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sabato 1 Aprile 2023
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    Di cosa sa il Gallo Nero di Montefioralle? Esce il primo profilo di una sottozona del Chianti Classico

    Commissionato dall'associazione dei produttori di Montefioralle, dopo la nascita delle Uga e l'uscita del libro di Alessandro Masnaghetti

    MONTEFIORALLE (GREVE IN CHIANTI) – Montefioralle è la seconda più piccola Uga (Unità Geografiche Aggiuntive) del Chianti Classico dopo Lamole, sul versante sinistro della Greve.

    Un territorio di 1.545 ettari dei quali il 16,2% a vigneto (250 ettari), l’11% a uliveto e 800 ettari (il 51,8%) di bosco.

    L’estensione ridotta aiuta a identificare i caratteri principali del vino all’interno del territorio e della denominazione.

    Si tratta di una zona fresca del Chianti Classico, con una temperatura media tra 13.5 e 14 gradi che contribuisce a sostenere l’acidità dei vini, contenere il tenore alcolico ed esaltare il carattere rosso del frutto.

    Il suolo è prevalentemente di alberese, un calcare marnoso, con alcune zone caratterizzate dalla presenza di pietraforte, un’arenaria sempre con alte percentuali di calcare attivo.

    Questi suoli contribuiscono a dare ai vini struttura, abbinata però a una particolare morbidezza dell’acidità dovuta ai terreni alcalini e a tannini eleganti che risultano più mascolini nelle zone della pietraforte.

    Quest’ultima si riconosce semplicemente osservando i colori chiari del paese, uno dei 308 borghi più belli d’Italia, perlopiù costruito proprio mediante l’uso della pietraforte.

    L’orografia si attesta su altitudini tra i 300 e i 500 metri, senza presenza di vigneti pianeggianti, cosa che contribuisce ulteriormente a mantenere sostenute le acidità e il contenuto di polifenoli.

    Montefioralle è prevalentemente esposta verso Est, insieme al suolo uno degli aspetti tra i più caratterizzanti dell’Uga, responsabile di una spiccata freschezza e fragranza del frutto.

    Importante anche la presenza di bosco che influenza in particolare i vini del settore nord-occidentale della sottozona, tendenzialmente più austeri.

    Il Chianti Classico di Montefioralle si identifica in conclusione in un rubino particolarmente brillante, con profumi di viola di Parma, nocciolo di ciliegia e ciliegia rossa, grafite (non da legno, il nuovo qui è poco usato) e una spezia dolce tra semi di anice e pan di zenzero che col tempo accentua un carattere balsamico tra canfora o menta piperita nelle zone più fresche.

    Il tannino è elegante e perlopiù setoso, l’acidità spiccata ma progressiva, delicata all’attacco e poi rinfrescante, in genere tra 5,5 e 6,5 grammi litro (acidità totale).

    L’alcol si attesta tra 13.5 e 14.5 con rare punte di 15 nelle annate più calde e nelle zone più esposte. Uno dei Chianti Classico più aggraziati e fini.

    Lo studio è stato condotto da Aldo Fiordelli, giornalista professionista che scrive per il Corriere Fiorentino, sul quale tiene una rubrica settimanale sul vino, per Civiltà del bere (il più antico magazine del vino italiano) e per Decanter, una delle testate più importanti del settore a livello internazionale. Nel 2022 ha ricevuto a Montalcino il Premio internazionale Casato Primedonne.

    Il lavoro svoltosi durante tutto il 2022 si è posto come obiettivo quello di definire l’identità di Montefioralle nel contesto delle Unità geografiche aggiuntive del Chianti Classico.

    Dopo un approfondito studio del clima e della geologia di Montefioralle, si è proceduto con una degustazione dei vini. La degustazione ha coinvolto tutte le aziende aderenti all’Associazione di Montefioralle.

    Per ogni azienda sono stati richiesti i campioni di tre annate diverse. La 2017, vendemmia calda e siccitosa a un estremo. La 2018, annata sempre calda ma molto piovosa e dunque considerabile a un altro estremo.

    Infine la 2016, vendemmia di grande qualità ed equilibrio che ha confermato o smentito la bilancia del rapporto tra le altre due.

    A questo punto si è proceduto a un lavoro sul campo nelle cantine aderenti all’associazione per verificare il dettaglio delle esposizioni, del suolo, dell’eventuale microclima, ma soprattutto di tutte le altre determinante considerate nello studio. Un totale di quasi 100 assaggi di campioni di vino da 4-5 annate diverse.

    @RIPRODUZIONE RISERVATA

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