GREVE IN CHIANTI – Si svolge oggi, a partire dalle 18, la commemorazione: di quel 2 agosto di 69 anni fa, nel 1944, quando i nazifascisti trucidarono i coniugi Pietro Stefanini e Dina Boncristiani.
Per ricordarli, molto meglio di noi, Miriam Serni Casalini (in foto), scrittrice, memoria storica, preziosa guida che porta il passato nel presente, ci ha scritto queste righe. Come sempre, eccezionali.
La mia generazione è stata allevata a minestrine risorgimento e contorno di amor patrio. Ho sempre ammirato le donne che hanno contribuito alle lotte per l’indipendenza, al riscatto del nostro paese pagando con sacrifici e anche con la vita. Non ultime nella lotta partigiana.
Adolescente, ogni estate andavo a far campagna presso la famiglia della zia Ester, sorella di mio nonno, a San Polo. Erano mezzadri con colonica verso la Pieve di Rubbiana.
Da loro ebbi occasione di incontrare una signora, una bella donna con una grande treccia di capelli che portava sulla testa a mo’ di diadema.
Ogni tanto la signora, spesso in bicicletta, di passaggio verso Panzalla dove lei e suo marito, gente di città, avevano una villetta, si fermava a conversare con quelle brave persone che lei stimava, e loro ne erano onorati.
Il marito, il signor Pietro, era maresciallo dei Vigili Urbani del Comune di Firenze. Quindicenne, non era molto interessata alle loro conversazioni sotto tono, ricordo però le espressioni decise e forti di lei, e le esortazioni dei miei parenti: “Stia attenta signora Dina, non si esponga troppo. Lei non ha peli sulla lingua, se pesta i piedi a qualcuno, c’è tanta cattiveria in giro, gliela faranno pagare!”.
Gliela fecero pagare. Seppi poi che la signora Dina era una staffetta partigiana. Portava messaggi e medicinali dalla città e li faceva recapitare alla brigata partigiana del comandante Gracco, “la Sinigallia” che operava nei boschi della Badia a Monte Scalari.
La loro villetta a Panzalla gode di una posizione strategica. Il muretto del giardino pare la tolda di una nave, domina tutto il panorama spaziando per oltre 180°, da est a ovest, si affaccia sulla Val di Rubbiana verso il paese in basso, va da Monte Muro al Poggio alla Croce, dai monti della Badia al Castellino, dove nasce l’Ema, fino a Vitiano, a Linari e per un tratto della Strada Nuova verso Strada.
Hai sotto gli occhi ogni villa e casolare, ogni viottola e stradella che immette nella Provinciale. Non so come la signora e il marito sfruttassero questa posizione privilegiata, sicuramente utile al loro ruolo nella resistenza.
So solo che all’alba del 2 agosto 1944, poche ore prima della liberazione un gruppo armato, non si è mai appurato se tedeschi o fascisti, prelevarono i due coniugi nella loro villetta, li trascinarono in una forra nel bosco sotto casa e li assassinarono con una raffica di mitra insieme al loro cane, Leo.
A cinquant’anni dagli avvenimenti, nel 1994, sono andata alla ricerca delle mie memorie, io e il mio amico Alfredo Secci chiedemmo al Sindaco di Greve una delibera per intitolare loro una via del paese.
Da allora, a San Polo, nella zona nuova dove ha sede la Misericordia, c’è “Via Dina e Pietro Stefanini – Martiri della Resistenza”.
Miriam Serni Casalini
di Redazione
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