vocazione olivicola, in particolare di quelli che si affacciano sul bacino del Mediterraneo”. 

    “Queste acque di vegetazione (AV) – prosegue Arpat – sono caratterizzate da un elevato carico inquinante e da una conseguente difficoltà di smaltimento anche in ragione dei grandi volumi prodotti. In Italia si calcola la produzione di AV in circa 4 milioni di tonnellate/anno, di cui solo 2 milioni nella sola regione Puglia”.

    E qui, ecco la novità comunicata da Arpat: “ENEA ha sviluppato un nuovo processo, brevettato a livello internazionale, che permette di trattare le acque di vegetazione in modo da ricavare prodotti di interesse commerciale, eliminando nel contempo il loro carico inquinante. I ricercatori ENEA hanno evidenziato come le AV sono reflui con pH leggermente acido, alta conducibilità elettrica, facilmente fermentabili per la presenza di zuccheri e proteine. Il loro carico inquinante è legato all’elevato contenuto di sostanze organiche quali zuccheri, pectine, grassi, sostanze azotate, polialcoli, poliacidi, fosforo, potassio, magnesio. Tutte queste molecole hanno spiccate proprietà antimicrobiche e fitotossiche, conseguentemente sono anche resistenti alla degradazione biologica, in particolare di tipo aerobico”. 

    “La legislazione vigente (D.M. n. 574, 11/11/96) – ricorda Arpat – permette lo spandimento sul terreno delle acque di vegetazione considerandolo un mezzo economico per smaltire un indesiderato sottoprodotto dell’industria olearia. Si tratta di un atteggiamento sbagliato – affermano i ricercatori ENEA – perché l’effetto negativo, a medio termine, sulla flora microbica dei suoli, quindi sulla loro fertilità, è ampiamente dimostrato come pure la contaminazione delle falde idriche del sottosuolo”.

    “Il brevetto – spiega ancora Arpat – si basa sull’impiego delle tecnologie separative mediante membrana, definite a livello internazionale BAT (Best Available Technologies). Il processo è stato messo a punto presso il Centro Ricerche ENEA della Casaccia ed è la dimostrazione, ancora una volta, di come i rifiuti possano diventare nuova risorsa economica”.

    “Con il sistema ideato dai ricercatori ENEA – scrivono ancora – è possibile smontare le AV attraverso la tecnologia di filtrazione tangenziale e recuperare 5 frazioni liquide che hanno una composizione chimica diversa, ma che risultano tutte di interesse applicativo. È infatti possibile recuperare molecole di interesse biomedico, ma anche di produrre energia verde e di trasformare l’acqua non potabile in risorsa idrica bevibile e curativa”.

    “In particolare – si legge ancora – il brevetto ENEA permette di recuperare i polifenoli presenti nelle acque di vegetazione, che ne costituiscono ben il 49%. I polifenoli dell’ulivo hanno straordinarie proprietà antiossidanti, con effetti positivi sull’apparato cardiocircolatorio, proprietà anticancro. Alcune molecole polifenoliche che si estraggono dalle olive sono considerate sostanze naturali, al pari delle vitamine, e possono essere utilizzate per produrre integratori alimentari. ENEA ha effettuato uno studio su una tipologia di frantoio oleario di medie dimensioni, che tratta 200 q/giorno di olive, tenendo conto anche delle valutazioni tecnico-economiche, con esiti molto positivi”.

    “La fattibilità tecnica del nuovo processo è reale – conclude Arpat – ampiamente collaudata e sperimentata da ENEA, anche in condizioni estreme di composizione delle acque di vegetazione. Il processo brevettato non ha problemi di scala industriale, è quindi in grado di trattare centinaia di t/giorno. Il processo è stato pensato per essere applicato da frantoi importanti o da consorzi oleari che si fanno carico di raccogliere e di processare le acque di vegetazione”

    @RIPRODUZIONE RISERVATA

    Sostieni il Gazzettino del Chianti

    Il Gazzettino del Chianti e delle Colline Fiorentine è un giornale libero, indipendente, che da sempre ha puntato sul forte legame con i lettori e il territorio. Un giornale fruibile gratuitamente, ogni giorno. Ma fare libera informazione ha un costo, difficilmente sostenibile esclusivamente grazie alla pubblicità, che in questi anni ha comunque garantito (grazie a un incessante lavoro quotidiano) la gratuità del giornale.

    Adesso pensiamo che possiamo fare un altro passo, assieme: se apprezzate Il Gazzettino del Chianti, se volete dare un contributo a mantenerne e accentuarne l’indipendenza, potete farlo qui. Ognuno di noi, e di voi, può fare la differenza. Perché pensiamo che Il Gazzettino del Chianti sia un piccolo-grande patrimonio di tutti.

    Leggi anche...