GREVE IN CHIANTI – “I padroni pensano al profitto e non si preoccupano dei lavoratori: è quello che è successo e sta succedendo al cementificio di Testi a Greve in Chianti che, negli ultimi anni ha cambiato 3 proprietari prima di finire nelle mani della Buzzi Unicem che adesso vuole smantellarlo e chiuderlo”.
A dirlo è Salvatore Catello, candidato presidente alla Regione Toscana per il Partito Comunista.
“La storia è sempre la stessa – riprende Catello – una multinazionale acquista una fabbrica e i suoi dirigenti dopo pochi mesi smembrano, delocalizzano e chiudono tutto, mentre gli operai che ci lavorano da anni e che ci hanno speso una buona parte della loro vita rimangono a bocca asciutta in mezzo a una strada”.
“La Buzzi Unicem – ricostruisce – ha acquistato nel 2019 un cementificio a Greve in Chianti, dopo che questo era passato dalle mani di tre multinazionali negli ultimi anni”.
“L’azienda – continua Catello – in poco tempo ha assorbito la fabbrica e spostato i clienti verso altre aziende di loro proprietĂ facendola morire lentamente”.
Poi, ai arriva all’attualitĂ : “Rientrati a lavoro dopo il lockdown, è stato trasferito il direttore di fabbrica in un altro stabilimento senza sostituirlo, dirottato in altri siti produttivi due dei clienti piĂą importanti e, dulcis in fundo, anche se i silos del clinker sono vuoti”,
“Non verrĂ fatto ripartire il forno – annuncia – con la scusa della messa in sicurezza, ma in realtĂ senza dare nessuna prospettiva per il futuro ai lavoratori che vivono di quella fabbrica”.
“Il futuro per queste famiglie rimane sempre piĂą incerto – accusa il candidato presidente della Regione Toscana per il Partito Comunista e nelle mani di qualche dirigente appena arrivato che decreterĂ se la fabbrica è ancora abbastanza redditizia o no per la Buzzi Unicem”.
“Ancora una volta – rimarca – a fare le spese di questa crisi sono i lavoratori che vivono quella fabbrica, costretti a sottostare alle decisioni dei loro padroni, che per mancanza di interesse e per accrescere il loro profitto personale, la vogliono delocalizzare e chiudere lasciando in strada moltissime famiglie”.
“La Buzzi Unicem torni ad investire – rilancia – e a far lavorare l’azienda, altrimenti il cementificio va espropriato e deve essere nazionalizzato per tutelare il lavoro dei dipendenti e le loro famiglie”.
“Farò mie e del Partito Comunista – conclude Catello con una promessa – le richieste dei lavoratori e della Rsu del cementificio, facendo tutto il possibile per evitare che chiuda”.
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