SAN CASCIANO – Ancora una truffa da parte di “sciacalli” che telefonano facendo intendere che un familiare ha avuto un incidente stradale.
E che, per evitare l’arresto, si deve rimediare con un pagamento: che può essere in euro o oggetti in oro.
E’ successo qualche giorno fa a una donna di 87 anni, residente in una frazione del comune di San Casciano: che, purtroppo, è caduta in questa vergognosa truffa.
Ha accettato di raccontarci quanto le è successo perché, ha tenuto a precisare, vorrebbe aiutare con la sua testimonianza a evitare queste “trappole”. Nelle quali chi sta dall’altra parte del telefono, raggira sfruttando i sentimenti.
Ci racconti cosa le è successo.
“La sera prima avevo seguito una trasmissione in televisione che parlava di una signora di 90 anni era stata raggirata, e il giorno dopo è successo… a me. Era all’incirca le 13 quando mi squilla il telefono fisso: Signora (e le dicono il cognome, n.d.r.) avrei da comunicarle una cosa, è sola in casa?. Risposi che c’era mio marito. Siamo i carabinieri stia tranquilla suo figlio ha avuto un incidente ma sta bene“.
Le fu detto il nome di suo figlio?
“No, e gli dissi che non era possibile perché si trovava al lavoro: Signora è una cosa urgentissima, suo figlio ha avuto un incidente, ha buttato in terra un ragazzo che si è fatto molto male. Allora iniziai a disperarmi: Signora – mi diceva la voce – calma, le passo suo figlio“.
Una voce dall’altro capo del telefono: “Mamma, mamma l’ho combinata grossa – diceva piangendo – che cosa ho combinato”.
“Lo chiamai per nome – prosegue la donna – cercando di farmi spiegare cosa era successo. A quel punto i truffatori seppero come si chiamava, e tornò a telefono il falso carabiniere: Signora è troppo agitato, adesso va in tribunale accompagnato dal comandante e le spiego tutto. Suo figlio si è messo già d’accordo con la sua assicurazione che pagherà tutto. La famiglia del giovane investito è d’ accordo“.
Il racconto continua: “Chiesi perché allora lo portavano in tribunale: Perché suo figlio stava guidando con il cellulare al momento dell’incidente e questo prevede l’arresto. Comunque visto l’intesa tra le due parti, i genitori non sporgeranno denuncia ma vogliono dei soldi per dare loro una garanzia”. Quanti? Ottomila euro“.
Dall’altro capo del telefono ci sono truffatori esperti, senza scrupoli né vergogna alcuna: “Gli dissi che non disponevo in casa di quella cifra, e che gli avrei fatto un bonifico, ma questo non l’avrebbero accettato: Di solito però qualcosa in casa si tiene, ha qualcosa d’oro per arrivare alla cifra richiesta? Risposi che avevo avuto i ladri in casa poco tempo prima, e che mi avevano portato via una buona parte dell’oro: mi erano rimasto solo una collana di corallo e una collanina di perle: No signora, ci vuole dell’oro. Vada a vedere se lo trova”.
“A quel punto – aggiunge la donna – gli chiesi se erano i carabinieri di San Casciano a chiamarmi, perché così avrei chiamato mia figlia per raggiungere il fratello: No, no, signora, siamo di Firenze e sua figlia è già qui. Nel frattempo mi fece prendere anche un foglio dove dovevo scrivere gli oggetti in oro che gli avrei consegnato, compresi i soldi che sarei riuscita a trovare. Mi venne in mente che avevamo un orologio d’oro di mio marito, un regalo fatto dalla sua mamma”.
Un ricordo di famiglia a lui caro?
“Sì, al ché glielo feci presente, ma loro mi dissero: Non si preoccupi signora, domani potrete venire a riprendere il tutto, portate ottocento euro e gli restituiremo quello che ci avete portato“.
Sarebbero dunque venuti a casa?
“Sì. Nel frattempo, senza attaccare al telefono, presi l’orologio, qualche collanina, un anello e un po’ di soldi: Scriva tutto quello che ha trovato su un foglio e lo metta in un sacchetto, nel frattempo le mando la mia collega a ritirare il tutto. Mi dia l’indirizzo esatto”.
Per quanto tempo rimasero al telefono?
“All’incirca mezzora. Tra l’altro, quando andai a cercare l’orologio, involontariamente riattaccai, ma mi richiamarono subito. Mio marito, che era a letto, mi diceva che era una truffa, ma non gli diedi retta: ero troppo in confusione e non gli volevo dire che nostro figlio aveva avuto un incidente. Passarono pochi minuti e alla porta si presentò una signora di circa quaranta anni, ben vestita, aveva il telefono in mano, probabilmente era in contatto con gli altri tramite una video chiamata. Signora venga, le dissi. Mi sembrava titubante, e le chiesi perché non indossava la divisa da carabiniere: Non indosso la divisa perché ero già smontata dal servizio in tribunale, il mio collega mi ha chiesto il piacere di venire qua. Nel frattempo non avevo riattaccato il telefono, il finto carabiniere mi chiese così di mettere anche delle medaglie che avevo in una scatola di metallo”.
Come faceva a sapere che davanti a lei c’era una scatola?
“Perché la falsa carabiniera stava riprendendo con il telefonino. Misi tutto in un sacchettino e lo consegnai alla donna, che mi fece firmare il foglio dove avevo elencato quello che gli consegnavo e se andò”.
Nel frattempo non pensò di telefonare a sua figlia?
“Anche se lo avessi fatto l’avrei trovato occupato, perché nel frattempo mia figlia stava ricevendo una telefonata da finti impiegati delle Poste, che le stavano dicendo di andare a ritirare delle raccomandate in giacenza all’ufficio di Firenze. La cosa le sembrò strana, abitando a San Casciano non capiva perché si doveva recare a Firenze. Riattaccò e subito dopo fu richiamata dicendogli che le raccomandate le avrebbero portate con il furgone alle Poste di San Casciano. A quel punto capì che c’era qualcosa che non andava, e cercò di chiamarmi al telefono che però era sempre occupato”.
Avevano anche il numero del cellulare di sua figlia?
“Sì, e non si capisce com’erano riusciti ad averlo. Così chiamò il fratello dicendogli di correre a casa, c’era qualcosa che non tornava. Mio figlio si precipitò a casa, erano passati pochi minuti da quando era andata via la finta carabiniera, forse si sono anche incrociati per strada, ma ormai era tutto fatto. Non restò altro che chiamare subito il 112 e dopo poco arrivarono i carabinieri, quelli veri. Ancora non capisco come possa esserci cascata, ci siamo rimasti tutti male, ma intelligentemente i miei figli non mi hanno sgridato. Comunque rimane dentro tanta amarezza e anche un po’ di rabbia, oltre al pensiero che l’orologio “a cipolla” di mio marito sia andato in mano a persone disoneste”.
Ringraziamo la signora per averci raccontato quanto le è successo: e speriamo che quanto descritto possa essere utile a non cadere in queste vergognose truffe.
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