GREVE IN CHIANTI – L’alluvione di Campi Bisenzio e delle altre frazioni, anche quelle pratesi e pistoiesi, ha riguardato in maniera diretta anche il comune di Greve in Chianti.
Sono tante infatti le persone che, per motivi diversi, arrivano da quelle zone o vi si spostano tutti i giorni.
E poi ci sono i ragazzi. Un fiume buono, che al posto dell’acqua e della melma portava volontari che hanno aiutato come potevano. Ma soprattutto hanno assistito ad una lezione di vita che non potranno mai dimenticare.
Ne abbiamo conosciuti tre, tutti residenti a Greve in Chianti. Ma sono molti di più coloro che sono andati, anche dal nostro territorio: San Polo, Panzano, Strada, Chiocchio, Greve.
Oltre ai tantissimi volontari delle associazioni, tutte le frazioni del nostro comune possono annoverare degli studenti che sono stati a spalare fango, portare fuori dalle case pezzi di vita delle persone; distribuire viveri e dare conforto a chi si è visto portare via tutto in una notte.
Alessio, Camilla e Diego, età diverse, passioni e scuole diverse. Ma tutti sono stati in prima fila, a sporcarsi e a faticare.
E tutti dicono le stesse cose: “Ci siamo ritrovanti davanti ad una scena apocalittica, nessuno si immaginava una situazione così drammatica”.
“Il punto di partenza per tutti era il palazzo comunale di Campi Bisenzio – raccontano – Nei vari giorni in cui siamo stati abbiamo trovato davvero tantissimi ragazzi del posto. Sicuramente il fatto di poter non andare a scuola ha aiutato nel far scegliere ai ragazzi cosa fare: ma esistono delle lezioni, degli insegnamenti, che non si possono fare al banco”.
“Ti possono spiegare – aggiungono – raccontare, descrivere. Ma senza aver visto, senza esserci stati fisicamente, non si riesce a comprendere la realtà”.
“Come a tanti dei ragazzi arrivati – è Alessio a parlare – ci indirizzavano verso una strada, una via, senza indirizzi precisi. Nella prima in cui siamo andati abbiamo subito trovato una persona che potevamo aiutare, abbiamo svuotato una specie di scantinato e poi siamo rimasti a pulire l’esterno di questo piccolo condominio”.
“Sono molto contento di essere andato – riflette – Non dimenticherò mai ciò che ho visto e la forza dei residenti; che, nonostante tutto, avevano quasi vergogna nel chiedere aiuto”.
“Io sono stato indirizzata verso una chiesa per aiutare nella suddivisione e distribuzione di acqua e cibo – prosegue Camilla – ma c’erano già tanti volontari. Allora ci è bastato prendere una strada a caso e ci siamo fermate davanti a un cancello, dove c’era un uomo che dava le spalle alla strada e guardava come erano ridotti il suo garage e il grande giardino che circondava la casa”.
“All’inizio era reticente nel ricevere aiuto – sottolinea – ma dopo poca insistenza ci ha fatte entrare. E per tutta la mattina abbiamo portato fuori dal garage centinaia di secchi di fango e tantissime cose che erano state completamente ricoperte dalla melma”.
“Anche se non gli era rimasto praticamente nulla neanche in dispensa – continua Camilla – perché non aveva corrente ed erano giorni che non poteva più andare a fare la spesa, ha insistito nel farci il pranzo. Una bella pastasciutta e, insieme a lui, ci siamo trovati a condividere ricordi ed emozioni”.
“Quando siamo andate via – conclude Camilla – stremate, ci ha ringraziato e salutato come se avessimo risolto ogni suo problema. Ma ci vorrà ancora tantissimo tempo per risistemare tutto”.
“Noi siamo stati in via del Gelsomino – la voce stavolta è quella di Diego – eravamo un bel gruppo di ragazzi, perciò ci siamo divisi in più case e abbiamo fatto un po’ di tutto. C’è ci ha aiutato a pulire casa, chi ha spostato mobili, chi seguendo le indicazioni dei residenti portava via dai garage scatoloni di ricordi e vecchie passioni. E’ stata una giornata faticosa, sia fisicamente che mentalmente”.
“Vedere persone arrabbiate – rimarca – che piangevano, che guardavano tristemente i loro mobili che venivano abbarcati nella strada in attesa di un camion che buttasse via tutto, è stato davvero difficile da sopportare. E, sicuramente, sarà impossibile da dimenticare”.
“Sono tutte situazioni in cui speriamo di non ritrovarci mai più – concludono i tre ragazzi – Ma nel caso saremo nuovamente lì a sporcarci le mani ed a spezzarci la schiena”.
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