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venerdì 29 Marzo 2024
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    La lunga intervista del presidente della Regione Toscana alla Festa del Pd a Greve

    GREVE IN CHIANTI – La lunga intervista al presidente della Regione Toscana Enrico Rossi, curata dal direttore di Toscana Tv Daniele Magrini, inizia quasi alle 23 alla Festa democratica al Parco di Sant'Anna.

     

    Ritardo causato da un'affluenza clamorosa alla bisteccata con Dario Cecchini e le associazioni di volontariato: oltre trecento persone messe a tavola dagli splendidi volontari in cucina e dallo staff del macellaio poeta di Panzano. Con qualche comprensibile disagio, ma anche tanta allegri e voglia di esserci.

     

    In un fresco mercoledì di luglio, in un dopo cena molto atteso a Greve in Chianti, il governatore spazia davvero a tutto campo.

     

    C'era il rischio che questa sera Enrico Rossi venisse qui ma non più da presidente della Regione Toscana. Sul voto del Pit aveva messo in discussione l'intera sua legislatura. C'è chi dice che abbia giocato d'azzardo…

    "Lo avessi anche fatto mi è andata bene… . Il punto è che noi abbiamo bisogno di attrezzare la Toscana al volume di voli dei prossimi 20-30 anni. In molti sostengono un raddoppio di viaggiatori dagli attuali sei milioni: vogliamo che la Toscana rimanga una regione di turismo? Di forte export? Con forti centri di ricerca che hanno relazione con il mondo? C'è chi dice che si può andare a Roma, a Bologna: dobbiamo lasciarci sfuggire questa occasione di crescita, di sviluppo, di occupazione? La variante presentata mi fa stare sereno: dal punto di vista ambientale e della salute dei cittadini concretizza una situazione migliore di quella attuale. Se la sinistra per far passare questo atto non si fosse presentata unita e avesse dovuto chiedere soccorso al centrodestra, avrebbe dovuto anche prendere atto di un fallimento. Abbiamo fatto una buona cosa per la Toscana".

     

    La Regione ha da poco dato corpo a provvedimenti a favore delle persone in difficoltà…

    "La sinistra deve pensare alla parte più fragile e debole: abbiamo provato a dare qualche risposta a uno stato di dolore che c'è anche da noi. Abbiamo 19mila lavoratori in cassa integrazione in deroga che non riscuotono da febbraio, una situazione che rischia di avere risvolti drammatici. In attesa che il Governo trovi il milione e 400mila euro che ancora serve (solo in Toscana) non si può stare con le mani in mano: d'accordo con i sindacati abbiamo stabilito di fare un prestito di 3mila euro garantito dalla Regione (per chi è senza stipendio da due mesi) che si accolla di pagare anche gli interessi. In questo modo pensiamo di andare a coprire da 10 a 15mila persone stanziando 5 milioni di euro. La nostra è un'idea di vicinanza che cerca di attivare sul territorio le associazioni, il volontariato (vedi progetto di microcredito), coloro che conoscono da vicino le situazioni di difficoltà".

     

    Questione sostegno alla natalità…

    "Abbiamo deciso di stanziare per i redditi sotto ai 24mila euro un bonus bebè di 700 euro, un aiuto e un contributo alla libertà di autodeterminazione di una famiglia. Poi ci siamo rivolti alle famiglie con più di tre figli a carico con un contributo di 700 euro all'anno, e alle famiglie con gravi disabilità (7mila in Toscana) alle quali diamo una mano. Tutti provvedimenti che vanno a proteggere le categorie più esposte alla crisi: vogliamo una regione moderna, forte, di qualità, che riprenda la via dello sviluppo (e ci sono casi che lo indicano), ma che sia anche solidale. Veniamo da tempi in cui la parola solidarietà era diventata quasi una parolaccia: lo vedo dalle risposte che mi danno su Facebook a temi del genere, che parlano di contrapposizioni, di egoismi, di chiusura. La crisi la si affronta non lasciando nessuno da solo: una regione è più competitiva quanto più è solidale. A settembre tutte queste misure partiranno e saranno retroattive al gennaio 2013".

     

    Questa è una scelta di sinistra. A livello nazionale lei ritiene che il Governo possa innescare una marcia di questo tipo?

    "Io credo che questo Governo nasce da due sconfitte. La prima è quella delle elezioni. La seconda è quella del fallimento di un'ipotesi di Governo di cambiamento andando a chiedere voti al MoVimento 5 Stelle: io credo che Bersani abbia fatto bene, il fatto però è che il M5S ha detto no. E lo ha pagato con divisioni interne e con i risultati alle amministrative. Poi c'è stato il richiamo di Napolitano per un nuovo incarico alla presidenza della Repubblica e il suo discorso molto chiaro, di un'accettazione subordinata a un governo di necessità che lavori per una riforma istituzionale, a una nuova legge elettorale, per un minimo di intervento economico che tenga il Paese in una situazione di solidità e non accentui la recessione. Sul primo punto il Governo sta lavorando; su quello degli aspetti economici c'è un dato di passaggio rappresentato dal farto che dobbiamo liberarci dalle spalle la "scimmia" di questo controllo dei conti da parte dell'Europa. Una volta che Letta a settembre-ottobre riuscirà a convincere che siamo in grando di rispettare quei patti che, lo ricordo, sono stati voluti da Tremonti, potrà aprirsi una fase nuova in cui si trovano le risorse per aiutare l'uscita dalla crisi. Non è un caso che il Governo abbia rinviato molte cose a settembre-ottobre. Poi c'è la risolvere la questione esodati, c'è da pagare i debiti delle pubbliche amministrazioni, c'è da gestire la guida dell'Unione Europea nel secondo semestre del 2014 per essere considerati persone serie, con un Governo stabile e forte. In quel semestre dobbiamo andarci preparati perché si giocano cose decisive che ci riguardano: è in Europa che dobbiamo combattere per lo sviluppo e il lavoro".

     

    Quindi sostegno, ma fino a quale (eventuale) punto di rottura?

    "Tutte queste buone ragioni mi portano a considerare che il Governo voluto da Napolitano a causa di quel doppio fallimento sia da sostenere: certo non proni, ma rivendicando questi interventi che dicevo, dando il segnale che si aiuta chi è in difficoltà. A me del rimpasto non importa niente: dobbiamo portare nel Governo quel che ci sta a cuore che venga fatto e su questo rimanere a schiena dritta. E' il modo di dare un senso a questa fase in cui governiamo con chi non avremmo mai voluto. C'è un punto che fin da subito bisogna chiarire: quale sarebbe la condizione per chiudere questa esperienza? Se a nei prossimi giorni Berlusconi venisse condannato in Cassazione e al Pdl venisse in mente di richiedere una legge speciale per salvarlo dall'arresto domiciliare e dalla decadenza delle funzioni pubbliche, noi dobbiamo rifiutarci in maniera categorica. C'è in gioco un principio fondamentale per il Pd, ovvero che la legge è uguale per tutti".

     

    Prima il Governo tecnico, ora quello di necessità: non è che così la passione politica che lo fonda viene messa da parte? In pratica si chiede anche ai tanti militanti di tenerla ferma per ragion di Stato…

    "Io penso che il Pd è la speranza per questo Paese. E poi sono tra quelli che pensava che il congresso andava fatto subito dopo le elezioni che avevamo perso: avremmo dato la parola alla nostra gente, lanciando un messaggio di richiesta vera di partecipazione sui contenuti. Io penso a un Pd con una forte carica ideale per il futuro: viviamo in un mondo dove abbiamo avuto una mutazione anti egualitaria, una enorme re-distribuzione della ricchezza. Lo squilibrio fra i pochi che hanno e i tanti che hanno sempre meno deve essere un tema al centro del nostro dibattito congressuale: oggi anche i lavoratori a tempo indeterminato scivolano verso l'incertezza e nella povertà. Questi problemi chi se li devve porre se non il Pd? Dicendo che il mercato da solo non ce la fa a risolvere tutti i problemi. La sinistra negli anni passati è stata attraversata dall'egemonia culturale della destra: la dimostrazione lo è stata l'entusiasmo di alcune parti del Pd alle politiche montiane. Il congresso deve rimettere in campo anche una critica al capitalismo, altrimenti le lezioni arrivano solo dal mondo cattolico, dalle encicliche di Ratzinger o dalle visite di Papa Francesco a Lampedusa. Non possiamo rinchiuderci sull'esistente, ma dare respiro alle idee. Chi vogliamo rappresentare in primis? Io penso ai lavoratori dipendenti, all'artigiano che ha ipotecato la casa per mandare avanti la propria azienda, ai commercianti che svolgono anche una funzione sociale di presidio del territorio: invece sono state date libertà sugli orari, sui grandi centri commerciali, uccidendo i piccoli. Se non riusciamo a rientrare in sintonia su questo, anche con una generazione di giovani senza diritti, di cosa parliamo al congresso? Invece si parla delle persone, delle regole e basta. Ma intorno a noi c'è l'imprenditore a cui si nega il credito, mentre per tanto tempo siamo andati dietro al Monte dei Paschi e ai derivati: invece oggi ci accorgiamo che lo sviluppo vero è quello delle nostre banchine, del nostro risparmio che va alle nostre famiglie. E' questa la verità di una finanza moderna".

     

    Anche perché così si rischia davvero di parlare di Renzi-sì, Renzi no…

    "Io credo che l'unico che regge il peronsalismo in politica è Berlusconi, che lo ha inventato. Ho il serio dubbio che altri lo possano reggere: Monti appena partì aveva un consenso del 70%, prima delle elezioni chi gli voleva male gli dava il 20%… poi sappiamo come è andata a finire . Ho il timore che affidare tutto a un nome e a una persona possa essere un coltello a doppia lama: bisogna quindi parlare di contenuti. Renzi sicuramente ha una grande capacità attrattiva e credo che potrebbe essere un ottimo candidato alla presidenza del consiglio: apprezzo la temerarietà. Io ritengo, in tutta onestà, di essere arrivato ora a capire come si fa il presidente della Regione Toscana, dopo tanti anni: del resto ognuno ha il suo passo. Può essere anche candidato a segretario del Pd? Sì, però chiederei che se si candida a fare il segretario prenda un impegno a starci almeno per quattro anni. Perché la storia di chi prende il partito come trampolino per andare al governo è un problema per il partito stesso. E visto che senza un partito non si fa un servizio al Paese, costruirlo è prioritario: e se ti candidi devi prendere un impegno a fare quello per quattro anni. Barca dice: io sono stato al Governo e ho visto che senza un partito non si governa. Non si guida un Paese senza la sua funzione di formazione di conoscenze, di trasmissione delle informazioni, di sintesi delle idee giuste per governare, che solo un grande partito può garantire. Adesso l'unica cosa che si fa è controllare i conti e far pagare il risanamento del Paese alla parte più debole della popolazione: tante idee in più non se ne sono viste. Una logica amministrativa che posso anche capire, ma che non va da nessuna parte senza idee che guardano al futuro, programmi condivisi. Insomma, senza un partito. Non si vince con le idee degli altri: ecco perché voglio un Pd che faccia un congresso serio con un segretario che giri per l'Italia per organizzarlo. Le regole? Prendiamo la Pro Loco che si occupa di un paese: quando eleggono il presidente e il direttivo fanno il gazebo in piazza o chiamano a votare gli iscritti alla Pro Loco? Va bene che partecipino tutti, ma lo stesso giorno che tu vieni a votare devi prendere una tesserina che attesti che sei un elettore del Pd. Oppure van bene tutti senza appartenenza? I Paesi forti dell'Europa hanno partiti forti, perché la democrazia si organizza lì. Altrimenti comanderà solo chi va in televisione e comanda i giornali". 

     


    Problema dei rifiuti: questa è una zona in cui è stato molto dibattuto, in particolare sull'impiantistica e sul no all'inceneritore di Testi. Quale la sua idea?

    "Che dobbiamo vedere se riusciamo a non arrivare tardi anche questa volta. In Toscana abbiamo una sovrabbondanza di discariche, la forma peggiore per smaltire i rifiuti: chi non vuole gli impianti manda lì i rifiuti e chi li prende guadagna, in uno status quo che a parole si rifiuta ma nei fatti si persegue. Abbiamo 36 società per la raccolta e lo smaltimento, in Emilia Romagna due; siamo indietro sulla raccolta differenziata. E' una novella che non dura alla lunga, anche perché poi non basta differenziare ma bisogna anche riciclare: ci dobbiamo dare gli stessi obiettivi europei su raccolta differenziata e riciclo. La via del futuro è in questi due passaggi e la Toscana è indietro, ci batte il Veneto e la cosa mi fa molto inquietare visto che ci fregiamo di essere la regione del paesaggio e dell'ambiente. Si fa come i cani che ricoprono con la terra le loro deiezioni. Il pensiero radicale parla di una svolta a "Rifiuti Zero", che è un orizzonte ideale verso il quale però dobbiamo incamminarci. Dobbiamo fare un nuovo piano regionale con raccolta differenziata forte, impianti di compostaggio e sistema economico del riciclaggio: tutto questo smentisce anche l'idea secondo cui lo smaltimento con il termovalorizzatore costa meno. Perché nell'altro modo impianti un sistema economico che ha ricadute positive anche in termini occupazionali. Tutto ciò prevede che si riveda un numero di inceneritori che forse era giusto nel 1980: dobbiamo fare uno scatto per metterci in sintonia con le migliori esperienze europee. Le resistenze saranno molte: c'è da cambiare la mentalità di una parte dell'establishment politico di questa regione, da scardinare il sistema delle società di gestione. Come vado orgoglioso di tante cose che si fanno, su questo punto dobbiamo guardarci in faccia e dare una svolta".

    di Matteo Pucci

    © RIPRODUZIONE RISERVATA

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