TOSCANA – “Legalizzare non significa deregolamentare, bensì mettere fine all’anarchia che domina il mercato della cannabis. Serve regolamentare la filiera della cannabis: coltivazione, vendita, consumo. E rafforzarne l’uso anche a scopo terapeutico. Dalla Toscana, terra apripista e lungimirante, facciamo sentire la nostra voce. Chiediamo alla giunta regionale di intervenire presso il Parlamento affinché approvi la legge dell’intergruppo sulla legalizzazione della cannabis".
E' quanto dichiara Alessandra Nardini, consigliera regionale Pd, illustrando nei giorni scorsi in Aula la mozione “Disposizioni in materia di legalizzazione della coltivazione, della lavorazione e della vendita della cannabis e dei suoi derivati”, approvata dall’Assemblea Toscana.
"L’appello ad andare avanti – dice ancora Nardini – parte dalla Toscana e dai Giovani Democratici che pochi giorni fa hanno raccolto oltre 200 firme, a partire da quelle del presidente della Regione, Enrico Rossi, del segretario regionale Pd, Dario Parrini, del consigliere per i diritti della Regione Toscana, Enzo Brogi, anche padre della legge sull’accesso ai farmaci cannabinoidi”,
“Con questa mozione – continuano Leonardo Marras, capogruppo Pd e primo firmatario della mozione e Alessandra Nardini – chiediamo anche di consolidare il cammino sulla cannabis a scopo terapeutico: sollecitiamo il presidente Enrico Rossi ad attivarsi presso la Conferenza Stato-Regioni al fine di arrivare ad uniformare l'accesso ai farmaci, evitando disparità nei confronti dei pazienti".
"La Regione Toscana – incalzano – potrebbe intraprendere iniziative d’informazione e sensibilizzazione in materia: siamo da sempre terra attenta ai diritti, alle marginalità, al superamento di tabù. Non a caso in questo consiglio regionale l’8 maggio del 2012 venne approvata la prima legge nel panorama nazionale sull’accesso ai farmaci cannabinoidi. Ma non solo. Siamo anche la prima regione in cui si produce "cannabis di Stato" ad uso terapeutico, presso l’istituto Chimico Farmaceutico Militare di Rifredi".
"Ricordiamo – tengono a dire – che legalizzare non significa liberalizzare, ma regolamentare: scrivere una volta per tutte regole precise da rispettare, che non siano assurde e fuori dal tempo come lo fu la Fini-Giovanardi, che dopo aver contribuito al sovraffollamento delle nostre carceri è stata dichiarata perfino incostituzionale. Non solo, il mercato illegale della cannabis alimenta, fortemente, le casse delle mafie e consente la diffusione di sostanze di pessima qualità. Quando non c’è controllo il rischio che si corre è altissimo".
"È la stessa direzione nazionale antimafia a dire che politiche repressive non servono – concludono Marras e Nardini – È necessario dare vita a un sistema che non abbia il suo fulcro nelle politiche proibizioniste. In questi anni la Toscana ha fatto da apripista sulla cannabis, oggi chiediamo di fare un ulteriore passo in questa direzione, sollecitiamo il Parlamento di andare avanti sostenendo il lavoro prodotto dall’intergruppo. Coraggio".
di Redazione
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