FIRENZE – “La scuola deve ripartire del tutto in presenza. La didattica a distanza è stata una misura necessaria in una situazione di emergenza, ma ora è fondamentale che le nostre ragazze e i nostri ragazzi tornino a frequentare sempre le classi”.
Lo afferma Maria Antonietta Gulino, presidente dell’Ordine degli Psicologi della Toscana.
“I giovani – prosegue – dopo due anni di distanziamenti sociali e di una pandemia che ha innescato profondi disagi psicologici, devono poter vivere la scuola in tutti i suoi aspetti. Non possiamo chiedere a loro ulteriori sacrifici, e neppure alle famiglie e agli insegnanti”.
“La settimana corta – afferma Gulino – una delle proposte su cui si ragiona in questo periodo per il risparmio energetico, non può essere una soluzione, perché andrebbe ancora una volta a gravare sugli studenti”.
“E questo è inconcepibile – aggiunge – Dobbiamo tutelarli e aiutarli a ritrovare i giusti equilibri tra studio e socialità per un percorso di crescita sano che consenta di strutturare la propria identità. Riteniamo importante anche che l’uso della mascherina sia destinato solo ai soggetti fragili o nel caso di nuove ondate del virus: le relazioni hanno bisogno di volti e di sguardi per ritrovare fiducia e il desiderio di riaffidarsi agli altri”.
“Lo sviluppo di ogni giovane – ammonisce Gulino – è determinato anche dal contesto di relazioni in cui vive, dall’intreccio di emozioni e cognizioni. Ci sono storie di adolescenti che hanno vissuto forme d’ansia tali, dopo mesi di lezioni da casa e pandemia, da non riuscire a ritornare subito in classe. Bisogna più che mai investire sul benessere psicologico dei ragazzi, la pandemia ha mostrato chiaramente le conseguenze della didattica a distanza”.
“Abbiamo registrato nei giovani – aggiunge Gulino – modifiche del comportamento alimentare, fobie sociali, depressione. Dagli ultimi dati rilevati da un’indagine dell’Ordine degli Psicologi della Toscana lo scorso maggio è emerso che tra gli adolescenti le richieste di prestazioni psicologiche sono aumentate dell’81% tra i professionisti del settore: la fascia di età che ha subito maggiormente l’influsso negativo della pandemia”.
“Non possiamo permettere – rincara – che la paura diventi uno stato emotivo fisiologico permanente. Quando si supera una certa soglia, diventa problematica e altera i normali processi di crescita. La paura della paura immobilizza e attiva pensieri contrari alla necessaria spinta di un giovane ad andare verso il mondo, per conoscerlo e imparare a muoversi dentro”.
“Diventare grandi – conclude la presidente dell’Ordine – vuol dire affrontare le proprie paure, non farsi paralizzare. Più la paura aumenta e più blocca la crescita. Per questo viene consigliato di uscire da apparenti zone di comfort, osare e rischiare, per completare la strutturazione della propria personalità. Investiamo sulla scuola e sulle relazioni interpersonali, la presenza in classe e il sostegno psicologico devono essere tra le priorità della politica”.
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