Appena superate le prime fasi dell’emergenza Coronavirus, ma ancora non fuori dalla drammatica pandemia che ha coinvolto tutto il pianeta, a Greve si riaccendono i confronti interrotti dal lockdown.
L’impressione è che per qualcuno sembra non sia accaduto niente, sembra che questo periodo sia stato vissuto soltanto come uno stop, quindi è sufficiente riadattare la narrazione a condizioni nuove, qualche aggiustamento e ripartiamo da dove ci eravamo lasciati!
E’ proprio questa impressione che mi spinge a portare un mio personale contributo, da persona che negli ultimi quindici anni ha dedicato volontariamente molto del suo tempo alla valorizzazione e tutela dell’ambiente e del territorio dove abbiamo la fortuna di vivere.
La pandemia ha portato morte e dolore, ha visto infermieri e medici impegnati come eroi,produrrà gravi danni economici, ma il nemico invisibile potrebbe anche averci insegnato qualcosa e potrebbe offrirci la possibilità di risolvere almeno qualche annoso problema italiano.
Nei giorni del lockdown tutti noi abbiamo ritrovato ed apprezzato l’importanza di valori semplici: la famiglia, gli affetti, prepararsi il cibo, dedicarsi alla cura della propria casa, ritrovare cose che avevamo dimenticato, ritrovare le vecchie foto, leggersi un bel libro, pranzare con la famiglia sulla terrazza o nel giardinetto di casa, guardare un piacevole film in TV, curare le piante del giardino e della terrazza, dedicare tempo ai nostri compagni di vita a quattro zampe, sentirsi per telefono con amici e familiari lontani, in alcuni quartieri le tombole dal terrazzo… .
Tutti noi potremmo raccontare tanto, ma la cifra comune è che alla fine abbiamo riscoperto e valorizzato il “buon vivere” del Chianti, prodotto che da sempre abbiamo offerto ai turisti e che continueremo ad offrire a chi verrà.
Mi dispiace che qualcuno non lo abbia capito, ma questa è la forza del Chianti e non è assolutamente pensabile di giocarsela in nome degli interessi di chicchessia.
Il Coronavirus ci ha anche fatto capire che è necessario ripensare il nostro rapporto con la natura e l’ambiente: o ci riconvertiamo e rendiamo le nostre azioni ed attività più sostenibili o virus e batteri antibiotico resistenti ci faranno compagnia sempre più spesso.
Tutti noi possiamo fare qualcosa (per esempio diminuire o sospendere il consumo di carni
provenienti da allevamenti intensivi, usare meno l’auto…), chi fra noi ha ruoli o incarichi pubblici può fare molto di più: gestione sostenibile del verde pubblico, gestione sostenibile del territorio, valorizzazione della biodiversità urbana ed extraurbana (per esempio il lockdown ha regalato a Greve le sponde del fiume rinaturalizzate, sarebbe opportuno imparare a salvaguardarle così, del resto come raccomandato dal nuovo Piano Strutturale!).
Le imprese possono guardare avanti, invece di rimanere pigramente affezionate a visioni del secolo scorso.
Infine la crisi prodotta dal virus ha cambiato anche l’Europa e per l’Italia paradossalmente questa situazione potrebbe trasformarsi in un’occasione che potrebbe permetterci tra l’altro di liberarci di una burocrazia amministrativa ottusa e culturalmente scaduta. Potrebbe essere l’ultimo treno che passa? Probabile, speriamo di riuscire a prenderlo!
Sono passati pochi mesi, ma si è chiusa un’epoca e chi non lo ha capito rischia di divenire un serio problema.
Non è sufficiente autodichiararsi “come Greta Tumberg”, o accontentarsi di azioni simboliche, nel prossimo futuro serve coerenza nelle personali azioni quotidiane (come ci insegna Greta) e serve pensare e progettare politiche e piani davvero e semplicemente sostenibili.
Viola Viligiardi
@RIPRODUZIONE RISERVATA