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giovedì 25 Aprile 2024
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    La storia, romantica piena di fascino, del presepe sul Monte San Giusto. Raccontata da Attilio Tatini

    Una tradizione che si ripete da più di 10 anni a cura del Gruppo delle Guardie Ecologiche Volontarie, Gruppo San Michele. Sulle macerie di una chiesa distrutta nella seconda guerra mondiale e mai ricostruita

    GREVE IN CHIANTI – Vogliamo raccontarvi una storia, talmente romantica ed affascinante che possiamo definirla una bella favola di Natale.

    Ne abbiamo già parlato in anni passati, perché è una tradizione che si ripete da più di 10 anni: è la storia del Gruppo delle Guardie Ecologiche Volontarie, Gruppo San Michele, che porta un presepe sul Monte San Giusto, sulle macerie di una vecchia chiesa, distrutta nella seconda guerra mondiale e mai ricostruita.

    Stavolta però vogliamo focalizzarci su un componente di questo gruppo, Attilio Tatini, 83 anni di Strada in Chianti, che a questa tradizione ci tiene particolarmente.

    Infatti sale su San Giusto non solo per portare e riprendere il presepe, ma anche per tenere pulito il sentiero e ciò che rimane della chiesa.

    “Procedeva sul sentiero di bosco, solitario e sicuro, come sempre. Passo corto e svelto. Fiato a non finire. Frutto di sane abitudini e buoni propositi”.

    Un suo caro amico, Andrea Gigliotti, così lo descrive in un suo testo.

    Ed è con questa immagine che lo chiamiamo, risponde veloce al telefono fisso. Si fisso, perché lui il cellulare non lo ha. Voce pimpante, contento di poter parlare di San Giusto, comincia la sua storia.

    “Ci tengo in modo particolare alla storia di questa chiesa – dice Attilio – abbandonata e tristemente dimenticata. Mi sono trasferito a Strada nel ’79, conoscevo questa leggenda, ma non sapevo nulla di preciso”.

    “Amo cercare funghi – aggiunge – allora con questa scusa mi avventurai su San Giusto, con la falce in mano e la voglia di trovare conferme. Quando arrivai in cima e trovai i resti della chiesa, feci delle fotografie e le portai in Comune”.

    Il presepe

    “Da quel momento – prosegue Attilio – cominciò la trafila per conoscerne la storia, si aggiunsero a questa ricerca tante persone e tutti insieme ritrovammo un documento del 1600 del vescovo Gherardelli, che confermava la presenza dei resti di alcuni martiri. Si perché in quel luogo sono stati crocifissi dei Cristiani, nel 249 D.C. a causa delle persecuzioni di Decio. Quel Monte viene chiamato anche Monte Rantoli, e si dice che derivi dai rantolii di dolore che emisero i Cristiani Crocefissi”.

    “In quel documento – dice ancora Attilio – si legge che il Vescovo con dei contadini, buttò all’aria il pavimento della chiesa e vi trovò sotto 4 casse con delle ossa all’interno. Queste casse furono sistemate sotto l’altare e li lasciate a riposare”.

    “Gli anni passarono – la voce si fa seria – finché nel ’44 la chiesa fu rasa al suolo durante la battaglia tra tedeschi ed inglesi, per la liberazione di Firenze. Da quel momento nulla è stato più fatto in quel luogo. Il presepe che ci portiamo serve per mantenere viva la memoria e la speranza che gli venga data dignità. Io spero sempre che i resti di quei martiri, vengano portati in una chiesa e che in quel luogo, venga eretto un monumento a memoria di ciò che successe”.

    “Una cosa che mi rende felice – conclude Attilio – è che ho visto, che ci vanno anche altre persone a rendere memoria ai martiri. Vi ho trovato dei fiori, che non ho portato io e dei bigliettini, con preghiere o messaggi. E’ importante non dimenticare”.

    Una delle collocazioni del presepe negli anni scorsi

    @RIPRODUZIONE RISERVATA

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