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mercoledì 24 Aprile 2024
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    Come è cambiata piazza Landi a Strada in Chianti: nelle foto e nelle parole di Giovanni Fabbri

    Il nostro viaggio nel passato con le immagini riprese dalle stesse angolazioni, e con i ricordi del "pastaio" stradese. Che su Strada ha fatto pure un Museo...

    STRADA (GREVE IN CHIANTI) – Seguendo sul percorso storico/fotografico su come cambiano i nostri territori abbiamo chiesto a chi, della ricerca storica del proprio lavoro e del proprio paese, ne ha fatta una passione tale da creare un museo.

    Parliamo del Museo Pasta Fabbri e di Giovanni Fabbri, storico pastaio stradese, che ci ha offerto queste bellissime fotografie della piazza Emilio Landi.

    E che, grazie alle sue parole, ci ha riportato indietro nel tempo, facendoci riscoprire un paese di cui rimangono poche tracce.

    “Quando ero ragazzo io negli anni ’50 – comincia Giovanni – la piazza non era fatta in questa maniera. A metà c’era una strada che la divideva e che, passando per la casa del Contadino, arrivava fino a Bibbiano. Come ornamento in piazza c’erano lecci, alcune piante da noi conosciute come “spaccasassi”, che facevano delle “coccoline” verdi, tondeggianti (che mangiavamo). E per finire c’erano delle cascie o robinie”.

    “Sono nato il 24 settembre di varie lune fa proprio in piazza, al numero 7 – prosegue con la sua storia – dove ancora vive mia madre. All’epoca il pastificio era proprio sotto l’abitazione. E dove ora c’è “La Dispensa” di Gregorio Parrini, c’era il negozio di alimentari di mio nonno; poi c’erano un forno, il mulino e, appunto, il pastificio”.

    Giovanni Fabbri

    “Una curiosità – ci dice Giovanni – i miei genitori mi hanno sempre raccontato che dopo poco che ero nato, un gatto ci salvò la vita. Sì perché una notte aveva preso fuoco una cella di essiccazione della pasta, ed i miagolii di questo gatto svegliarono i miei genitori, che si accorsero dell’incendio e riuscirono a spegnerlo”.

    “Dopo il pastificio – continua il tour… virtuale – c’era il Del Sere che faceva la corriera con le carrozze, andava a Firenze la mattina e tornava la sera. Poi c’era la farmacia, il dottor Rosini aveva aperto una porticina che portava nelle stanze dedicate alla farmacia. E lì faceva da farmacista, dottore e chirurgo. Anche io, più volte, mi sono rivolto a lui per farmi mettere i punti, all’epoca tutti lo facevamo”.

    “Proseguendo con il giro della piazza – sono ancora parole di Giovanni – c’era la casa del Carapelli, poi la casa del popolo, fatta nell’edificio che fu la Casa del Fascio e che ora è la caserma dei carabinieri. All’interno c’era il bar, una sala per ballare e dietro ci facevano il cinema all’aperto”.

    “Dopo quello che ora è il Pastificio – sonoi ancora le sue parole – trasferito lì nel ’59, c’era la casa del Contadino: lì facevamo la battitura del grano. Poi i Pacenti: loro, subito dietro casa, avevano costruito un grande capannone, che andava fino a dove ora ci sono le Poste. E vi producevano, con ben 70 donne a cucire, le famose Trapunte Fiorentine”.

    “Sul lato strada – ci sembra di essere con lui, in quei tempi – c’era il Bussotti, che era in concorrenza con il mio bisnonno, ma loro avevano anche un bar e la pompa della benzina. Sempre su quella facciata c’era anche un piccolo negozietto di vestiti da donna, che grazie alla fabbrica di Trapunte, con tutte le operaie che c’erano, aveva un gran bel daffare”.

    “La piazza era il nostro centro di divertimenti – conclude Giovanni – sia per i ragazzi che per gli adulti. Da bambini mi ricordo che bastava che una donna stesse con la seggiola davanti all’uscio a ricamare il buratto o a cucire, che ci faceva da bada a tutti. I giochi più gettonati erano nascondino e ciribè, il nostro mare era il Lago del Landi. Quanti bei ricordi e quante emozioni…”.

    @RIPRODUZIONE RISERVATA

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