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giovedì 18 Aprile 2024
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    Greve in Chianti, in pensione sei dipendenti comunali: festa collettiva in piazza Matteotti

    Dal vigile all'autista di pulmini, da chi ha lavorato ai servizi sociali a chi si è occupato dello stato civile: in tutti loro l'orgoglio di aver prestato la loro opera alla comunità

    GREVE IN CHIANTI – Grande emozione per una splendida serata tra amici, amministratori, colleghi, vecchi e nuovi per sei colonne storiche del Comune di Greve in Chianti, che salutano in questo modo la pensione.

    Tra chi già vive questa nuova esperienza da qualche mese e chi inizierà un nuovo capitolo della propria vita a breve.

    Ci siamo andati anche noi, e non potevamo non ricordare la piccola grande storia, che hanno rappresentato per il comune grevigiano.

    Da chi guidava i pulmini, e adesso vede genitori in quei bambini che trasportava, a chi ha vissuto all’interno degli uffici comunali aiutando e risolvendo tanti di quei piccoli o grandi problemi che tutti, almeno una volta, abbiamo avuto.

    O chi percorreva le nostre strade ed i nostri paesi con la responsabilità di essere colui che viene chiamato per soccorso, o per mettere in sicurezza qualche luogo.

    Sei persone che, per l’esperienza che hanno, potrebbero scrivere un’enciclopedia su Greve in Chianti e tutti i suoi cittadini; sei persone che da sempre sono state un volto amico all’interno della macchina pubblica.

    “Sono in Comune dal ’95 – ci dice Antonella, una donna sempre solare che sprizza energia solo a vederla – Sono stata in vari uffici ma principalmente mi sono occupata dello stato civile, un settore che abbraccia tantissimi aspetti della vita quotidiana”.

    “Mi mancherà andare a lavoro – ammette – soprattutto mi mancheranno le persone che vengono più a chiedere soccorso che dei documenti, che spesso hanno problemi con la nostra lingua e che devono affrontare la nostra burocrazia. Però è giusto lasciare il posto alle nuove leve, a ragazzi e ragazze che sapranno far funzionare la macchina pubblica bene come deve essere”.

    “Adoravo fare il mio lavoro – a parlare è Andrea, autista di pulmini da sempre, la maggior parte dei giovani grevigiani almeno una volta è stata accompagnato da lui – Ho fatto un milione di km sui pulmini e, nonostante una responsabilità altissima che mi sentivo addosso in ogni viaggio, era una gioia difficile da descrivere e da far capire”.

    “Portare a scuola e riportare a casa dei bambini – riflette – il nostro futuro. Andare a prenderli in località sperdute, rendersi conto che per loro ero l’unico mezzo grazie al quale potevano andare a scuola era una gratificazione importante. Ogni viaggio che facevo mi facevano sentire sempre come loro, con risate e battute. Quando mi salutavano con “Ciao pulminista” mi riempivano il cuore e li ringrazio per ogni singolo giorno che sono stato in loro compagnia”.

    “I servizi sociali – ci dice Lucia, abituati a sentire la sua voce salda adesso si percepisce un po’ di emozione – sono stati un’esperienza di vita importante. Sono in Comune dal 1988 ed ho girato vari uffici, ma gli ultimi anni di lavoro hanno lasciato un segno particolare. Anche in un Comune come il nostro sono tanti i problemi che hanno le persone. E, senza toccare con mano, spesso è impossibile comprendere alcune difficili situazioni”.

    Maria Chiara, per tutti Chiara, comincia il suo racconto con la voce rotta dall’emozione e con gli occhi lucidi: “Per me lavorare in Comune è stato un onore. La prima volta che ho salito le scale del palazzo comunale come dipendente erano gli anni ’80, da allora ogni giorno sono stata innamorata del mio lavoro. La cosa che mi mancherà di più sarà il contatto diretto con le persone, in particolare con gli stranieri”.

    “Persone che sono arrivate qui in cerca di una vita migliore – aggiunge – ed hanno lottato per integrarsi, per far crescere in modo sano i propri figli e per far parte di una grande comunità che è quella grevigiana”.

    “Dopo 42 anni e mezzo era arrivato il momento di lasciare il posto ad altri – a parllare adesso è Aramis – io sono già in pensione ma continuo ogni tanto a passare dagli uffici e continuo a fare un po’ di passaggio di consegne. Un dispiacere di tutta questa faccenda è che se ne vanno tutti grevigiani, che conoscono vita morte e miracoli di questo paese e dei suoi paesani. E questo aiutava il nostro lavoro e quindi le necessità delle persone. Posso dire solo che ogni giorno ho dato il massimo che potevo, con impegno, dedizione e gioia, mi mancherà un po’ tutto, dal lavoro ai colleghi, però è giusto così.

    Per ultimo abbiamo parlato con Giorgio, per molti era “il vigile più alto”: “Dopo più di 40 anni con indosso quella divisa ora sento che mi manca qualcosa. Ammetto che gli ultimi anni sono stati faticosi: da vicecomandante e responsabile del comando di Greve in Chianti erano tanti i pensieri che costantemente mi assillavano”.

    “Ma fare il vigile – prosegue – l’ho sempre vista come una missione, non è possibile fare questo lavoro senza ritenerlo importante e necessario. E’ un ruolo difficile, far rispettare la legge cercando sempre di non esasperare gli animi e quindi di non far degenerare le situazioni, trovarsi per primi su degli incidenti che ti lasciano il segno, fare da scudo in alcune situazioni a persone che chiedono soccorso. Se potessi scegliere rifarei la scelta che feci più di quarant’anni fa”.

    Noi non possiamo che ringraziarli per tutto l’impegno che hanno messo nel loro lavoro. Ed augurargli una splendida, nuova avventura. 

    @RIPRODUZIONE RISERVATA

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