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sabato 20 Aprile 2024
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    Vino, l’appello del Consorzio Chianti: “Patuanelli sblocchi contributi per taglio produzione”

    Ancora non pagati alle aziende i contributi concordati per il calo di produzione dovuto all'emergenza Covid. Bani: “Inaccettabili sette mesi di ritardo per lentezza burocrazia”

    FIRENZE – “Agea non ha ancora pagato alle aziende vitivinicole i contributi per la riduzione della produzione introdotti durante l’emergenza Covid”. Così dichiara Marco Alessandro Bani, direttore del Consorzio Vino Chianti.

    “Le risorse sarebbero dovute arrivare – prosegue – entro dicembre 2020, siamo a luglio e le aziende non hanno ancora ricevuto un centesimo. É una situazione inaccettabile. Faccio appello al ministro delle politiche agricole alimentari e forestali Stefano Patuanelli affinché risolva la faccenda il prima possibile”.

    Nel 2020 il MiPAAF, aveva emanato una misura finalizzata ad erogare liquidità alle aziende vitivinicole che si impegnavano a ridurre la produzione di almeno il 15%. Tale riduzione aveva la finalità di non appesantire il mercato che vedeva ridotte le vendite per effetto della pandemia.

    “Le aziende del Consorzio – spiega Bani – hanno fatto regolarmente domanda e nei termini ministeriali hanno presentato le dichiarazioni di produzione vendemmia 2020. Per la Toscana sono state 644 le domande presentate per indennizzi di 8.220.000 euro”.

    “Il contributo  – fa sapere – doveva essere liquidato entro la fine del 2020, dopo la presentazione delle dichiarazioni di produzione, in modo da permettere ad Agea di verificare il rispetto degli impegni assunti. Ad oggi, luglio 2021, moltissime domande regolari risultano ancora inevase da Agea che pare stia ancora effettuando l’incrocio con i dati della regolarità contributiva, operazione che poteva e doveva essere fatta a suo tempo”. 

    Il paradosso, dunque, sta nel fatto che le aziende hanno ridotto la produzione su richiesta del Ministero contando sull’arrivo dell’indennizzo promesso e non ancora arrivato.

    “Se avessero prodotto normalmente – osserva Bani – avrebbero potuto vendere il vino ottenuto e ad oggi avrebbero già incassato. Non è possibile che un incrocio di dati informatici fra due enti pubblici richieda più di una giornata di lavoro, questi ritardi sono gravi e inspiegabili”.

    “Oltretutto questo ennesimo intoppo burocratico – conclude – va a pesare su aziende già in sofferenza per carenza di risorse finanziarie e che hanno tutto il diritto a ricevere gli indennizzi. Il Ministro deve intervenire al più presto”.

    @RIPRODUZIONE RISERVATA 

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