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venerdì 26 Aprile 2024
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    A 78 anni muore Valerio Sestini: era uno dei massimi esperti di Himalaya e Tibet

    STRADA (GREVE IN CHIANTI) – È morto venerdì 18 ottobre nella Hospice San Felice a Ema, all’età di 78 anni, per problemi al cuore, il professor Valerio Sestini. Ne danno notizia i familiari: la moglie Silvana, i figli Paolo e Simone. I funerali si sono svolti lunedì alle 15 nella chiesa di Strada in Chianti.

     

    Nato a Firenze nel 1935, Valerio Sestini è stato architetto e professore associato di Tecnologia dell’Architettura all’Università di Firenze.

     

    Fra il 1971 e il 2002 ha compiuto più di venti missioni in Nepal, nelle alte valli himalayane e nella valle di Katmandu, spingendosi più volte fino al confine con il Tibet, per documentare il patrimonio architettonico della regione collaborando con l’Unesco, il Ministero degli Affari Esteri, l’Università di Firenze e il Club Alpino Italiano.

     

    Nel 1975 ha partecipato alla spedizione alpinistico – scientifica italiana al Lhotse. Nel 1978 è stato nominato consigliere ed esperto per il Ministero degli Esteri alla XX Conferenza Generale dei paesi membri dell’UNESCO. Nel 1993 ha partecipato alla missione congiunta UNESCO-ICOMOS per la revisione dei confini dei World Heritage Site nella valle di Katmandu.

     

    “Ho condotto le mie ricerche con lo spirito di un viaggiatore dell’Ottocento – diceva – Oggi c’è la moda di andare a Katmandu. Il turismo di massa porta sull’Himalaya anche i più sprovveduti, ma non bisogna dimenticare che la montagna richiede preparazione fisica e soprattutto mentale”.

     

    Una passione, quella per la montagna, vissuta fin da piccolo quando andava a camminare con suo padre (Aldo Sestini, professore di Geografia all’Università di Firenze) e coltivata negli anni scalando con gli amici del CAI: dalle montagne toscane alle vette delle Dolomiti, poi il Monte Bianco, il Monte Rosa, il Gran Paradiso ed altre cime. Avventura, divertimento, osservazione.

     

    Negli anni Settanta è stato in Himalaya con Reinold Messner e con Riccardo Cassin. Ha conosciuto Fosco Maraini ed è entrato in contatto con il noto orientalista Giuseppe Tucci.

     

    All’Università ha collaborato con i professori Gamberini e Lusanna, ambedue progettisti della stazione di Firenze. Poi con Enzo Somigli, anch’egli architetto fiorentino, ha partecipato a varie missioni e così con l’antropologa Caterina Bonapace (ricordiamo il lavoro congiunto “Impruneta e Bhaktapur l’arte del cotto fra oriente e occidente”).

     

    L’obiettivo principale della ricerca sull’Architettura Himalayana è stata l’approfondita conoscenza di un patrimonio architettonico in continua trasformazione nell’ottica di un suo recupero e una sua conservazione.

     

    Le missioni scientifiche si spingevano sulle antiche carovaniere dell’Himalaya e Sestini documentava tutto con la sua Rolley a pozzetto e soprattutto con i disegni, oggi custoditi all’Archivio di Stato di Firenze.

     

    Ha sempre seguito molto i suoi laureandi e spesso li ha portati con sé a Katmandu per fare la tesi. Sono tanti i casi in cui i rilievi eseguiti su architetture di legno, pietra, materiali laterizi, sono oggi l’unica testimonianza di opere andate distrutte.

     

    Un uomo libero che non ha mai perso il suo spirito. Sorrideva e diceva che bisogna stare sempre sulla breccia, reagendo con positività anche quando è la salute ad intralciare il nostro cammino.

     

    Negli ultimi anni riordinava il prezioso materiale raccolto per tutta la vita, affinché l’esperienza non andasse perduta e per continuare a trasmettere la conoscenza come aveva fatto nei tanti anni di insegnamento.

     

     

    Diceva: "Mi ci volevano tre vite! Ma mi ritengo fortunato perché facendo il mio lavoro mi sono prima di tutto divertito. Non ho mai inseguito i soldi e la carriera, ho sempre cercato di fare qualcosa di innovativo. L’insegnamento, la ricerca e la professione, sono lavoro, ma soprattutto passione. Bisogna stare sul campo. Trasportare il teorico nel pratico e viceversa".

     

    Fra le numerose pubblicazioni ricordiamo: Traditional  Materials and Construction Technologies used in the Kathmandu Valley (in collaborazione con Caterina Bonapace, Unesco, 2003), Himalaya, architettura ed ambiente nelle valli del Nepal (Alinea Editrice, Firenze, 2006), Architettura Himalayana. Architettura tradizionale nella valle di Kathmandu (in collaborazione con Enzo Somigli, Edizioni Polistampa, Firenze, 2007), Il fiume sacro Bagmati (a cura di Caterina Bonapace e Valerio Sestini, Alinea Editrice, 2010).

     

    di Stefano Casprini

    © RIPRODUZIONE RISERVATA

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